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Un invito al rispetto dell'altro

Gabriele Nissim scrive all'architetto Giancarlo Consonni

Gentile Giancarlo Consonni,

ho letto con grande dispiacere le gravi affermazioni che fa nei miei confronti e le accuse gratuite che sta lanciando nel messaggio che lei e sua moglie scrivete a persone in buona fede nella nostra città, che sostengono la riqualificazione del Giardino dei Giusti progettata dall'arch. Valabrega.

Faccio veramente fatica a comprendere come una persona come lei, che si presenta come un uomo di cultura, e quindi armato di ragione e di pensiero, possa affermare che io abbia intrapreso “la strada dello scontro ideologico con chi non è d’accordo con me” e che starei andando in giro a raccontare che le sue posizioni derivano da un comportamento antisemita.

In modo falso - e malizioso - lei mi accusa di essere un bieco figuro che non avendo argomenti, usa la carta dell’antisemitismo per creare confusione e avvelenare il confronto pubblico. Starei usando “una modalità orrenda per mettere fuori gioco chi non è d’accordo”.

Ci vuole veramente tanta fantasia per inventare simili bugie, per accusarmi di essere un nemico della città e del Monte Stella e di arrecare danno “all’intera società civile”. Nelle sue parole c’è persino un invito a fermarmi, con accenti allarmati sulla mia pericolosità. In tutta la mia vita di scrittore e di impegno per la memoria del Bene non mi è mai capitato di essere dipinto come un simile “mostro”.

Forse da oggi dovrei stare attento quando cammino da solo per la strada e tenere gli occhi bassi dalla vergogna?

Spero che lei smentisca al più presto queste affermazioni che ledono pesantemente la mia dignità e il cui intento non è quello del dialogo e dell’ascolto, ma soltanto della diffamazione personale.

Mi sono sempre battuto per la pluralità e contro ogni forma di intolleranza, ma quando leggo certe parole come le sue provo grande tristezza, non soltanto per quanto mi riguarda, ma per il messaggio di imbarbarimento dei rapporti, anche attraverso il linguaggio, che si trasmette ai giovani e alla società.

Mi ha poi sorpreso molto la sua affermazione contenuta nell’articolo su Repubblica secondo cui con la mia attività io starei stravolgendo lo spirito originale del Giardino dei Giusti di Milano.

Avrei dunque cambiato un progetto per farlo deragliare in una strada sbagliata, creando così uno scempio terribile per il Monte Stella.

Le vorrei ricordare che in questi anni assieme a Gariwo e ai Sindaci di Milano che mi hanno dato fiducia - in modo del tutto trasversale - ho creato il Giardino nel 2003, un'istituzione che con il tempo è diventata un riferimento a livello europeo e internazionale. Partendo dall’esempio di Milano il parlamento di Strasburgo, su richiesta di Gariwo, ha votato una mozione nel 2012 che istituisce la Giornata europea dei Giusti. A Praga, Varsavia, Kigali, Yerevan, Sarajevo e in tante città d’Italia le amministrazioni hanno preso come punto di riferimento la nostra esperienza di Milano e così con la mia attività il Giardino al Monte Stella è diventato un luogo celebrato in tutto il mondo. Forse lei non se ne è accorto...

Sono stato il promotore di questa idea, perché fino ad ora non era mai esistito al mondo un Giardino dei Giusti che condividesse tutte le memorie plurali del coraggio civile e ora lei mi accusa di volere stravolgere lo spirito del Giardino di Milano?

Dunque andrei contro me stesso e contro la mia missione? Mi considera dunque un incompetente, non degno di considerazione. Forse le sue parole nascondono l'ignoranza del mio lavoro e del rispetto che ho ottenuto nella comunità internazionale.

Il progetto di riqualificazione non è un coniglio estratto dal cilindro, ma è nato proprio dall’esigenza di rispondere alla fama che il Giardino, insieme al Monte Stella, ha nel mondo.

Se lei avesse l'umiltà di fare una passeggiata sulla Montagnetta nel viale dei Giusti si accorgerebbe che il Giardino non è così bello e armonioso come lei lo dipinge: cippi in mezzo alle erbacce, stele modesta e arrugginita, limite degli spazi che ci impediranno a breve di piantare nuovi alberi (ecco da dove nasce l’esigenza di un muro - di pietra, la stessa che si trova sulla Montagnetta - con i nomi), manifestazioni per i Giusti che durante l’inverno avvengono in mezzo al fango. Se poi lei chiedesse ai cittadini milanesi e agli stessi abitanti del quartiere dove rintracciare il Giardino andando alla Montagnetta, nessuno saprebbe rispondere, perché fino ad ora la sua identità in quell'area è anonima e asfittica.

L’intento del progetto con gli spazi che abbiamo creato (con la piccola arena, i luoghi di meditazione e di dialogo - questi ultimi solo evocazioni, caro Consonni, indizi di un percorso mentale) risponde alla esperienza che abbiamo fatto in quindici anni di attività sull'educazione e la didattica, anche al Monte Stella, e alle esigenze che ci vengono dagli insegnanti e dagli stessi giovani che ogni anno visitano a migliaia il Giardino.

La cifra del Giardino dei Giusti non è l'arredo, come un campo di fiori o un giardino botanico, ma la funzione di luogo di educazione, al di là del suo sarcasmo fuori luogo che ci attribuisce ridicole concezioni sulla formazione.

Prima di tutto per i tempi in cui viviamo. Un Giardino in tempo di pace o nella pacifica Svizzera sarebbe probabilmente diverso, come insegna il Kohelet. Oggi invece con l’Europa che rischia di sgretolarsi, con le guerre dal Mediterraneo all’Ucraina, con milioni di profughi disperati che cercano di lasciare l’Africa e il Medio Oriente lacerato dalle guerre, con i carnefici dell'ISIS che reclutano ragazzi fragili, noi dobbiamo insegnare ai giovani, ma direi a tutti gli indifferenti, il dovere della responsabilità. Il Giardino ha un valore educativo per richiamare alla prevenzione della violenza e dei genocidi, altrimenti non servirebbe a niente. Grandi pittori come Chagall e Picasso non sono stati low profile, come lei suggerisce, ma hanno avuto il coraggio di gridare quando il mondo era in pericolo. Il quadro di Guernica non era forse un pugno nello stomaco? Altro che less is more! L'arte ha tante espressività, non banalizzi anche questo discorso, per favore.

E poi il Giardino vuole diventare una struttura per i giovani e per le scuole. Come esiste al Monte Stella il campo di atletica, dove migliaia di giovani si ritrovano assieme per il gusto dell’allenamento fisico, così il Giardino è concepito come una struttura di incontro dei giovani per il gusto della discussione morale.

Noi offriamo una sorta di Agorà greca, dove gli studenti, in presenza degli alberi per i Giusti, possono discutere con i loro insegnanti sul Bene e sul Male e sulle sfide che li attendono. Fino ad oggi mai si era concepita una struttura simile, che li rendesse protagonisti in un Giardino dei Giusti in questo modo.

Il Giardino non è come lei scrive un luogo di lezione calata dall'alto e di imposizione, ma di dialogo e di confronto, perché dai tempi di Socrate il pensiero degli uomini non nasce dal nulla, ma dal dialogo ininterrotto con gli altri e con se stessi.

Se lei veramente amasse il Monte Stella dovrebbe esserne orgoglioso: dalle macerie della guerra, simbolo della sofferenza della città, ad un luogo che sollecita al pensiero e alla responsabilità per evitare nuove macerie.

Se c’è una differenza tra me e lei e tra l’attività dell’associazione del giardino e il fronte del no è proprio questa.

Noi siamo partiti dalla condivisione e dalla pluralità delle memorie mettendo assieme esperienze diverse; abbiamo organizzato un workshop al Politecnico esposto all'Urban Center; abbiamo aperto un confronto per più di un anno con il Comune, con il settore Verde, sulla realizzazione del progetto; abbiamo mostrato i primi disegni in una conferenza stampa a Palazzo Marino e li abbiamo esposti al Monte Stella il 6 Marzo; abbiamo incontrato varie volte i Comitati e nonostante le minacce e gli insulti siamo venuti incontro a numerose richieste di modifiche, abbassando i muri, sostituendo il portale dell’ingresso, modificando l’area delle macerie.

Noi abbiamo sempre ascoltato nello spirito del nostro lavoro sui Giusti, invece lei ci ha descritto come dei nemici del Monte Stella da eliminare.

La inviterei a venirci a trovarci in Via Boccaccio 47 e a discutere con noi lo spirito del progetto.

La cosa che mi ha sorpreso è che nessuno abbia mai voluto prendere in considerazione i disegni definitivi con tutte le modifiche. Nè sono stati visionati quelli originari, sebbene l'arch Valabrega avesse chiesto - respinto - un incontro a sua moglie per esporre il progetto.

È più facile spaventare la gente descrivendo l’arrivo di un mostro, quando nessuno ha modo di vederlo.
È forse questo comportamento manicheo un segno dei tempi.

Spero dunque che finalmente anche lei abbia il gusto di ascoltare senza pregiudizi.

Cordialmente.

Gabriele Nissim

Leggi anche la risposta di Giancarlo Consonni

Gabriele Nissim

Analisi di Gabriele Nissim, Presidente Fondazione Gariwo

24 giugno 2015

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