
Khaled Abdul Wahab
Queste le parole di Faiza, figlia di Khaled Abdul Wahab, che ricorda il padre a cui è stato dedicato un albero durante l'inaugurazione del Giardino dei Giusti di Tunisi il 15 luglio 2016.
Quando i nostri comuni antenati ebrei e musulmani furono espulsi dalla Spagna nel 15° secolo, la maggior parte trovò rifugio in Tunisia e in tutto il Nordafrica, dove hanno condiviso la stessa lingua e la stessa cultura. Mio nonno era un famoso storico e per questo mio padre è cresciuto in un clima di apertura e di tolleranza. A un certo livello sociale, gli ebrei e gli arabi della Tunisia studiavano e lavoravano insieme, condividevano lo stesso cibo, la stessa musica, lo stesso senso dell'umorismo e molto altro ancora.
Quindi, fu con naturalezza che mio padre fece quanto possibile per aiutare i concittadini tunisini mentre erano minacciati da un pericolo esterno per via della loro religione.
Mio padre non rappresenta un caso unico. Nelle terre arabe, molte persone, di alcune delle quali non sapremo mai il nome, hanno risposto all'appello dei loro concittadini ebrei in pericolo. Ciò che spero la gente ricordi maggiormente di mio padre non è il numero di persone che ha salvato, ma il profondo rispetto che ha mostrato per coloro che aiutava. Come ha detto la signora Boukhri nella sua testimonianza, quando lei e la sua famiglia vivevano protetti nella fattoria di mio padre, lui arrivò al punto di portarvi un rabbino perché potessero celebrare lo Shabbat. Questa è la misura del rispetto che mio padre aveva per le persone che aiutava.
In un mondo afflitto dalla guerra, il messaggio di speranza e di pace al centro della cerimonia di oggi dovrebbe rinsaldare la fiducia di tutti coloro che vogliono ancora sognare la pace. Mi rendo conto che qualcuno potrebbe trovare utopistiche le mie parole, ma non possiamo costruire il futuro se ci è impossibile sognare oggi.
Faiza Abdul Wahab