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In ricordo di Ursula Hirschmann

al Giardino di Roma Villa Pamphilj

Proponiamo di seguito l'intervento, in ricordo della Giusta onorata Ursula Hirschmann, di Maria Pia Di Nonnodella Sapienza Università di Roma - membro del Movimento federalista europeo e da anni promotrice di una serie di conferenze e ricerche sulle Madri Fondatrici dell’Europa - alla Giornata dei Giusti 2019 nel Giardino di Roma Villa Pamphilj. Maria Pia di Nonno è l'autrice di "Europa. Brevi ritratti delle Madri Fondatrici" (Edizioni Nuova Cultura 2017). 

È con grande gioia che ho accolto l’invito del Comitato scientifico per la realizzazione del Giardino dei Giusti ad intervenire, oggi, in ricordo di Ursula Hirschmann. Questo in particolare perché già dal lontano 2014 – anno in cui avviai un progetto di ricerca sulle Madri Fondatrici dell’Europa – feci una promessa ad Ursula, o meglio due. Le promisi che nel mio piccolo avrei fatto in modo che si desse il giusto riconoscimento a tutte quelle donne che, come lei, avevano fatto l’Europa ed anche che avrei piantato sulla sua tomba, per abbellirla, delle violette.

Mentre alla prima promessa ho già avuto modo di dare, seppur modestamente, seguito; sulla seconda invece, ci starei ancora lavorando. Ma lasciatemi spiegare meglio per punti:

  • Nel 2014 ancora si aveva una certa ritrosia, soprattutto da parte delle istituzioni, nel riconoscere il ruolo parimente rilevante rivestito delle donne nel processo d’integrazione europea. Da qualche anno invece, e via via che il progetto ha cominciato a diventare sempre più maturo, il processo pare essersi completamente capovolto. Pensate, infatti, che dopo l’inaugurazione della mostra delle Madri Fondatrici – era il 17 febbraio 2017 – e la concomitante pubblicazione del libro Europa. Brevi ritratti delle Madri Fondatrici (in cui sono raccolte delle brevi biografie delle nove donne inizialmente individuate) hanno fatto immediatamente seguito alcune iniziative istituzionali a sostegno dei valori e delle idee sottostanti al progetto. Come ad esempio, cito le iniziative più rilevanti, la pubblicazione da parte del Senato della Repubblica verso la fine del marzo 2017, in occasione delle celebrazioni dei 60 anni della firma dei Trattati di Roma, del libro Le donne che hanno fatto l’Europa e l’assegnazione al progetto da parte della Commissione Europea, nel giugno 2018, del Premio Altiero Spinelli. È inoltre notizia recentissima la sostituzione della pagina web ufficiale della Commissione Europea sui Padri Fondatori con una pagina sui Pionieri dell’Europa, nella quale comparirebbero tre donne (Ursula Hirschmann, Simone Veil e Nicole Fontaine).
  • La seconda promessa fu, invece, quella di andare a piantare delle violette sulla tomba di Ursula (e devo dire che mi sono spesso rimproverata questa mancanza) e, dunque, per tal motivo non ho potuto che accettare, con grande gioia, l’invito di oggi.

Ma adesso torniamo ad Ursula. In questi giorni – in particolare ieri, 17 marzo, di ritorno in treno da Rovereto – mi sono chiesta da un lato come avrei potuto presentarvi la vita di Ursula in maniera concisa, ma non banale, e dall’altro come avrei potuto rendere attuale il pensiero e l’azione di Ursula Hirschmann. Ho così pensato di strutturare la presentazione in due parti: una breve presentazione della vita di Ursula in modo da dare l’opportunità anche ai numerosi giovani oggi presenti di potersi fare un’idea e, a seguire, una riflessione sull’oggi e sul futuro dell’Unione Europea.

Breve biografia di Ursula

Ursula nasce a Berlino il 2 settembre 1913 da una famiglia ebrea e in giovane età aderisce con il fratello Albert (che sarebbe in seguito divenuto noto come economista) all’organizzazione giovanile del partito socialdemocratico. Viene così ben presto costretta a lasciare la Germania per trovare rifugio a Parigi dove, tra le altre cose, ha anche l’opportunità di rincontrare un giovane – il giovane filosofo italiano Eugenio Colorni – che sarebbe divenuto il suo futuro marito, oltre che padre delle sue tre bambine. Oggi è presente tra noi anche una delle sue figlie, Renata Colorni.

Anche quando Eugenio viene mandato al confino sull’isola di Ventotene Ursula gli rimane vicino e lo supporta. Ed in particolare è grazie alla sua singolare condizione di giovane madre, e per giunta straniera e nuovamente incinta, a riuscire ad ottenere senza troppe difficoltà i permessi necessari per recarsi con continuità sull’isola. È così che anche grazie al supporto di altre donne, come Ada Rossi (consorte del confinato Ernesto Rossi) e Gigliola Spinelli, porta e diffonde in Italia il Manifesto di Ventotene.

Il suo aiuto e il suo contributo sarebbero stati tutt’altro che secondari. È, ad esempio, anche merito suo la pubblicazione e la diffusione del primo numero clandestino dell’Unità Europea e l’organizzazione dell’incontro costitutivo del Movimento Federalista Europeo (che si sarebbe tenuto nell’agosto del 1943 in Casa Rollier a Milano, in Via Poerio 37). Non è certamente un caso che Altiero Spinelli nei suoi scritti l’avrebbe definita “Il numero due” ed anche “Il fenicottero rosa”.

Intanto verso la fine della Seconda Guerra Mondiale Ursula viene stata colpita da un grave lutto: Eugenio, infatti, viene barbaramente ucciso a Roma dalla Banda Koch (in Via Livorno vi è una targa proprio in suo onore, ma che purtroppo è spesso oggetto di atti vandalici). Dopo la dolorosa perdita Ursula si lega ad Altiero, che sposa, e dal quale avrà tre figlie.

Intanto una volta terminata la guerra Ursula viene, ben presto, costretta a rendersi conto di quanto gli uomini del suo tempo, non avendo più bisogno delle donne, cerchino nuovamente di relegarle alla loro precedente condizione di subalternità. Ursula non accetta questa sorta di ingiustizia e lo ribadisce chiaramente in una conferenza – tenutasi a Milano nel 1975 – dal titolo Ieri ed oggi contro il fascismo:

Come sempre accade durante i periodi di ribellione ai regimi autoritari, o nelle lotte di liberazione, le donne hanno avuto in Italia un ruolo importante in quei due momenti, perché coinvolte in battaglie che le rendevano uguali agli uomini di fronte al “nemico”. È questo un patrimonio che bisogna sempre di nuovo ricordare, perché esso è stato in parte disperso dopo la liberazione ed il cosiddetto “ritorno alla normalità” che, nel caso specifico, significava anche la normalità della condizione subalterna della donna.[1]

Ferma nelle sue convinzioni, nello stesso anno, promuove la costituzione del gruppo Donne per l’Europa. Più nello specifico si tratta di un gruppo nato dalla volontà di rendere le donne più partecipi alle politiche europee, anche in vista delle future elezioni europee a suffragio universale.

Malauguratamente, però, Ursula in quello stesso anno, nel dicembre del 1975, viene colpita da un’emorragia celebrale. Riesce a sopravvivere e, sebbene sia oggettivamente costretta a ridurre il proprio impegno per le donne e l’Europa, non lascia orfani i suoi progetti. Le sue idee continuano infatti ad essere tenute in vita dalle molte donne che avevano aderito al gruppo Donne per l’Europa. Jacqueline De Groote ad esempio – membro del Gruppo Donne per l’Europa e principale promotrice (assieme a Fausta Deshormes La Valle, anche quest’ultimo membro del gruppo Femmes pour l’Europe) della costituzione nel 1990 della Lobby Europea delle Donne – l’avrebbe ricordata così:

(…) è utile ricordare il ruolo di Ursula Hirschmann che è morta a Roma l’8 gennaio 1991 dopo una vita consacrata interamente alla costruzione di una federazione europea e alla condizione delle donne. All’inizio degli anni ’70, non era affatto facile convincere i gruppi di femministe ad interessarsi alla costruzione europea. (…) Ahimè, la malattia che l’ha colpita nel dicembre del 1975 impedì a Ursula di realizzare completamente il suo progetto, ma si può considerare la Lobby Europea delle donne come una versione contemporanea di “Femmes pour l’Europe”.[2]

In conclusione

Le prossime elezioni europee si terranno nel mese di maggio – 40 anni dopo l’elezione di Simone Veil (prima presidente donna del PE) e 20 anni dopo l’elezione di Nicole Fontaine – e penso che, molto probabilmente, se Ursula potesse essere presente qui tra noi ci terrebbe a ricordare l’importanza del momento storico che ci apprestiamo a vivere. E, probabilmente, inviterebbe le donne europee a non abbassare mai la guardia e a non lasciarsi strumentalizzare. Su questo punto si sarebbero chiaramente espresse anche le donne del gruppo Donne per l’Europa in vista delle elezioni europee del 1979. Un discorso che ben si potrebbe adattare alle prossime elezioni europee di maggio:

Con l’avvicinarsi delle elezioni europee, gli uomini politici hanno prestato una attenzione improvvisa alle donne. Hanno bisogno di loro per la costruzione europea. Non è sorprendente: essi hanno bisogno di farsi eleggere da questi voti che rappresentano oltre la metà dell’elettorato. Ma quante donne figureranno sulle liste elettorali? Sarebbe bello un voto bianco massiccio, delle donne. In segno di protesta. Ahimè, sarebbe difficile da realizzare e tutto sommato, un voto bianco lascia le mani libere a coloro che sono al potere. È senz’altro preferibile che le donne analizzino i programmi dei partiti politici e tentino di farsi sentire: in favore della pace nella solidarietà, per l’espansione in qualità più che in quantità.[3]

Ecco probabilmente Ursula Hirschmann, se fosse presente qui tra noi oggi, inviterebbe i cittadini europei – e in particolare le cittadine europee – ad essere vigili e a votare con coscienza e senso di responsabilità.

[1] Incontro Ieri ed oggi contro il Fascismo, tenutosi nel quadro della celebrazione del trentesimo anniversario della Resistenza e della Liberazione, Milano, 30 aprile 1975

[2] De Groote Jacqueline, Le Lobby Européen des femmes. Une histoire déjà longue, mais ce n’est qu’un début, marzo 1991 (traduzione dal francese dell’autrice)

[3] Ministero belga per gli affari esteri, Donne europee parlano dell’Europa. Riflessioni raccolte dal Gruppo Donne per l’Europa, Bruxelles, 1979

18 marzo 2019

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