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I giusti nel tempo del male. Testimonianze dal conflitto bosniaco

di Svetlana Broz Erickson, Gardolo, 2008

Svetlana Broz, cardiochirurga, in questo volume, ci mostra, per usare le parole di Miodrag Zivanovic, “le sue ottime conoscenze del funzionamento del cuore, non soltanto dal punto di vista fisico, ma soprattutto dal punto di vista umano.” Il lavoro della Broz infatti testimonia come anche in situazioni estreme, nel caso specifico quelle che hanno segnato in modo drammatico la Bosnia Erzegovina nel corso degli anni ’90, alcune persone siano riuscite a operare in modo straordinario, mettendo a rischio la propria vita pur di salvarne altre, anche se appartenenti a diversi gruppi etnici, poiché “prima d tutto noi siamo persone, solo in un secondo momento Croati, Musulmani, Serbi”. In quest’opera la Broz riesce infatti a dar voce a tante persone, uomini anonimi che, anche nell’orrore, hanno combattuto fino all’ultimo dimostrando il vero significato della parola “essere umano”: il volume della Broz colpisce dunque non soltanto in quanto opera di ricostruzione della memoria, ma soprattutto in quanto forte messaggio di speranza nelle infinite possibilità della ragione umana.

Il libro, uscito in Bosnia alla fine degli anni Novanta, solo dieci anni dopo ha trovato in Italia un editore disposto a curarne l'edizione nazionale, segnale rassicurante di una maggiore consapevolezza che si va finalmente diffondendo sull'importanza e il valore dei "Giusti".
Ancora oggi - ci ricorda la Presentazione all’edizione italiana dell'originale Good People in the Time of Evil - molti politici fanno propria la massima goebbelsiana secondo cui "una bugia ripetuta dieci volte diventa una verità". Questa mala politica ha insanguinato la Bosnia e distrutto la Jugoslavia, nell’indifferenza colpevole di troppe persone a Belgrado e nel resto del mondo. È per questo che l’ autrice, Presidente di Ga.Ri.Wo. Sarajevo, si occupa a tempo pieno di memoria dei Giusti e di formazione al coraggio civile dei giovani e ha scritto questo libro: per diffondere nella società gli anticorpi contro le "autorità negative”, i potenti che, invece di amministrare responsabilmente, governano in modo interessato e violento. 
La comunità umana, sostiene la Broz che è anche nipote di Tito e figlia di un uomo che combatté la furia nazista a Stalingrado, può essere paragonata a un alveare; una volta che viene conculcata nella popolazione un’accusa nei confronti di un’etnia o di persone come i vicini di casa o i colleghi di lavoro, succede che la gente, al posto del miele, porta nella vita comune l’odio; è questo, alimentato da un uso spregiudicato dei media, a materializzare nella storia incubi che sembrerebbero impossibili, e quindi a rendere indispensabile la valorizzazione di ciò che davvero impedisce al male di presentarsi: la capacità di preservare umanità e dignità anche in condizioni storiche ostili. 
“Per un anno ho lavato i miei panni in mastelli prestati, cucinato nelle pentole degli altri, dormito su letti che non erano miei. Tutto mi è stato regalato dai vicini che mi aiutavano con tanta generosità” racconta una croata il cui marito è perito combattendo nell’esercito serbo; “Cari amici, io non ho educato mio figlio a essere un grande serbo; prima di tutto gli ho insegnato a essere un grande uomo” sintetizza i propri principi uno dei tanti parenti di vittime del conflitto bosniaco; “Non ha voluto occupare la casa di un musulmano”, riporta il libro di un uomo che dopo la guerra reinizia a vivere in modo precario, pur di non commettere ingiustizie. Si può notare che c'è sempre un riferimento alla differenza di etnia che, per i Giusti, non rappresenta un ostacolo alla solidarietà. 
I giusti nel tempo del male contiene un centinaio di testimonianze come queste, raccolte dell’autrice nella sua attività di cardiochirurgo durante il conflitto bosniaco. Si tratta di testimonianze di civili, i più colpiti da tutte le guerre, che hanno inteso non parlare con il medico tenuto al segreto professionale, bensì consegnare alla Broz attivista dei diritti umani, dei veri atti di denuncia delle violenze, resi ancora più efficaci dalla scelta di sottolineare il bene compiuto in tempi di atrocità. Molte delle persone che hanno scelto di fare conoscere storie di salvataggio, anziché di odio, si presentano sotto falso nome, mentre veri sono i nomi dei criminali che hanno saccheggiato, stuprato e compiuto altri gravi crimini. 

L’opera non comprende testimonianze di bambini, eppure spesso vi si parla di bambini, minacciati e colpiti dalla guerra e dai delinquenti, ma anche salvati dai Giusti. A qualcuno, forse, è parso che il libro “parlasse” addirittura troppo in generale: non poche sono state le minacce che la Broz ha ricevuto e il lavoro a questo libro ha subito anche un rallentamento dovuto al furto di una parte del materiale preparatorio. È importante che questa donna coraggiosa abbia portato a termine nonostante tutto il suo lavoro, perché il risultato sono esempi concreti di coraggio civile che nessuna propaganda può offuscare e che possono essere efficacemente contrapposti alle dottrine di superiorità che purtroppo, in varie parti del mondo e a vario titolo, periodicamente si riaffacciano.

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