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Per favore non portateli ad Auschwitz

di Giampaolo Anderlini Compagnia Editoriale Aliberti, 2015

L’effetto immediato della lettura di Giampaolo Anderlini, Per favore non portateli ad Auschwitz, Correggio Roma, Wingsbert, 2015 è stato quello di cercare subito il film Dottor Korczak di Andrzej Waida. Ciò fatto posso valutare che il film è perfetto nel senso latino di compiuto e completo e nel senso giuridico del termine come definisce il Battaglia (Grande Dizionario della Lingua Italiana, vol. XIII, Torino, Utet, 1986, p.6) ciò “che possiede tutti i requisiti, richiesti dalla legge, di piena libertà, consapevolezza, maturità e responsabilità”. Secondo questa qualità della sua volontà Janusz Korczak, medico e pedagogo di fama internazionale, resta a capo e al servizio dell’orfanatrofio “La casa dei bambini” ebrei che riesce a far vivere ordinatamente nel ghetto di Varsavia. Costretto dagli ordini delle autorità naziste durante la Grosse Action il 5.8.1942 egli accompagna i circa duecento minorenni con i suoi assistenti come se dovessero andare ad una festa per salire sul treno che li condusse a Treblinka.

Grazie ad Anderlini posso condividere il giudizio di Janina Bauman “In acuto contrasto con il messaggio di Spielberg Il dottor Korczak sostiene che il valore supremo è la dignità della vita, non la sopravvivenza ad ogni costo. Quando l’imminente deportazione nelle camere a gas diviene certezza egli rifiuta di chiudere l’orfanatrofio e per dare loro una possibilità di fuga. Quando saranno fuori, egli afferma, impareranno la paura, l’umiliazione e l’odio. Perderanno il loro valore più prezioso, la dignità. E quando quel valore gli sarà tolto, che senso avrà rimanere vivi?

Queste pagine le incontro come il vertice del libro che vuol indurre un esercizio di pensiero che si traduca in azioni fuori e oltre le celebrazioni consuetudinarie e asfittiche della memoria. Sono il frutto sapido di una vita di studio dell’ebraismo e di insegnamento che ha comportato la preparazione e l’accompagnamento di diverse classi di liceo nei luoghi degli stermini nazisti. Da questi viaggi scaturisce la proposta di un itinerario che risolva il viaggio di istruzione promosso da insegnanti ed istituzioni in un’esperienza personale. L’itinerario proposto parte dalla formazione e dalla coscienza dell’autore e passa per Auschwitz (la fabbrica della memoria che come tale è meglio posporre ad una disposizione interiore più matura e disposta a farsi le domande che facciano fare i conti con noi stessi come eredi del nostro passato. L’itinerario indicato, ricco di osservazioni salienti e di notizie avvincenti sull’ebraismo, ci conduce nel ghetto di Varsavia e poi a Treblinka, Sobibor, Belzec e alle caratteristiche di questi memoriali. Si giunge così a scoprire le tracce vive della Polonia come terra degli Ebrei. Al 1° settembre del 1939, data dell’inizio dell’invasione tedesca e della Seconda guerra mondiale, la popolazione ebraica era di tre milioni e mezzo. Nel 1947 nella Polonia comunista si contavano centomila ebrei, alla fine degli anni Sessanta solo qualche migliaio. Oggi sono circa 25.000, ma ogni luogo ha una traccia, una ricorrenza ebraica da consegnarci. Questo itinerario alternativo pone nella conoscenza istruita nella relazione personale maestro-allievo-maestro la via per fare memoria della Shoah, memoria come esperienza vitale di noi stessi. Quel vissuto indelebile che nella parola e nel silenzio vuole il rispetto e la promozione della dignità di tutti gli uomini.

Carlo Sala, Commissione educazione Gariwo

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