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​Il valore dello spazio

La versione europea e quella americana

I musei nazionali americani a Washington hanno il pregio di permettere la visita gratuita di spazi molto bene allestiti e il difetto di avere una aria condizionata esagerata.

Se non si ha paura della cervicale, si ha però il piacere di scoprire come si sono creati gli Stati Uniti e “l’idea americana”. Per esempio attraverso lo Smithsonian National Air and Space Museum (dedicato all’idea della conquista da parte dell’uomo dei cieli, dall’antichità fino ai giorni nostri). O attraverso il percorso guidato al Congresso, nel vicino US. Capitol, una collinetta distante solo poche centinaia di metri dal Museo spaziale.

L’anfiteatro del Congresso propone ai visitatori un filmato nel quale si evince l’importanza della conquista dello spazio, in questo caso sulla terra, che sta dietro al sogno americano dell’espansione nel West.
Questo documentario dai toni evocativi e celebrativi, come ci si può aspettare nella sede della grande democrazia americana, colpisce per due forti elementi di diversità rispetto alla mentalità europea.

L’immenso continente americano non ha posto ai suoi coloni problemi di spazio. È in questi vasti territori che il bisogno di libertà dei singoli ha permesso ad ognuno di trovare luoghi e modalità di auto-affermazione.

L’altro aspetto è quello dell’importanza del mito rispetto alla storia. La popolazione pellirossa autoctona aveva sicuramente qualche secolo di “tracce lasciate nel territorio”. Non così i neo-americani, che ancora oggi nel raccontarsi al Congresso, pongono l’accento sul sogno americano, sull’essere un paese di possibilità, sul fatto che la libertà personale, politica, sociale, religiosa qui può pienamente esprimersi.

La parola – freedom – continuamente evocata appare, a noi dell’ Old Continent, un poco insostanziata. Perché viene invece sotto-dimensionato l’aspetto storico, delle radici, delle sedimentazioni progressive. In pratica quella parte che costituisce invece la vera ricchezza della Vecchia Europa, dove ogni sasso, ogni identità, ogni paese, ha un suo significato e dove ogni traccia nella terra è frutto di dense, articolate e sovrapposte elaborazioni di secoli di storia. Usa-Europa: a Washington nello spazio di poche centinaia di metri ho trovato la plastica raffigurazione della diversa valutazione che americani ed europei hanno sia degli spazi (infiniti-ristretti) sia della variabile tempo (dove non vi è la storia, si sopperisce con il mito).

Queste considerazioni mi sono riemerse passeggiando l’altro giorno al Monte Stella. Una collinetta artificiale formata dalle macerie dei bombardamenti della seconda guerra mondiale si è a poco a poco consolidata divenendo un aspetto naturale del panorama dei milanesi. Che si riferiscono affettuosamente alla loro "Montagnetta", parlando di un luogo dove la valorizzazione dello spazio si è tradotta in due direzioni. Non potendo crescere troppo in ampiezza, la collina si è consolidata per strati successivi. E dove, un tempo c’erano dei residui di distruzione, vi è stata una elaborazione fisica e storica che vede nel Giardino dei Giusti la migliore risposta. Sia in termini di gestione e usufrutto dello spazio, che valoriale, facendo tesoro, per di più in una area periferica, delle figure eroiche centrali della storia di tutto il mondo.

Per questa ragione il progetto architettonico su cui vi è stata anche qualche polemica, più pretestuosa che di contenuto, mi appare convincente. La fruizione del verde avviene conseguentemente alla possibilità di “far parlare una area” attraverso la sua storia. Ma anche di pensare che questa si trasformerà in futuro grazie al contributo delle storie che i Giusti di tutto il mondo suggeriranno. Un bellissimo progetto. Veramente “europeo”.

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