
"Palazzo Apostolico, Sala Clementina, 25 dicembre 1961. Giovanni XXIII sottoscrive la Bolla di indizione del Concilio ecumenico Vaticano II «Humanæ salutis», aiutato da mons. Enrico Dante, segretario della Congregazione dei Riti. Alle loro spalle (da sinistra) mons. Mario Nasalli Rocca di Corneliano, maestro di Camera (futuro cardinale), e mons. Canisio Van Lierde, Sacrista pontificio (foto ASV, Conc. Vat. II, b. 634, fasc. 3)
Il giornale dell'anima, i diari spirituali di Angelo Giuseppe Roncalli, che assunse il nome di Giovanni XXIII quando divenne papa, è un libro stranamente deludente e stranamente affascinante. Scritto in gran parte nei periodi di ritiro, esso consiste di espressioni di devozione infinitamente ripetitive e di autoesortazioni, «esami di coscienza» e annotazioni di «progressi spirituali», con solo rarissimi riferimenti ad avvenimenti reali, così che per pagine e pagine sembra di trovarsi di fronte a un sussidiario delle elementari che spiega come diventare buoni ed evitare il male.
E, tuttavia, nel suo modo strano e inconsueto, riesce a offrire una risposta chiara a due interrogativi che sono passati per la testa di molti quando, tra la fine di maggio e l'inizio di giugno del 1963, papa Roncalli giaceva sul suo letto di morte in Vaticano. A propormele in una forma semplice e diretta è stata una cameriera romana che un giorno mi disse: «Signora, questo papa era un vero cristiano. Com'è stato possibile? E com'è potuto accadere che un vero cristiano sedesse sul trono di S. Pietro? Non ha forse dovuto essere nominato vescovo, arcivescovo e cardinale, prima di essere infine eletto papa? Nessuno si era accorto di chi egli realmente fosse?»"