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Ritorno in Russia. Discorsi e conversazioni (1994-2008)

di Aleksandr Solženicyn Marsilio, 2019

a cura di Sergio Rapetti
In libreria dal 27 giugno 2019

Dopo un esilio ventennale, nel 1994 Aleksandr Solženicyn poté finalmente rientrare in patria. Viaggiando per la Russia ormai post-sovietica, cercò un nuovo incontro con il paese e con il popolo per prospettarne il futuro. I suoi interrogativi e le sue esortazioni diventano oggi materia di profonda riflessione.

Rientrato dopo un esilio ventennale nella Russia ormai post-sovietica, Aleksandr Solženicyn non smise mai di raccontarne eccessi e contraddizioni. Nazionalismo, panrussismo e crisi dell’Occidente negli interventi, tradotti per la prima volta in Italia, di un grande intellettuale, scomodo e visionario, capace di gettare nuova luce sul presente.

«Venticinque anni fa siamo tornati in un nuovo paese. Io incontravo quella società nella quale il volere della sorte mi aveva fatto nascere ma non crescere. Non avevo particolari associazioni d’idee col passato e neppure rappresentazioni del possibile futuro di quei luoghi. Ne facevo semplicemente la conoscenza. Ma per mio padre tutto era ovviamente molto più complicato. Nonostante la sua esperienza personale e la conoscenza del passato, sognava una Russia del futuro guarita dai suoi mali. Lo spiegava così: anche in assenza di evidenti motivi per essere ottimista, l’incontro di quell’estate con centinaia di persone gli aveva restituito forze e fede. Era tornato a casa, e la sua casa era quanto aveva di più caro. Nei successivi quattordici anni non era più uscito dai confini del paese».

Gli interventi, qui raccolti e tradotti per la prima volta in Italia, introdotti da uno scritto del figlio Ermolaj e curati da Sergio Rapetti, contengono le riflessioni che Aleksandr Solženicyn maturò negli ultimi anni della sua vita, in cui la prima e pressante preoccupazione fu tornare a parlare con la gente, ricomporre il quadro della situazione economica e sociale della Russia, per riprenderne la narrazione da dove si era interrotta. Non smise di evidenziarne eccessi e contraddizioni, di proporre letture che dessero conto delle mille facce di quella società: nazionalismo, panrussismo e rapporto con l’Occidente.

Aleksandr Solženicyn (Kislovodsk 1918-Mosca 2008), premio Nobel per la Letteratura 1970, venne espulso dall’Urss nel 1974, dopo la pubblicazione di Arcipelago Gulag. Visse negli Stati Uniti fino al 1994, quando rientrò in patria.

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