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La scuola dei Giusti nascosti

di Marcello Kalowski Besa editrice, 2019

In occasione della Giornata della Memoria arriva in libreria, per i tipi di Besa, La scuola dei giusti nascosti, il nuovo romanzo di Marcello Kalowski, scrittore romano di origine polacche alla sua seconda prova letteraria.
A ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali in Italia, l’autore racconta l’amicizia complessa e per molti versi impossibile, nata e rafforzata nella scuola, tra la figlia di un gerarca fascista e una ragazzina del ghetto; un’amicizia resa difficile dalla promulgazione nel 1938 delle leggi razziali, momento in cui l’Italia iniziò la discesa drammatica verso una delle pagine più vergognose della sua storia.

L’esordio di Marcello Kalowski nel panorama letterario italiano risale al 2015. Una storia delicata e nel contempo difficile quella raccontata ne Il silenzio di Abram, libro con il quale da figlio ha dato voce al silenzio del padre, un ebreo polacco sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz e che in Italia ha ricominciato la sua vita. Oggi Kalowski, per anni funzionario della Hebrew Immigration Aid Service, l’organizzazione che assiste rifugiati ebrei nei trasferimenti verso altri paesi, torna a occuparsi di antisemitismo e della tragedia che ha coinvolto gli ebrei nel XX secolo. Stavolta però sceglie di guardare al periodo che ha preceduto la Shoah, agli anni che hanno alimentato e preparato la tragedia; e lo fa recuperando una delle credenze più note e significative della tradizione ebraica. In uno dei trattati del Talmud babilonese compare, infatti, la figura del “Giusto” (Tsaddik), vero pilastro dell’universo, colui che sostiene tutto il peso del mondo. Da qui deriva la convinzione che ogni generazione sia “attraversata” da trentasei giusti nascosti, sconosciuti agli altri uomini e a sé stessi, inconsapevoli dei poteri mistici che possiedono; e questi trentasei giusti nascosti salvano il mondo in virtù della loro ordinaria, semplice, umanità.

Sarà proprio un giusto a preservare e custodire l’amicizia tra Michela e Sara, entrambe alle prese con un’involuzione di cui non riescono a definire bene i contorni e l’entità: dagli scontri della prima con il padre, tenace avversario di quell’amicizia, alla vita modesta e ordinaria del ghetto, il romanzo di Kalowski riporta il lettore al centro di una storia che ha segnato per sempre il rapporto della città con il ghetto, con i suoi abitanti di altre religioni e con i conti ancora aperti con il passato.

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