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Un calcio al razzismo. 20 lezioni contro l'odio

di Massimiliano Castellani, Adam Smulevich Giuntina, 2019

Pubblichiamo di seguito uno stralcio del libro "Un calcio al razzismo. 20 lezioni contro l'odio", di Massimiliano Castellani e Adam Smulevich, in libreria dal 10 ottobre 2019. Il capitolo è dedicato a Massimo Della Pergola

MASSIMO DELLA PERGOLA, MISTER TOTOCALCIO

Cinque maggio 1946, seconda giornata del girone finale di Serie A. Fa il suo esordio la mitica schedina della Sisal. Un paese di allenatori e opinionisti prova ad azzeccare la combinazione che forse farà svoltare. Una febbre che contagia tutti senza distinzione di classe, denaro, simpatie politiche.

Esattamente un anno prima, il Grandammiraglio Karl Dönitz aveva ordinato a tutti gli U-Boot di sospendere le operazioni offensive contro le forze alleate. Con Mussolini e Hitler già usciti dai giochi, la Germania nazista si avviava all’implosione definitiva. E l’Europa intera si concedeva finalmente un sospiro di sollievo.

Dodici mesi dopo le ombre del passato lasciano quindi spazio all’ottimismo della ricostruzione, ma anche gli impegni meno vitali come questo rivelano il loro più autentico significato solo in relazione alle durissime prove degli anni precedenti.

Prova ne è il sorriso (ci piace immaginarlo un po’ beffardo) del giornalista triestino Massimo Della Pergola, seduto sugli spalti di San Siro per seguire l’incontro più importante di giornata: Inter-Juventus. Di mestiere fa il cronista e quindi del derby d’Italia parlerà in un resoconto su carta rosa Gazzetta. Ma il suo primo pensiero è proprio alla schedina, di cui è il padre. Totocalcio, il nome con cui il mondo presto la conoscerà.

Un’invenzione partorita in un contesto dei meno invitanti: il campo di internamento svizzero di Pont de la Morge, nel Cantone Vallese, dove era stato smistato dalle autorità di Berna dopo un’avventurosa fuga dall’Italia insieme alla moglie Adelina e al figlioletto Sergio. Braccati dai nazifascisti, Massimo e famiglia attraversano il confine alla Vigilia di Natale del 1943. La festività apre il cuore di una guardia di confine che non si oppone al passaggio.

La Svizzera è sinonimo di salvezza. Ma quanta fatica e quanto dolore da elaborare: con le leggi razziali, Massimo è cancellato dall’albo giornalistico. «La porta è là, se ne vada»: questo gli hanno detto per la sua colpa di essere ebreo. Giovane firma rampante, si vede troncato il futuro dal razzismo di Stato. Ma anche nei momenti più difficili, e le occasioni per dimostrarlo non mancheranno, non perde mai la calma. E soprattutto la sua capacità di inventare e reinventarsi.

A Pont de la Morge la vita è tutt’altro che una pacchia. Certo, fuori dal territorio elvetico si sta assai peggio. Ma la quotidianità è comunque fatta di afflizioni e frustrazioni notevoli. Ha raccontato Massimo, nella sua autobiografia Storia della Sisal e del suo inventore: «Ricevevamo due franchi al giorno che a me servivano per acquistare qualche mela, le sigarette e i francobolli per le lettere che scrivevo a mia moglie. Il cibo era pessimo come il comportamento dei sergenti che spesso ci insultavano e ci davano la sveglia mattutina con colpi di bastone alle pareti della baracca».

È in quel contesto tuttavia che prende forma il Progetto P, ossia «il mio Progetto con la P maiuscola». Ci arriva gradualmente, soprattutto quando alcune circostanze lo lasciano di nuovo padrone del suo tempo e destino. Dopo un fallito sciopero della fame in cui era rimasto solo a difendere la causa, Della Pergola preferisce lasciar perdere slanci di incompresa empatia nei confronti dei suoi compagni e di dedicarsi ad altro. «Avevo maggior tempo libero – scriveva mister Totocalcio – e ad un dato momento cominciai a pensare al futuro, ancora molto incerto, e mi misi a pianificarlo. All’Italia, tanto bombardata, pensavo sarebbero occorsi non soltanto ponti e case ma anche stadi, palestre, piscine. Mi sentivo comunque e sempre un giornalista sportivo».

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