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La rosa bianca di Sophie

di Giuseppe Assandri Edizioni San Paolo, 2020

In quanto romanzo per ragazzi quest’opera di Giuseppe Assandri, educatore esperto nell’educazione alla lettura, è un’opera prima ben riuscita, testimonianza di una verità storica sublime. Inserita nella collana Narrativa San Paolo Ragazzi è un romanzo biografico accuratamente documentato sulla vita della famiglia Scholl e sulla formazione dei figli Hans e Sophie, studenti all’università di Monaco nel 1941-43 e animatori del gruppo di resistenza al terzo Reich denominato Rosa Bianca. Con una serie di volantini spediti per posta o distribuiti nell’università con un linguaggio radicato nella migliore tradizione filosofica e morale europea, essi sollecitano una ribellione delle coscienze giovanili nel momento delle prime sconfitte sul fronte russo (Stalingrado) e dei primi bombardamenti anglo-americani sulle città tedesche (Colonia).

“Tedeschi! Volete, voi e i vostri figli, subire lo stesso destino toccato agli ebrei? Volete essere per l’eternità il popolo odiato e respinto da tutti? Staccatevi dal nazionalsocialismo disumano”. (p. 116)

Il libro propone narrativamente in una scrittura chiara, sapiente, anche avvincente la passione per la libertà della più giovane studentessa del gruppo, una matricola ventenne di biologia, ma curiosa di arte, di musica, di poesia, di storia e di teologia che trova, prima nell’ambiente familiare e poi in quello di Monaco di Baviera degli stimoli senz’altro entusiasmanti. Lo scontro con le imposizioni autoritarie degli apparati del regime è frontale. Invece per Sophie non c’è sapere, arte o fenomeno vitale che siano estranei al suo interesse. La purezza e la latitudine della sua volontà di vita ne fanno un esempio di universale concreto della Bildung tedesca. E’ questa fedeltà allo spirito del suo popolo che la rende la più fiera e ferma negatrice dello stravolgimento e annientamento dell’umano che il fascismo costituisce per il mondo intero. 

Il libro descrive e interroga il lettore sulla libertà: come è possibile che tutti rinuncino alla libertà? Che nessuno si ribelli, che nessuno testimoni in pubblico contro la menzogna e i crimini compiuti dalle SS nelle città, nei villaggi tedeschi contro gli ebrei, contro i disabili?

I giovani della Rosa Bianca vivono l’età in cui il loro simbolo, la Rosa bianca, non può che essere vissuto integralmente, con slancio, senza prudenze, senza doppiezza. La Weisse Rose, segno naturale di bellezza e purezza è anche Lutherrose, per loro di formazione luterana. Scrive Lutero nelle sue lettere: “Prima dev'esserci una croce: nera nel cuore, che ha il suo colore naturale, affinché io mi ricordi che la fede nel Crocifisso ci rende beati. Poiché il giusto vivrà per fede, per la fede nel Crocifisso. Ma il cuore deve trovarsi al centro di una rosa bianca, per indicare che la fede dà gioia, consolazione e pace; perciò la rosa dev'essere bianca e non rossa, perché il bianco è il colore degli spiriti e di tutti gli angeli. La rosa è in campo celeste, che sta per la gioia futura. Il campo è circondato da un anello d'oro, per indicare che tale beatitudine in cielo è eterna e che non ha fine e che è anche più eccellente di tutte le gioie e i beni, così come l'oro è il minerale più pregiato, nobile ed eccellente" (WA, Luthers Briefwechsel, 5. Band, S. 444f (Nr. 1628).

Il peso della lotta clandestina che li costringe a reggere una doppia identità è enorme e ben sottolineato in queste pagine che richiedono lettori adulti, non tanto in termini cronologici, ma per l’amore della verità che traguarda l’auto compimento dello spirito libero.

Questa sbarazzina donna, poco più che adolescente incarna il motto di Maritain, filosofo cattolico ben noto a Romano Guardini autore di quelle Lettere sull’autoformazione, (pubblicate in Italia da Morcelliana nel 1956) che costituiscono il nutrimento spirituale della sua formazione “Bisogna avere uno spirito duro e un cuore tenero!” motto da lei scelto per assumere l’atteggiamento che illumina la notte del totalitarismo passato e la pervasiva manipolazione degli animi nel presente.

Carlo Sala, Commissione educazione Gariwo

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