Per ampie regioni dell'Asia centrale, conquistate dall'impero zarista prima e dominate dai russi fino al crollo dell'URSS poi, la rivoluzione bolscevica del 1917 segnò un inasprimento della dipendenza coloniale e il passaggio a una nuova dittatura. I rivoluzionari erano russi, membri di una comunità immigrata, ostili a ogni apertura democratica e terrorizzati dall'essere cacciati dalla maggioranza musulmana. Le distanze culturali tra la Russia e la colonia rendono evidente la natura autoritaria del regime sovietico, quale fu in tutto il territorio in cui la rivoluzione arrivò da lontano e si impose dall'alto con la forza delle armi. Il passaggio di regime nella colonia fu segnato anche da una carestia indotta che fece stragi nella popolazione: la lotta per il potere coincideva con la lotta per la sopravvivenza. I musulmani, dove poterono, reagirono con la guerriglia, e le bandiere dell'Islam sfidarono il nuovo regime fino alla sconfitta per mano dell'Armata rossa.
Una nuova interpretazione della rivoluzione russa che arricchisce la prospettiva storica del punto di vista delle immense periferie dell'Asia centrale.