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Istruzioni per un genocidio

di Daniele Scaglione EGA, Torino, 2003

Un libro denuncia che si legge con un fortissimo senso di inadeguatezza, angoscia, impotenza, ma soprattutto rabbia. Rabbia per qualcosa che si doveva e poteva evitare, ma non lo si è fatto.

Siamo in Ruanda: il paese delle mille colline. Un territorio poco più grande della Lombardia nel bel mezzo di vasti stati africani, paese di foreste pluviali, brughiere ondulate, altipiani ricoperti di savana, il Paese dove ha avuto luogo uno dei più feroci genocidi della storia. Tra il 6 aprile 1994 ed il 19 luglio 1994 furono ammazzati 800 mila tutsi e hutu moderati: un omicidio ogni dieci secondi.
Daniele Scaglione, autore del libro, per quattro anni presidente della sezione italiana di Amnesty International, con l'ausilio di molte fonti di informazione traccia una vera e propria cronaca puntuale di quei giorni sanguinosi.
Giorni di terrore che la maggior parte degli organi di informazione ha voluto ignorare, relegando la tragedia che si svolgeva sotto gli occhi dell'intera comunità internazionale alla tesi di uno scontro tribale folle ed irrazionale.
Scaglione spiega invece come il genocidio dei tutsi da parte degli hutu in Ruanda non si è scatenato per caso, ma è stato il frutto di politiche coloniali che hanno enfatizzato una divisione che all'origine non era etnica, ma piuttosto aveva un significato di casta.
Divisione che poi i governanti hutu hanno esasperato ad arte per creare il nemico tutsi: capro espiatorio di ogni male.
Il libro è una forte accusa, documentata con rigore, rivolta alla comunità internazionale che non ha voluto intervenire per fermare il massacro. Genocidio che si poteva evitare con l'intervento di 5.000 militari.
"Le montagne di cadaveri hanno evidenziato come i paesi occidentali più sviluppati siano ancora legati a una politica estera meschina, incentrata sui propri interessi personali."
L'autore condivide la sofferenza, il profondo sconcerto, senso di impotenza e fallimento di chi come il comandante Dallaire, dei Caschi Blu in Ruanda, chiedeva con insistenza aiuto e veniva metodicamente ignorato e boicottato.
E ricorda come i veri responsabili del fallimento non solo non hanno rivisto le loro scelte, ma sono anche stati confermati o promossi nelle loro cariche e a tutt'oggi nulla hanno da temere.
"Istruzioni per un genocidio" è una denuncia che non si arrende all'orrore.
I fatti evidenziano forti responsabilità di funzionari, dirigenti e capi di governo: le responsabilità personali non devono diventare alibi per denigrare un'intera istituzione quale l'ONU che, seppur con tutti i suoi difetti, ha obbiettivi e basi giuridiche forti e giuste.
Un libro di forte tensione morale scritto perché tutti sappiano e perché tragici errori non si abbiano a ripetere.
(Dal testo è stato tratto il monologo teatrale "La carezza di Dio, Rwanda 1994" scritto da Paolo de Vita e Francesca Zanni. Lo spettacolo, promosso da Amnesty International nell'ambito della sua campagna "Io non discrimino" è stato proposto a Roma e a Milano riscuotendo notevole apprezzamento. In questi giorni verrà rappresentato nella capitale Ruandese Kigali.)

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