Esce anche in Italia il primo libro di Ruta Sepetys, che ha ottenuto consensi da pubblico e critica in molte parti del mondo.
L'autrice, americana e figlia di rifugiati lituani, è tornata nella sua terra d'origine per ripercorrere la storia di suo padre, un ufficiale finito nelle liste di Stalin.
Ha visitato i campi di lavoro siberiani, intervistato i sopravvissuti e da questa dolorosa esperienza è nato il suo primo romanzo Avevano spento anche la luna, edito da Garzanti.
Martino De Mori su Panorama.it scrive: "È il 1941 quando Lina, una ragazza di quindici anni figlia di un rettore universitario, viene strappata dalla casa in Lituania nel cuore della notte, insieme alla madre e al fratellino. Come tanti altri sono nella lista nera della polizia sovietica, e per questo vengono deportati nel gelido e terribile campo di lavoro dell’Altaj, in Siberia.
Vittime di una disumana e ingiustificata prigionia, Lina e la sua famiglia possono solo cercare di sopravvivere, senza però rinunciare all’unico bene prezioso a loro rimasto: la dignità. E così Lina, quando non è costretta a lavorare, comunica il proprio coraggioso attaccamento alla vita disegnando, con la caparbietà di chi è convinto che quello sia l’unico modo per salvarsi".
Carlo Antini su Il tempo spiega: "Ruta Sepetys dà voce ai milioni di persone che persero la loro vita durante le purghe etniche di Stalin negli stati baltici. I cittadini che erano sulla 'lista' degli antisovietici venivano catturati e divisi: gli uomini venivano mandati in prigione, le donne e i bambini venivano deportati in Siberia. Nessuno di loro aveva commesso alcun crimine".
Questo romanzo esce in Italia a quasi 40 anni da Arcipelago Gulag di Solženicyn, scrittore ricordato nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo a Milano.