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Austria: i discendenti degli ebrei che fuggirono dal nazismo potranno chiedere la cittadinanza austriaca

una decisione storica

Eric Goldstaub e la sua famiglia, salvati dal Console Ho Feng Shan

Eric Goldstaub e la sua famiglia, salvati dal Console Ho Feng Shan

Dal 1°settembre 2020, con l’approvazione di un emendamento alla legge sulla cittadinanza, non solo gli ebrei fuggiti dall'Austria durante il nazismo ma anche i loro discendenti, compresi figli e nipoti adottati, potranno richiedere la cittadinanza austriaca e acquisire il passaporto austriaco in aggiunta a quello che già possiedono. È un gesto storico, che non può certo rimediare alle ingiustizie compiute ma può essere un messaggio di consapevolezza e responsabilità per il futuro, dando a decine di migliaia di persone, principalmente da Regno Unito e Stati Uniti, la possibilità di tornare da cittadini nel Paese della propria famiglia, costretta dall’insensatezza degli uomini a fuggire senza poter tornare. Circa 120.000 rifugiati ebrei scapparono infatti dalla persecuzione dopo che i nazisti presero il potere in Austria nel marzo 1938; le due destinazioni più comuni furono Stati Uniti e Regno Unito, quest’ultimo con un massimo di 20.000 rifugiati registrati nel 1945. Dopo la naturalizzazione dei rifugiati nei Paesi ospitanti, lo Stato austriaco del dopoguerra li considerava stranieri, in quanto non prevedeva la doppia cittadinanza. Gli ostacoli agli ex rifugiati che rivendicavano la cittadinanza austriaca furono rimossi nel 1993, dopo che il Paese iniziò il suo primo vero dibattito sulla sua colpevolezza per i crimini dell'era nazista. Tuttavia, una legge che estendesse la possibilità della doppia cittadinanza ai discendenti non era stata fatta per la mancanza di sostegno sufficiente in Parlamento. Fino ad oggi, con l’emendamento voluto dall’attuale cancelliere Sebastian Kurz.

Questo risultato è stato accolto non senza qualche perplessità. Hannah Lessing, segretaria generale del Fondo nazionale della Repubblica d'Austria per le vittime del nazionalsocialismo, ha applaudito la legge, ma ne ha riconosciuto i limiti. “È un passo importante che dice che la società austriaca è finalmente pronta ad accogliere le famiglie che ha allontanato", ha detto. "Tuttavia, come altri gesti, non può mai veramente fare ammenda per l’Olocausto". Bini Guttmann, presidente austriaco dell'Unione europea degli studenti ebrei, ha invece esortato la gente a non guardare solo a questo gesto, ma in generale all’attuale clima politico del Paese, dichiarando: "Sfortunatamente, l'estrema destra è di nuovo in ascesa in Austria, supportata da politici che hanno adottato il suo programma discriminatorio. Di conseguenza, molte delle minoranze austriache sentono di non essere le benvenute qui”.

Oltre alle migliaia di ebrei che dovettero andarsene dal proprio Paese, gli ebrei austriaci morti nei ghetti e nei campi di concentramento nazisti furono più di 65.000. In questa immensa tragedia, ci fu però un gesto di straordinaria umanità rimasto purtroppo in larga parte sconosciuto, quello del Giusto Ho Feng Shan, riconosciuto Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem nel 2000 e onorato dal 2018 al Giardino dei Giusti di Milano. Console cinese a Vienna, fu uno dei primi diplomatici che si impegnò nel soccorso degli ebrei, fornendo loro passaporti cinesi per fuggire dalle deportazioni. Dopo la Notte dei Cristalli, la grande domanda di passaporti da parte degli ebrei in pericolo assunse misure enormi. Vienna diventò il centro dell’immigrazione degli ebrei austriaci: tutti i consolati della città erano presi d’assalto, ma la maggior parte non offriva nessun tipo di aiuto. Il console Ho Feng Shan, ignorando gli ordini dei suoi superiori e le minacce delle autorità naziste, iniziò a consegnare passaporti a tutti quelli che ne richiedevano uno. Shanghai era infatti sotto l’occupazione giapponese e non era richiesto il passaporto per entrare nel Paese; ma era assolutamente necessario come prova di destinazione affinché gli ebrei potessero lasciare l’Austria. 

La figlia di Ho Feng Shan, Ho Manli, lo ha ricordato così durante la cerimonia di posa della targa in suo onore al Giardino dei Giusti di Milano: “Mio padre si sarebbe stupito di tutti i riconoscimenti che gli sono poi stati tributati. Per lui la ragione per fare ciò che ha fatto è semplicemente questa, come ha detto: “vedendo il tragico destino degli Ebrei è naturale provare profonda compassione e, dal punto di vista dell'umanità, sentirsi in dovere di aiutarli”.

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