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Salvezza

di Lelio Bonaccorso e Marco Rizzo Feltrinelli, 2018

Salvezza. Di vite, ma anche della coscienza europea. 
Questo il senso più profondo del libro di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, nato in seguito a un viaggio di tre settimane a bordo della nave Aquarius della Ong SOS Méditerranée.

Una testimonianza visiva che va oltre la fotografia e opera anche dopo l’osservazione diretta degli eventi, trasformandosi da graphic novel a graphic journalism. Perché in Salvezza ci sono le tavole di Bonaccorso che presentano volti e voci, ma ci sono anche dati, tabelle, mappe, in un reportage fresco e intenso.
Dove non è arrivata la camera, è arrivato il disegno, che si sforza di rappresentare la vita sulla nave, ma vuole anche far giungere al lettore le emozioni, i suoni, le urla, gli sguardi.

A dominare le pagine del libro è l’arancione dei giubbotti di salvataggio che rappresentano la speranza, il primo colore che chi viene soccorso in mare vede, capendo quindi di essere in salvo.
Le storie degli operatori della SOS Méditerranée si mescolano con quelle di Rizzo e Bonaccorso, ma soprattutto con quelle di chi fugge dai conflitti e dalla fame. Uomini, ragazzi, madri, bambini, affrontano il viaggio verso l’Europa spesso senza nemmeno sapere cosa sia il mare, e senza immaginare l’iter burocratico che li aspetterà una volta arrivati sulla terraferma. Saliti sulla Aquarius, mostrano cicatrici, denunciano violenze e abusi, ma non esitano a sorridere ai loro soccorritori.

Ecco quindi il mescolarsi delle emozioni degli operatori, dei due artisti che assistono ai salvataggi, i racconti dei viaggi di chi ha percorso il deserto in cerca di una vita migliore o solamente di una possibilità di sopravvivere, i ricordi delle prigioni libiche e i sorrisi di chi ce l’ha fatta. Per questo Salvezza è la voce di chi fugge e di chi salva, il racconto simbolo di una delle crisi più grandi che l’Europa è oggi chiamata ad affrontare.

E se, come ricorda spesso Bonaccorso citando Fabrizio De André, “il dolore degli altri è sempre dolore a metà”, in queste pagine la distanza con l’altro si accorcia, mostrando che la risposta alla domanda “cosa ti aspetti dall’Europa” è in realtà una parola semplice ma dirompente: la libertà.

Martina Landi, Responsabile del coordinamento Gariwo

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