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Butterfly

di Yusra Mardini Giunti, 2018

“Mi tuffo nell’acqua luccicante. L’oceano ruggisce, sovrastando il frastuono del mio cuore. Il giubbotto di salvataggio mi strattona verso l’alto. Risalgo in superficie. Dalla barca si leva un coro di preghiere disperate. Afferro la fune e intravedo la costa. L’Europa è vicina. Il sole tramonta lentamente sull’isola. Si è alzato il vento. I passeggeri piangono e gridano, mentre la barca gira su se stessa, trascinata dalle correnti. Siamo soli, in balia del mare in tempesta.

[…] Accanto a me, mia sorella guarda con aria torva la colonna d’acqua che sta per abbattersi su di noi. La fune mi taglia il palmo delle mani. Il mare trascina e risucchia i miei vestiti. Braccia e gambe mi fanno male per lo sforzo. Tieni duro. Resisti.
[…] Come siamo arrivati a questo punto? Quand’è che la nostra vita ha incominciato a valere così poco? Fino a rischiare tutto, pagando per salire su un gommone sovraffollato e affrontare il rischio in mare aperto?
[…] Mi aggrappo alla fune con tutte le mie forze. Non lascerò che mia sorella faccia tutto da sola. Non morirà nessuno sotto i nostri occhi.
Siamo delle Mardini. E nuotiamo”.

È il racconto di quell’episodio dell’agosto 2015 ad aprire il libro di Yusra Mardini, giovane nuotatrice siriana scappata dalla guerra e capace di salvare, gettandosi in acqua insieme alla sorella Sarah, tutti i naufraghi con cui si trovava in balia delle onde. Le sorelle Mardini restano in mare per tre ore e mezzo, di notte, al largo dell’isola di Lesbo, fino a che il motore del gommone non riparte. 

Butterfly è l’autobiografia di Yusra, un viaggio dalle piscine di Damasco alle coste dell’Europa, attraverso il caos delle primavere arabe, le proteste, il conflitto siriano, i bombardamenti e la decisione di lasciare la propria casa per arrivare in Europa. “Non ho idea di cosa comporti il viaggio. Ho sentito soltanto racconti confusi di gommoni e confini. Non ci penso. Penso a come sarà nuotare in Germania. Senza bombe. Con un futuro”.

Poi la Turchia, dove le sorelle Mardini vengono stipate su un gommone affollato, il salvataggio dell’agosto 2015, la Serbia, l’Ungheria, l’Austria, fino alla tanto agognata Germania, dove Yusra ritrova la sua passione, il nuoto.

Quello che accade dopo - lo status di rifugiata, la partecipazione alle Olimpiadi di Rio del 2016 sotto la bandiera con i cinque cerchi, l’impegno con l’UNHCR - è noto alle cronache, ma il libro permette di avvicinarsi ai pensieri, alle paure, alle sensazioni di una giovane che ha attraversato l’inferno e si è trovata all’improvviso sotto i riflettori della stampa internazionale.
Cosa spinge Yusra ad andare avanti? La forza della sua famiglia, degli amici vecchi e nuovi, e una grande responsabilità: parlare al mondo della Siria e del dramma dei rifugiati.
"Siamo sempre esseri umani. Non siamo soltanto profughi. Siamo come ogni altra persona al mondo. Possiamo fare qualcosa, raggiungere un obiettivo. Non abbiamo scelto di fuggire dalla nostra terra d’origine. Non abbiamo scelto il nome di rifugiati. Vi promettiamo che faremo il possibile per essere motivo di ispirazione per tutti".

Martina Landi, Responsabile del coordinamento Gariwo

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