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​L’umanità del generale Tota al tempo del Coronavirus

di Gabriele Nissim

Maurizio Lazzaro De’Castiglioni

Maurizio Lazzaro De’Castiglioni

Cosa è la bontà insensata di cui parla lo scrittore Grossman? Un comportamento inaspettato che rompe tutti gli schemi e che ti fa ritrovare il gusto dell’umanità. Quando sembra che tutto vada in una direzione sbagliata, una persona ha la possibilità di trasmettere fiducia con una parola o un piccolo gesto che può incoraggiare gli altri a sormontare tutte le difficoltà e a credere nella solidarietà.

Sono convinto che la battaglia contro l’epidemia nel nostro Paese non verrà fatta soltanto dai medici coraggiosi che danno il meglio di loro stessi negli ospedali e a cui tutti noi dobbiamo essere grati, ma anche da tutti coloro che in queste circostanze si sforzeranno di esercitare il loro mestiere di uomini.

Mostrare con i propri comportamenti di credere negli altri e di avere il gusto di essere responsabili è una sorta di vaccino che ognuno di noi può mettere in circolo e che aiuterà la società a superare quella che sembra l’ora più buia del nostro Paese.

Ieri sera, mentre mi sentivo molto triste di fronte alle notizie della chiusura del nostro Paese - e anche come presidente di Gariwo mi accorgevo di come il Coronavirus avesse praticamente azzerato la Giornata dei Giusti del 6 marzo -, improvvisamente mi è arrivata una mail che mi chiedeva di fare un atto di giustizia per l'Italia e per le nostre forze armate.

La lettera l’aveva scritta il Generale Giuseppenicola Tota, il comandante delle Forze Operative di supporto di Verona che ora per il Covid 19 si trova in quarantena in un domicilio romano.
Il generale è stato protagonista di importanti operazioni nelle maggiori crisi internazionali dalla Macedonia, al Kosovo, al Sud del Libano dove il nostro Paese ha svolto un importante ruolo di pace. Per questo suo impegno gli sono state conferite alcune tra le più alte onorificenze nazionali e internazionali.

Ebbene il generale, grande studioso di Scienze Strategiche, a cui aveva dedicato la sua laurea e il suo master, si è sentito in questi giorni particolarmente vicino ad un altro generale che durante la Seconda guerra mondiale è riuscito con il suo comportamento esemplare a salvare la dignità del nostro Paese.
Giuseppenicola Tota mi chiedeva di rendere onore nel Giardino dei Giusti di Milano a Maurizio Lazzaro De’Castiglioni, che nel dipartimento di Isere in Francia, nel periodo dell’occupazione italiana, si prodigò per salvare centinaia di ebrei.

È una storia incredibile che purtroppo nessuno in Italia, a parte il mio amico scrittore Alberto Toscano, ha avuto il coraggio di proporre alla riflessione pubblica.
Parlare di un generale che combatteva a fianco dei tedeschi e salvava gli ebrei, anche per il nostro vecchio Presidente partigiano Pertini (a cui era stata chiesta una presa di posizione), non era politicamente corretto.
Dunque era meglio rimuovere.

Castiglioni, dal 12 novembre del 1942 all’8 settembre del 1943, combatte praticamente su tre fronti per salvare gli ebrei.
Prende le distanze dalle leggi antisemite di Mussolini del 1938 e guarda gli ebrei non come nemici, ma come esseri umani da proteggere.
Si oppone alle pratiche collaborazioniste della Repubblica di Vichy, che con l’ausilio dei gendarmi francesi consegna gli ebrei ai tedeschi.
Scrive infatti una lettera perentoria al prefetto francese di Isere Raoul Didkowski, in cui gli chiede di fermare gli arresti e le deportazioni degli ebrei, poiché ogni decisione in merito compete solo ai soldati italiani. Nella zona italiana non vigono le leggi tedesche, fa sapere al prefetto esterrefatto. “La prego pertanto di procedere gentilmente all’annullamento degli arresti e degli internamenti già effettuati.”
Non ascolta le ingiunzioni dei tedeschi e crea una zona protetta dove trovano rifugio migliaia di ebrei perseguitati. Si stima che il numero fosse arrivato fino a 25 mila. Al museo di Grenoble c’è una lettera di un ebreo che scrive ad un suo parente: "Sono a Grenoble perché a Lione ci sono i tedeschi e non si sa cosa ci potrebbe capitare, mentre qui ci sono gli italiani che regnano e sono veramente molto simpatici con noi. Tu mi scrivi che vorresti venire qui, ti credo, perché qui c’è la vera Palestina.”

Quella Palestina, tanto voluta dal coraggioso Castiglioni, dura fino all’arrivo delle truppe tedesche nell’estate del 1943 quando, con la destituzione di Mussolini, i nazisti prendono il controllo di Isere.
A nulla vale la resistenza della 5° Divisione alpina Pusteria, che non accetta di venire disarmata dai tedeschi e paga un prezzo pesante in vite umane.
Come scrive Alberto Toscano, con l’arrivo dei tedeschi 729 persone vennero fucilate, 3057 furono deportate nei campi tedeschi, 1877 non tornarono più. Durante l’occupazione italiana c’era stata una sola esecuzione, in seguito ad una bomba piazzata in un autobus.

Ricordando questa storia incredibile, trovo che sia di grande spessore morale in questa situazione di crisi la richiesta che mi è arrivata dal generale Tota, che scrive:

In questo periodo, ne sono convinto, dobbiamo riconoscere e valorizzare queste figure. Ne abbiamo bisogno.

Prendere esempio da Castiglioni significa trasmettere speranza a tutto il Paese.

Significa che se si vuole essere umani lo si può fare in tutte le circostanze, anche le più difficili.

Grazie generale Tota. Gariwo e il Giardino dei Giusti di Milano raccoglieranno il suo appello.

Gabriele Nissim

Analisi di Gabriele Nissim, Presidente Fondazione Gariwo

11 marzo 2020

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