In occasione della Giornata della Memoria, martedì 17 gennaio 2023, noi delle classi seconde e terze della Scuola Media di Ponte Nossa e di Gorno abbiamo partecipato all’incontro con l’autore e fondatore dell’Associazione Gariwo, Gabriele Nissim, che si è svolto nella sala dell’Oratorio di Ponte Nossa. La nostra è stata proprio una fortuna, perché questo importante saggista e scrittore ci ha fatto un regalo davvero speciale: ci ha spiegato le figure dei Giusti nel mondo.
Un Giusto è colui che ha avuto il coraggio di lottare contro le ingiustizie e le persecuzioni subite, colui che non si è arreso al male e ha messo a rischio la propria vita per difendere quella altrui. Potrebbe suonare “supereroico” ma, in realtà, non lo è. Sapete perché? Perché questi Giusti altro non sono che persone come noi, persone comuni che hanno scelto il bene anche quando il male sembrava il vero protagonista della Storia.
In onore di queste persone sono stati creati i cosiddetti “Giardini dei Giusti”. Questi Giardini sono luoghi
in cui vengono lasciati segni della memoria, sono “libri aperti” dove si celebra il coraggio di fare del bene.
Ogni Giusto viene onorato attraverso un albero: in questo modo si rimanda al concetto di generare una
vita e si riprende quello di aver dato la possibilità a un uomo di salvarsi, oltre a testimoniare il bene fatto.
Il primo Giardino è sorto a Gerusalemme nel 1962 per ricordare i Giusti non ebrei che hanno salvato gli
ebrei durante la Shoah, ma ce ne sono molti altri nel mondo. Anche da noi esiste un Giardino dei Giusti:
si trova a Premolo ed è stato inaugurato nel 2019. La prima targa è stata dedicata a Don Antonio Seghezzi
colui che ha sacrificato la sua vita per aiutare la Resistenza.
Gabriele Nissim, durante l’incontro, ci ha raccontato di essersi ispirato alla vita di tre figure che per lui
sono state illuminanti: Moshe Bejski che ha fondato il primo Giardino dei Giusti a Gerusalemme; Dimitar
Pešev, un politico bulgaro che salvò tutti gli ebrei della sua nazione, e infine Raphael Lemkin, un avvocato
e giurista di origini polacche, trasferitosi nel 1939 negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni, il quale
fu il primo ad utilizzare nel 1944 il termine “genocidio” (dal latino “genos” razza e “cidio” uccisione) per
rappresentare lo sterminio di una popolazione o un gruppo intero.
La prima storia incredibile è quella di Moshe Bejski, nato a Cracovia, in Polonia, nel 1920. Il suo triste destino, che ha per complice l’odio nazista, lo condusse, insieme ai fratelli, nel campo di lavoro di Plaszow dal quale riuscì a fuggire con la speranza di trovare qualcuno che lo aiutasse e gli desse riparo. L’unica persona che dimostrò a lui un po’ di compassione fu un fattorino, collega di lavoro, che lo ospitò a casa sua per qualche tempo. Accortosi, però, che la situazione avrebbe messo in pericolo altre persone, Moshe decise di tornare al campo dove ritrovò i suoi fratelli. Per un colpo di fortuna, i tre vennero inseriti nella lista di Oskar Schindler e riuscirono a salvarsi. Dopo la guerra, Moshe Bejski emigrò in Israele dove cercò di costruirsi una nuova vita. Egli non smise mai di combattere per dare valore a quelle figure che si sono distinte nella Storia per aver scelto il bene e, infatti, nel 1962 fondò a Gerusalemme, presso il Mausoleo di Yad Vashem, il primo giardino dei Giusti del mondo.
La seconda storia che Nissim ci ha regalato è quella di Dimitar Pešev, un politico bulgaro conosciuto per aver contrastato la deportazione degli ebrei dalla Bulgaria durante la Seconda Guerra Mondiale. Egli, mosso dal desiderio di restituire al proprio Paese i territori persi nelle guerre balcaniche, inizialmente appoggiò l’alleanza con Hitler accettando di contro l’introduzione delle leggi razziali. Una mattina la sua vita cambiò. Dopo la visita disperata di un suo un vecchio amico ebreo, che lo informava dell’accordo tra il governo e i tedeschi per la deportazione degli ebrei, Pešev decise di agire: costrinse il Parlamento, di cui era vicepresidente, a revocare l’ordine riuscendo così a salvare 48.000 ebrei bulgari. Pertanto, nel 1973 è stato insignito del titolo di “Giusto tra le Nazioni” dallo Yad Vashem a Gerusalemme. Il 6 marzo 2013, durante la prima Giornata europea dei Giusti, gli è stato dedicato un albero nel Giardino dei Giusti di tutto il Mondo di Milano.
La terza storia che abbiamo ascoltato e approfondito ha come protagonista Raphael Lemkin, un uomo che già dall’infanzia aveva subito discriminazioni perché la sua famiglia era di origine ebraica. Colpito fin da piccolo da storie di eroismo, nacque in lui il desiderio di proteggere gli innocenti e i deboli per creare un mondo migliore. Si occupò, così, di raccogliere testimonianze, in particolare sull’uccisione di massa degli Armeni in Turchia, ritenendo doveroso da parte della comunità internazionale di prendere posizione sull’accaduto. Diventato un avvocato influente in Polonia, si rese subito conto della gravità del programma di Hitler e trasferitosi negli Stati Uniti cercò senza successo di informare l’opinione pubblica del fatto che Hitler era un carnefice che stava realizzando il suo programma di sterminio degli ebrei. Ispiratosi al libro di uno scrittore polacco intitolato “Quo Vadis”, che narra le persecuzioni compiute dall’imperatore Nerone verso i Cristiani accusati di aver bruciato la città di Roma, sostenne la necessità di introdurre una nuova figura, come quella di un poliziotto buono il cui compito sarebbe stato quello di evitare genocidi. Dopo aver dedicato gran parte della sua vita a cercare un modo per sanzionare i genocidi e individuarne le responsabilità, egli convinse l’ONU a votare nel 1948, insieme alla “Dichiarazione universale dei diritti umani”, la “Convenzione per la Repressione dei Genocidi”, una specie di nuovo comandamento per l’umanità che condanna e persegue a livello internazionale ogni forma di genocidio.
Durante questo incontro speciale abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare storie e di capire che anche noi ne abbiamo una sulle spalle di cui siamo responsabili: la nostra. Nissim ci ha lanciato un messaggio chiaro che non vogliamo dimenticare: tutti abbiamo la possibilità di cambiare le cose e fare il bene!
I RAGAZZI DELLE CLASSI 2^ E 3^ DELLA SCUOLA MEDIA DI PONTE NOSSA E DI GORNO