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La mente ostile. Forme dell’odio contemporaneo

di Milena Santerini Raffaello Cortina Editore, 2021

Il libro di Milena Santerini, ordinario di Pedagogia e Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, parte dalle emozioni, dalla loro componente intelligente e istintiva, dalla mente empatica che ci identifica con l’altro ai meccanismi inconsci che invece ci portano ad “odiare”. Siamo abituati, nel dibattito sull’hate speech, a leggere riflessioni che si originano dalle conseguenze di questi aspetti ma che non ne analizzano le ragioni profonde. Questo testo, invece, ci aiuta a comprendere la genesi delle sofisticate e nello stesso tempo primordiali forme di odio, che trovano nel web un efficacissimo amplificatore, descrivendone l’essenza umana. Come mai odiamo? È la nostra mente ad essere “naturalmente” ostile? “Questo libro non è stato scritto per compiacersi di quanto male può arrivare a fare l’umanità, ma, al contrario, per comprendere meglio cosa succede nella vita sociale quando prevalgono odio, disprezzo, gelosia, collera, spirito di vendetta… e per capire come riunire ragione ed emozioni riscoprendo le connessioni profonde che avvicinano gli esseri umanisi legge nell’introduzione, ed è effettivamente questa l’indagine che il libro ci aiuta a fare pagina dopo pagina.

Un aspetto molto interessante è per esempio quello che troviamo analizzato al paragrafo Razzisti si nasce?, che evidenzia come i bambini percepiscano automaticamente la diversità ma il loro atteggiamento rispetto ad essa dipenda dagli stimoli che ricevono, dall’educazione, dal dialogo con gli adulti, spesso erroneamente convinti che “non possano capire”. Questi elementi sono quindi fondamentali alla costruzione di una futura società consapevole che veda nelle persone una storia, un nome, non una “razza”. “Dobbiamo educare generazioni che non siano sorprese nel vedere un mondo diverso o che cambia”, raccontava proprio su queste pagine lo scrittore Marek Halter qualche settimana fa.

Altro tema di enorme rilevanza è quello della semplificazione dei concetti di cui la rete è il miglior teatro. Quando riduciamo la complessità di un tema che invece presenta moltissime sfaccettature, non diamo spazio alla conversazione ma alimentiamo stereotipi e pensieri cospiratori che, figli della paura e dell’insicurezza, proprio di questi vuoti si nutrono. Tutto ciò si lega poi con un’altra caratteristica del web di cui Santerini ci parla, ossia l’emotion spotting (individuazione delle emozioni) da parte dei provider; i social media si servono infatti della profilazione degli utenti e delle loro reazioni emotive per riproporre sempre contenuti che possano interessarli e soddisfarli, così da spingerli a “consumare” in continuazione l’esperienza social. I dati personali e le emozioni diventano quindi un prodotto anch’essi ed è chiaro che ciò che è più “semplice” da comunicare, che scatena emozioni forti come l’indignazione e la rabbia, circola più velocemente, viene ricondiviso più volte. Ecco come teorie assurde possono diventare risposte credibili a domande complesse.

Il volume sviscera le diverse forme di odio fino a quello più estremo della violenza genocida, i razzismi da biologici a “culturali”, l’antisemitismo, il sentimento antimusulmano, il complottismo, il sessismo, accompagnando il lettore attraverso una presa di coscienza oggi più che mai necessaria sui meccanismi della mente ostile, su come spesso si ripetano uguali anche in contesti diversi fra loro e, soprattutto, su come essi si inseriscano nel mondo attuale in cui realtà e virtualità coincidono. È una lettura che, senza proporsi di dare delle risposte definitive, mette ordine e stimola la riflessione, toccandoci anche nel profondo (perché sappiamo essere talvolta così crudeli e complici nel male?).

Conoscere come la violenza si innesca nella nostra mente significa sapere che esiste una strada per arginarla e quindi contrastare il dilagare dell’odio, seppure da costruire e di certo non facile da percorrere, a livello non solo del singolo ma anche delle società, dell’educazione, degli attori economici, dei colossi del web ancora troppo deresponsabilizzati rispetto all’impatto che ciò che mostrano ha sulle nostre vite.

Helena Savoldelli, Responsabile del coordinamento Redazione

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