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Gariwo alla plenaria IHRA

nel Comitato su Olocausto, genocidi e crimini contro l’umanità

Anche Gariwo ha partecipato alla plenaria dell’International Holocaust Remembrance Alliance, organizzata a Roma dal 28 al 31 maggio dalla delegazione italiana IHRA - che per il 2018 ne assume la presidenza.

In particolare, siamo stati chiamati a presentare la nostra attività davanti ai delegati dei 31 Paesi IHRA e delle associazioni che si occupano di memoria, all’interno del Comitato su Olocausto, genocidi e crimini contro l’umanità presieduto da Klaus Mueller - rappresentante per l’Europa del Museo dell’Olocausto di Washington. L’obiettivo era quello di far conoscere non solo il nostro lavoro, ma soprattutto l’esperienza in campo educativo e culturale che ha permesso a Gariwo di raggiungere importanti risultati a livello pubblico e istituzionale.

L’IHRA già nel 2010 aveva prodotto delle linee guida su Olocausto e genocidi, ma in questa occasione è sorta la necessità di rivederle alla luce di cambiamenti e progressi nell’educazione a questi temi e di un confronto con esperienze locali - proprio come quella di Gariwo.
In particolare, negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi comparativi sui genocidi - anche se questo si è verificato specialmente negli Stati Uniti e in alcuni Paesi dell’Europa occidentale - non solo per comprendere genocidi passati e presenti, ma anche per analizzare razzismo, xenofobia e eventi presenti.
Ciò che infatti risulta dalla ricerca del Comitato IHRA su Olocausto, genocidi e crimini contro l’umanità è lo sforzo di adattare lo studio della Shoah a un mondo e un pubblico in continuo cambiamento. Gli studenti a cui si rivolgono gli educatori sono sempre più distanti dall’Olocausto, non solo per motivi anagrafici. Se da un lato alcuni studi hanno infatti dimostrato che le persone provano meno emotività per eventi accaduti prima della nascita dei genitori, la graduale scomparsa dei sopravvissuti sta portando anche alla perdita di testimonianze dirette e immediatamente empatiche. 
Inoltre, nei Paesi IHRA occorre oggi anche affrontare il nodo dei migranti, che non conoscono la storia europea o non hanno una diretta connessione ad essa, ma che invece possono portare testimonianza dei genocidi della propria storia nazionale e arricchire così la riflessione sull’Olocausto.

Da queste premesse nasceva l’esigenza IHRA di conoscere le esperienze su Shoah e genocidi non solo a livello accademico, ma anche sul territorio e nel rapporto con educatori, associazioni e istituzioni. Il lavoro di Gariwo rientrava perfettamente in questo quadro.
Dall’incontro tra i membri fondatori - Gabriele Nissim, Pietro Kuciukian, Ulianova Radice e Anna Maria Samuelli - l’anima di Gariwo è sempre stata quella di diffondere le storie dei Giusti per dare vita a una memoria educativa: una riflessione sul passato in grado di far comprendere i meccanismi che hanno portato a guerre, crimini contro l’umanità e genocidi, con l’obiettivo di educare alla responsabilità personale e prevenire così nuove atrocità di massa.
Fondamentale per questa riflessione è per noi il lavoro di Yehuda Bauer, il grande studioso della Shoah, che sostiene che “Abbiamo due inclinazioni, possibili istinti, dentro di noi: l’inclinazione a uccidere e quella ad agire cooperando, e anche a soccorrere. Il nodo centrale della prevenzione dei genocidi sta nel rafforzare l’istinto umano a difendere o salvare altre vite. E questo può essere fatto solo se prendiamo coscienza del fatto che il genocidio, e le atrocità di massa in generale, sono parte della storia umana e come tali possono ripetersi”.

Ecco quindi il ruolo degli esempi positivi dei Giusti: mostrare che, anche di fronte a genocidi e totalitarismi, è sempre esistito qualcuno che ha scelto di difendere la dignità umana. L’intuizione di Gariwo è stata quella di partire dal termine biblico, usato poi in Israele dopo la Seconda guerra mondiale per definire chi ha aiutato gli ebrei durante la Shoah, renderlo universale e onorare chi - durante i genocidi in Armenia, Rwanda, Cambogia, Guatemala, durante i totalitarismi o la pulizia etnica nei Balcani, così come nei conflitti attuali e di fronte alle sfide del proprio tempo - si è opposto ai crimini contro l’umanità in ogni parte del mondo. Per ogni momento storico o nuovo genocidio possono esserci nuove sfumature del termine; per questo non può esistere una rigida classificazione in tipologie di figure esemplari. Ecco così che nei Giardini dei Giusti i nomi di Primo Levi, Giorgio Perlasca, Jan Karski e Irena Sendler sono scolpiti accanto a quelli di Etty Hillesum, Sophie Scholl, Yolande Mukagasana, Claire Ly, Svetlana Broz, Enrico Calamai, Andrej Sacharov, Hrant Dink, Nelson Mandela, Alganesh Fessaha, Lassana Bathily e molti altri.

Raccontare le storie di chi, ieri e oggi, ha scelto il bene di fronte alle sfide del proprio tempo, è fondamentale per spiegare che il bene è sempre possibile. È sempre una scelta. Questo è importante specialmente per i più giovani, che attraverso l’esempio dei Giusti imparano il valore della responsabilità personale.
Questa idea funziona, soprattutto con le nuove generazioni, se creiamo un ponte tra passato e presente e mostriamo che ci sono meccanismi che continuano a ripetersi nella storia umana, e che oggi rivediamo nel ritorno della cultura dell’odio e del nemico, nella crescita di un linguaggio di disumanizzazione nei confronti dell’altro, nella chiusura in nuovi populismi e nazionalismi. Ecco perché parliamo di Giusti del nostro tempo, e raccontiamo che anche di fronte ai problemi dell’oggi ci sono persone che salvano vite umane, soccorrono i migranti, non cedono all’odio.
Tutti questi Giusti sono coloro che Gabriele Nissim, nel suo ultimo libro Il bene possibile, chiama i “guardiani dell’umanità”, ovvero quanti, indipendentemente dalle proprie posizioni politiche e sociali, non possono accettare che nel mondo ci siano esseri umani considerati inutili o addirittura dannosi, e per questo non si arrendono alla disumanizzazione, salvaguardando la propria dignità e difendendo così la nostra comune umanità.

È a tutte queste figure che dedichiamo il nostro lavoro. Ed è per loro che abbiamo chiesto e ottenuto l’istituzione della Giornata europea dei Giusti dal Parlamento europeo, nel 2012, e della Giornata dei Giusti dell’Umanità dal Parlamento italiano, nel 2017.
Ogni anno quindi, il 6 marzo - data della scomparsa di Moshe Bejski, il promotore del Viale dei Giusti di Yad Vashem - celebriamo l’esempio di queste figure insieme a migliaia di studenti e cittadini, per diffondere i valori di responsabilità, tolleranza e solidarietà.

È il messaggio che lanciamo alle scuole, che oltre 500 insegnanti in tutta Italia ci aiutano a diffondere tra i ragazzi, utilizzando i nostri strumenti didattici - come lo spettacolo Il Memorioso, la scatola gioco I sentieri dei Giusti, i percorsi nel Giardino virtuale dei Giusti - o dando vita a nuovi Giardini e scoprendo storie di nuovi Giusti. Ed è il messaggio che diffonderemo con ancora più entusiasmo ora che sono stati firmati con il Ministero dell’Istruzione il Protocollo d’intesa e il Decreto attuativo della legge sulla Giornata dei Giusti, potenti strumenti per la diffusione della memoria del bene.

Il fiore all’occhiello di questo lavoro sui Giusti sono i Giardini, luoghi non solo di memoria ma di vita, dialogo e riflessione quotidiani. Dalla creazione del Giardino di Milano nel 2003 nell’area verde del Monte Stella - la “Montagnetta” progettata dall’architetto Bottoni per raccogliere le macerie dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale, espressione di rinascita della città dopo la distruzione - abbiamo lavorato con istituzioni, associazioni, enti locali, scuole e cittadini per dar vita a nuovi luoghi dedicati ai Giusti.
Ne è nata una rete, GariwoNetwork, che ad oggi comprende 84 Giardini in Italia e 11 nel mondo. Nel nostro Paese molti sono nati in collaborazione con Gariwo, ma sono sempre di più le realtà che nascono spontaneamente ispirandosi alla nostra esperienza.
Nel mondo invece, fatta eccezione per quelli di Yad Vashem, Yerevan, Washington e Wilmington, i Giardini sono sorti su iniziativa di Gariwo, in collaborazione con istituzioni culturali e il nostro Ministero degli Esteri, in un movimento che chiamiamo “diplomazia del bene”. Anche per questo siamo impegnati con la Farnesina per la costruzione di un Giardino che valorizzi l’esempio dei diplomatici italiani che, con il loro impegno a favore dei perseguitati nei momenti bui della storia, hanno reso ancora più grande il nostro Paese.

A Roma, nel dibattito con i delegati IHRA e i responsabili dei progetti sullo studio dell’Olocausto, la discussione ha portato inevitabilmente a confrontarsi con i Giusti tra le Nazioni di Yad Vashem e la delicatezza del concetto di Giusto dell’umanità, sempre aperto a nuove definizioni e quindi tema sensibile da tutelare, per evitare il rischio della banalizzazione.
Tuttavia, come ha ricordato lo stesso Yehuda Bauer, presente in sala alla riunione, al di là di definizioni chiare e condivise, ciò che realmente conta nell’educazione e nella prevenzione dei genocidi sono gli esempi. Nel nostro caso, gli esempi dei Giusti.

Martina Landi, Responsabile del coordinamento Gariwo

1 giugno 2018

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