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La musica del silenzio

di Luca Cognolato, Silvia Del Francia Feltrinelli KIDS, 2020

Raul e sua sorella Marian - o “Gnoma”, come da fratello maggiore si diletta a chiamarla - sono due bambini di Budapest. Raul ama nuotare e suonare il piano; sta studiando Il flauto magico, e al suono del ritornello, Marian interrompe sempre qualsiasi gioco stia facendo per ascoltarlo incantata.

Tutto inizia in una giornata come tante, a scuola. Finché il preside entra in classe e annuncia che dal giorno seguente tutte le persone di “razza ebraica” avrebbero dovuto esibire il certificato di cittadinanza, pena il licenziamento o l’espulsione.

Poi il divieto di frequentare luoghi pubblici, di andare a scuola, di uscire dal Paese e dal quartiere, l’obbligo di indossare la stella gialla, i bombardamenti, il ghetto, i rastrellamenti, l’allontanamento dei genitori.

Per i due giovani fratelli inizia la ricerca di un posto sicuro. La salvezza arriva grazie all’incontro con “l’ambasciatore di Spagna Jorge Perlasca”, un “principe delle fiabe” per la piccola Marian - forse “ambasciatore” è un altro modo per indicare un principe, riflette la bambina.

Un principe che non si sente un eroe, e che descrive le sue gesta con grande umiltà e umanità: “Accompagno le persone dentro le case protette dove i soldati non possono entrare e ogni giorno le sorveglio. Mi preoccupo che abbiano qualcosa da mangiare e i documenti per non essere arrestati…Quando non si ha un esercito a disposizione, per combattere il male, bisogna usare quello che l’occasione ci offre”.

Il romanzo si ispira alla storia vera di due bambini ungheresi sopravvissuti alla Shoah, venuta alla luce proprio grazie ai diari di Giorgio Perlasca. Ed è al figlio di questo Giusto, onorato da Yad Vashem dal 1989 e figura simbolo dei Giusti tra le Nazioni italiani, che è affidata la prefazione del volume. Franco Perlasca chiude il suo messaggio ai lettori riportando le parole del padre: “Vorrei che i giovani si interessassero a questa mia storia unicamente per pensare, oltre a quello che è successo, a quello che potrebbe succedere e per saper opporsi a violenze del genere”.

Martina Landi, Responsabile del coordinamento Gariwo

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