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Le scuole di Roma parlano dei Giusti

al Giardino di Villa Pamphilj

un'immagine della Giornata dei Giusti 2019 al Giardino di Roma

un'immagine della Giornata dei Giusti 2019 al Giardino di Roma

Di seguito le motivazioni - lette da Arianna Iacovacci - che hanno mosso le tre classi dell'Istituto Comprensivo Via Ceneda a scegliere quale figura esemplare Antonio Megalizzi - onorato come Giusto nel Giardino dei Giusti di Roma Villa Pamphilj il 18 marzo 2019.

L’Istituto Comprensivo Via Ceneda ha preso parte a questo progetto con le classi 3A, 3B e la mia, la 3F. Ci siamo solo noi perché i nostri compagni sono al campo scuola ma io intervengo a nome di tutti.
La prima volta che abbiamo sentito parlare di Antonio Megalizzi è stato in quei terribili giorni dello scorso dicembre. Ne abbiamo seguito la tragica vicenda e abbiamo sperato potesse farcela. Spente le luci di quei giorni non ne abbiamo quasi più sentito parlare. Poi le nostre professoresse hanno iniziato a spiegarci dei Giusti, quelli con la G maiuscola, di che cosa significa esserlo, di quanti lo sono stati e di quanti ce ne sono anche accanto a noi, più o meno famosi; dei Giusti di Israele ne abbiamo discusso nel Giorno della Memoria.

Abbiamo poi iniziato a proporre anche noi dei nomi, ma alcuni erano già stati scelti, altri non avevano le caratteristiche più adatte. Sulla figura di Antonio Megalizzi siamo stati tutti, subito, d’accordo, professori e noi ragazzi. Così abbiamo iniziato ad approfondire: abbiamo visto filmati, ascoltato interviste, letto quello che scriveva sui social. Un ragazzo come noi, un po’ più grande, decisamente più preparato. Con le idee chiare e degli ideali molto precisi, molto fermi. Dei sogni, degli obiettivi. Noi siamo ancora piccoli, stiamo imparando ora tanti concetti legati all’idea di democrazia, di uguaglianza, di diritti e di doveri, ma anche noi sogniamo un’Europa senza confini, dove tutti possano studiare, vivere dignitosamente, avere un lavoro…. senza distinzione di genere, di razza o religione, come recitano la nostra Costituzione e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea nelle quali Antonio tanto credeva. Un fratello grande, un esempio da seguire, un Giusto che ha gettato dei semi che germoglieranno perché non è vero che i giovani di oggi non hanno ideali, che non credono in nulla. Lo stanno dimostrando anche le manifestazioni di questi giorni per salvare il nostro Pianeta che, ne siamo certi, sarebbero piaciute anche a lui. Ci ha colpito molto la frase che ha scritto un suo amico: “per te sposteremo anche le montagne”. Non credo che adesso sia per noi possibile spostare per te le montagne, Antonio, ma scegliendo te come Giusto speriamo di contribuire a fare in modo che le tue idee non vengano dimenticate e che quello in cui credevi diventi per tutti motivo per spendersi ogni giorno.

Ci piacerebbe che la nostra scuola, che ora non ha un vero nome, venisse intitolata a te e che anche nel nostro giardino ogni anno fosse possibile piantare un albero dedicato ad un Giusto scelto da noi alunni.

Grazie Antonio, noi non ti dimenticheremo!

Di seguito l'intervento dello studente Abu Reel, dell’Istituto Comprensivo Via Tedeschi di Roma, in occasione della cerimonia per la Giornata dei Giusti dell'umanità 2019 al Giardino di Roma Villa Pamphilj, in cui è stato dedicato un albero anche a Karen Jeppe.

Quest’anno, studiando la Prima guerra mondiale, abbiamo scoperto il genocidio del popolo armeno. Con la nostra insegnante abbiamo approfondito questo argomento e poi abbiamo anche scoperto che esistono i Giusti, cioè uomini e donne che hanno avuto la forza di opporsi al male. Tra i vari Giusti per il popolo armeno abbiamo scelto di proporre per il Giardino dei Giusti di Roma Karen Jeppe. Abbiamo scelto lei perché siamo rimasti impressionati dalle numerose e incredibili azioni e attività da lei svolte prima e dopo il genocidio. Ci ha colpito tanto il fatto che, durante i lunghi anni della guerra e delle persecuzioni, lei abbia accolto nella cantina della sua casa tante persone salvandole dalla morte e aiutandole a scappare e che dopo il genocidio, in collaborazione con la Società delle Nazioni, abbia contribuito a liberare circa 2000 tra donne e bambini armeni che erano stati venduti come schiavi o vivevano negli harem.

Ci ha colpito in modo particolare la sua umanità, il suo andare incontro agli altri e anche la sua capacità di dialogo con curdi e turchi. E poi la sua compassione, intesa come capacità di partecipare alla sofferenza degli uomini a lei vicini.

18 marzo 2019

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