Il "bagitto" era un antico linguaggio parlato dalla comunità ebraica livornese, utilizzato per comunicare in situazioni di pericolo o quando era necessario mantenere la riservatezza.
Il docente di Storia della lingua italiana all’Università di Pisa Fabrizio Franceschini e Alessandro Orfano hanno svolto una ricerca su questo dialetto e hanno catalogato un archivio sonoro memorizzandolo su Cd-Rom. Franceschini spiega che durante il fascismo venivano pronunciate espressioni in questo dialetto per indicare l'arrivo di un nemico.
Il docente racconta a Marco Gasperetti del Corriere della Sera: "Sino a metà a Ottocento il bagitto era un linguaggio completo. La comunità ebraica, di origine sefardite, aveva ufficialmente due lingue: quella portoghese, per gli atti amministrativi, e quella spagnola come idioma letterario. Il bagitto era la terza lingua con la quale si poteva parlare liberamente in pubblico senza rischiare di essere perseguitati, ma anche solo per raccontare cose intime che gli altri non dovevano sapere. Ed il bagitto è stato usato durante la persecuzione nazifascista".
Livorno, rivive l'antica lingua segreta degli ebrei
recuperato il dialetto bagitto
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10 novembre 2010
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Memoria
ricordare il passato per costruire il futuro
Il Comitato internazionale I Giusti per gli armeni. La Memoria è il futuro fondato da Piero Kuciukian per commemorare chi si è impegnato contro il genocidio del 1915, focalizza sin dal titolo la funzione del ricordo, che non è un nostalgico voltarsi indietro nella Storia, ma un ben più corposo dare un senso al passato per costruire un futuro che non ne ripeta gli errori.
La memoria ha tanti risolti e presenta esiti contrastanti, in positivo o in negativo a seconda di come viene trattata. Riflettere sugli avvenimenti che ci hanno preceduto per capire il presente significa ricercare le coordinate che ci permettano di interpretare le nuove situazioni con la consapevolezza dei pericoli o delle opportunità che certi meccanismi culturali, sociali e individuali innescano. L'esperienza dei genocidi del Novecento, il fenomeno dei totalitarismi, sfociati in una devastante guerra mondiale, gli equilibri della guerra fredda, ci forniscono indizi molto precisi sulle pretese di egemonia geopolitica e sulle derive umanitarie da evitare; mentre l'esempio dei Giusti, il loro variegato impegno a favore dei perseguitati, la richiesta di libertà, l'autonomia di pensiero e l'istanza di difesa della dignità umana, sono altrettanti referenti da assumere per evitare le trappole dell'arroganza, della negazione della verità, del rifiuto della diversità, della chiusura all'altro, della decisione unilaterale.