Gariwo
https://it.gariwo.net/educazione/percorsi-didattici/il-cucchiaino-di-bieta-22467.html
Gariwo

Il cucchiaino di Bieta

percorso didattico per scuole primarie

Target l’attività si rivolge a studenti della scuola primaria
Modalità di svolgimento gruppi e classe intera
Materiali fogli e cartoncini, matite colorate, pennarelli, forbici e colla, nastro di stoffa, bucatrice, tanta fantasia!

Introduzione

Gariwo da molti anni si occupa di diffondere la conoscenza dei Giusti, credendo fortemente nel loro valore educativo e creando per questo progetti anche per i bambini della scuola primaria. Per favorire questo processo educativo, abbiamo pensato di aiutare gli alunni ed i docenti della Scuola Primaria, creando una fiaba che racconti, anche ai più piccoli, la storia di un Giusto.

Abbiamo scelto di raccontare la storia di Elżbieta Ficowska detta Bieta, la bambina più piccola salvata dalla Giusta Irena Sendler, infermiera e assistente sociale polacca, che durante la Seconda guerra mondiale, riuscì ad organizzare una rete di soccorso, portando in salvo più di 2500 bambini dal ghetto di Varsavia.

Il percorso

1. Lettura in classe della fiaba Il cucchiaino di Bieta.

C’era una volta una bambina di nome Bieta. Quando toccava con le piccole mani i biondi capelli della sua mamma, tutto intorno si illuminava e il mondo le sorrideva. I genitori di Bieta in realtà erano molto preoccupati: il cibo nel luogo in cui erano costretti a vivere, il Ghetto ebraico di Varsavia, era sempre più scarso e la vita al di qua del muro, un muro che non si poteva attraversare e che circondava tutto il Ghetto, era sempre più difficile.
Eppure almeno potevano stare tutti insieme e Bieta, che continuava ad essere coccolata dalle braccia della sua mamma mentre le cantava una ninna nanna, non si accorgeva di nulla.

Numi, numi yaldati,
Numi, numi, nim.
Numi, numi chemdati,
Numi, numi, nim.

Dormi dormi mia piccola bimba
Dormi dormi
Dormi dormi mia piccolina
Dormi dormi


Ma un giorno alcuni amici dei genitori di Bieta vennero portati via dai soldati nazisti che occupavano Varsavia: dove li portavano? Perché non tornavano? La paura per quelle domande senza risposte incominciò a diffondersi dovunque.

La mamma di Bieta era disperata:
«Caro marito, come possiamo salvare la nostra bambina? Ha solo sei mesi e incomincia a deperire per la mancanza di cibo adatto a lei e di cure. Se ci portano via, che ne sarà di lei?»
«Tranquilla moglie, forse conosco un modo: chiederò all’infermiera che entra sempre nel Ghetto per curare i malati. Si chiama Irena e ho sentito che in segreto si occupa soprattutto dei bambini.»

Il papà di Bieta si mise subito alla ricerca di Irena e riuscì a parlarle, stando attento a non farsi scoprire dai nazisti: se avessero intuito quello che Irena faceva, la vita di tutti sarebbe stata in pericolo. Irena rassicurò subito il papà di Bieta.
«Fatevi coraggio: so che affronterete un grande dolore, ma Bieta sarà salva. La porterò fuori dal Ghetto, ma conserverò tutte le informazioni per potervela riportare quando tutto questo sarà finito. I miei barattoli, dove nascondo tutto, sono in un posto sicuro: nessuno li troverà.»
«Non si preoccupi. Vicino a Bieta metterò il suo cucchiaino d’argento, che le è stato regalato alla nascita e su cui sono incisi il suo nome e la data del giorno in cui è nata. Ditele di portarlo sempre con sé, così il nostro amore e la nostra protezione la accompagneranno sempre.»

La mamma di Bieta versò molte lacrime quando la mise nella cassa di legno dentro cui sarebbe uscita dal Ghetto, una cassa con dei buchi per far respirare la bambina, ma sapeva che era l’unico modo per salvarla.

Numi, numi yaldati,
Numi, numi, nim.
Numi, numi chemdati,
Numi, numi, nim.

Dormi piccola mia e vivi libera e felice. Addio, addio.


Le avevano dato delle gocce per farla dormire profondamente ed evitare che potesse svegliarsi improvvisamente piangendo, rivelando così la sua presenza. La cassa poi fu nascosta in un camion, pieno di altre casse simili contenenti mattoni, guidato da un aiutante di Irena. Che paura quando lo fermarono all’uscita dal Ghetto! L’ispezione sembrò durare un’eternità, ma alla fine i soldati di guardia lasciarono passare Irena, perché su di lei non erano ancora nati sospetti.
E così Bieta uscì dal Ghetto verso una nuova vita.

Irena la portò subito dalla sua amica Stanislava, che la aiutava nel salvataggio di tanti altri bambini ebrei.
«Ecco la piccola Bieta. So che hai già trovato la famiglia che la ospiterà.»
«Sì, ma è così tenera! E così bella! Io sono vedova e i miei figli sono già grandi. La terrò con me e le farò da mamma. Guarda come stringe forte nella manina il suo cucchiaino d’argento: sarà una bambina forte e determinata!»
Quando Bieta si svegliò si guardò intorno: dov’erano i biondi capelli e il viso della sua mamma? Ma Stanislava la guardava con tanta tenerezza e amore che Bieta si calmò. Le parole del canto erano diverse, però la dolcezza della voce le ricordava quella della sua mamma.

La ninna nanna che sa cantar
la tua mamma,
canta con gli angeli in cor
osanna osanna


La mamma e il papà di Bieta non tornarono più a Varsavia, ma erano riusciti a salvare la loro bambina, che visse felice lunghi anni con la sua nuova mamma.

E il cucchiaino d’argento? Bieta si addormentava solo se lo stringeva forte nel pugno e nella sua lunga vita lo tenne sempre con sé, come pegno d’amore.

2. Dividere gli alunni in piccoli gruppi.

3. Ogni gruppo illustrerà con la tecnica preferita (disegno, collage…) un passo della fiaba.

4. Ogni disegno dovrà contenere un sintesi della scena illustrata.

5. Creare una copertina con il titolo della fiaba.

6. Forare con la bucatrice tutti i disegni.

7. Far passare all’interno dei buchi il nastro e legarlo con dei fiocchetti.

Conclusioni

Alla conclusione del progetto, avrete creato il vostro primo libro sulla storia di un Giusto attraverso il racconto di una fiaba. Con le biografie presenti sul nostro sito potrete creare diverse fiabe sul Giusto che vi ha maggiormente colpito.
Inviate una scansione del vostro volume con una descrizione del lavoro svolto alla Commissione educazione di Gariwo, saremo felici di condividere la vostra esperienza sul nostro sito e di creare una biblioteca virtuale dei Giusti con i vostri lavori.