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Muore lo storico Randolph Braham

il massimo esperto americano della storia d'Ungheria durante la Shoah

Il New York Times ha annunciato in un articolo del 28 novembre 2018, la morte dello storico Randolph Braham. Lo studioso di origine ungherese, che era il massimo esperto americano di storia dell'Ungheria durante la Shoah, nel 2011 rifiutò dal suo Paese di nascita il conferimento dell'Ordine al Merito, per protesta contro quello che riteneva un tragico colpo di spugna ai danni della memoria delle vittime della furia nazista. Oltre a questo, Braham chiese che il proprio nome venisse rimosso dalla biblioteca e dal Centro Informazioni dell'Holocaust Memorial Center di Budapest, in ungherese Holokauszt Emlekkozpont, che, secondo lui, non svolgeva il suo compito di opporsi alla falsificazione della storia attuata dal governo ungherese. Braham ha svolto un ruolo di guida di fronte ai tentativi del governo nazionalista ungherese di mettere sullo stesso piano l'eliminazione di 600.000 ebrei ungheresi nei lager nazisti, soprattutto Auschwitz, e le sofferenze dei cittadini ungheresi sotto il nazismo. Ricordando che la maggior parte degli ungheresi non solo non si oppose all'invasione tedesca dell'Ungheria, ma la applaudì. Il suo lavoro è stato definito una "bussola morale per tutti gli storici".

Tra le sue opere si ricordano il monumentale libro The Politics of Genocide: The Holocaust in Hungary (1981) e il testo in tre volumi The Geographical Encyclopedia of the Holocaust in Hungary (2013), che hanno predisposto le basi di ciò che la Prof.ssa Maria M. Kovacs della Central European University - nell'accoglierlo a Budapest l'anno scorso - aveva descritto come uno "studio di incomparabile accuratezza, panoramico e al contempo capace di affrontare ogni microscopico dettaglio sulla Shoah ungherese”.

Lo studioso, con una brillante carriera ultratrentennale, testimone della Shoah - durante la quale molta parte della sua famiglia perse la vita e lui fu costretto a servire nel battaglione degli schiavi dell’esercito Ungherese in Ucraina, venendo poi catturato dai sovietici - riteneva suo dovere continuare a documentare il genocidio nazista e rifiutare di tacere di fronte a una possibile distorsione di ciò che accadde. 

18 dicembre 2018

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