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Yad Vashem e i salvatori ebrei di altri ebrei

di Mordecai Paldiel

Mordecai Paldiel ha diretto il Dipartimento dei Giusti fra le Nazioni di Yad Vashem nel periodo 1982-2007. Ora insegna alla Yeshiva University-Stern College e al Touro College di New York. Per via della sua grande competenza storica e professionale e del suo impegno nel ricercare le storie dei Giusti, è anche membro del Comitato Scientifico Internazionale di Gariwo. Sul Jerusalem Post del 14 novembre 2016 ha scritto l'articolo, che traduciamo di seguito, sulla possibilità di riconoscere come "Giusti" anche gli ebrei che salvarono altri ebrei. A questo tema importante e controverso, Paldiel ha dedicato anche un libro, che uscirà nell'aprile 2017, Saving of One's Own ("salvare persone della propria 'razza'"). 

Queste persone, che hanno corso rischi ancora superiori a quelli che si correvano normalmente a quei tempi per aiutare gli altri ebrei - furono dimenticate dopo gli anni della guerra, e nessun programma è stato istituito per onorarle come meritano.

L'attuale dibattito pieno di acrimonia tra Yad Vashem e i sostenitori del comitato Jews Rescued Jews (noto anche come Action Committee for the Recognition of Jewish Rescuers) su un possibile emendamento alla Legge fondatrice di Yad Vashem da parte della Knesset si sarebbe potuto evitare se il buonsenso fosse prevalso fin dall'inizio.

Più di dieci anni fa, quando Haim Roet (un sopravvissuto della Shoah) fondò il gruppo JRJ e chiese il sostegno di Yad Vashem, in qualità di capo del Dipartimento dei Giusti fra le Nazioni di questo ente sottolineai l'importanza di considerare la sua idea positivamente; in particolare, chiesi di considerare la possibilità che Yad Vashem creasse un'unità speciale per esaminare i casi di ebrei che avevano salvato i loro confratelli, e quindi pensare a onorarli in qualche modo. Questo senza che fosse necessario apportare alcun emendamento alla Legge di Yad Vashem promulgata nel 1953. Purtroppo, il mio consiglio non fu accettato, e JRJ e Yad Vashem hanno continuato a combattersi aspramente per oltre un decennio.

La legge del 1953 affermava che Yad Vashem veniva creato, tra l'altro, anche per i "Giusti fra le Nazioni che avevano rischiato la vita personalmente per salvare ebrei". I legislatori non indicarono che tipo di onoreficenze intendevano, ma affidarono la questione completamente a Yad Vashem. A questo ente ci vollero dieci anni per creare tale programma, dopo la tempesta suscitata dalla visita di Oskar Schindler, e crearono una commissione che definì i criteri per nominare e onorare i Giusti fra le Nazioni. 

Avendo diretto questo dipartimento per 24 anni (dal 1982 al 2007) sono orgoglioso di essere stato così autorevole da aggiungere circa 18.000 nomi alla lista dei Giusti, a tal fine lavorando in tandem con la Commissione per la designazione dei Giusti. I miei mentori sono stati i capi della Commissione - tutti giudici della Corte Suprema: Moshe Bejski, Yaakov Maltz e Yaakov Turkel. Ho scritto otto lbri e numerosi articoli e ho fatto molte apparizioni pubbliche di fronte a differenti tipologie di pubblico per descrivere e spiegare le azioni dei Giusti ed elogiare Yad Vashem per avere intrapreso questo importante lavoro.

In quegli anni, mi sono imbattuto anche in molti nomi di ebrei, veri e propri attivisti del salvataggio, che lavoravano in tandem con salvatori non ebrei per salvare gli ebrei. Non mi riferisco ai molti ebrei che hanno aiutato singolarmente altri individui ebrei (se fossero stati dei non ebrei, ciò stesso sarebbe bastato a guadagnare loro il titolo di Giusti fre le Nazioni), ma a persone come Tuvia Bielski in Bielorussia, Miriam Peleg in Polonia, Racha Freier in Germania, Max Leons nei Paesi Bassi, l'Organizzazione della Gioventù Sionista in Ungheria, il rabbino Michael-Dov Weissmandl in Slovacchia e Moussa Abadi in Francia (per nominarne solo alcuni) che crearono reti di salvataggio che portarono a salvare decine, centinaia e in alcuni casi anche numeri molto più grandi di ebrei. 

Queste persone, che corsero rischi ancora maggiori di quelli che avrebbero corso normalmente a quei tempi per aiutare gli altri ebrei, furono dimenticati dopo gli anni dI guerra, e non è stato creato nessun programma per onorarli come meritano. Secondo il mio metro, Yad Vashem, il memoriale della Shoah nazionale creato dallo Stato ebraico di Israele, era il candidato ottimale per iniziare e condurre un simile programma - invece di opporvisi.

Ho lavorato sotto Avner Shalev [il Presidente di Yad Vashem] per 14 anni, e a lui vanno i miei elogi per avere dato un ruolo e una visibilità a Yad Vashem attraverso un ampio programma di abbellimento, per esempio mediante la creazione del museo storico totalmente nuovo, una struttura veramente all'avanguardia. Molto sensibile al tema dei Giusti, Shalev ha anche creato all'interno del nuovo museo un padiglione per onorare questi individui - qualcosa che nel precedente museo non esisteva. Ha anche iniziato la pubblicazione di un'enciclopedia di molti volumi con i nomi e le azioni dei giusti onorati da Yad Vashem [un progetto caro a Moshe Bejski, NdT]. Tutto questo va ascritto a suo merito. 

Per quanto riguarda il sottoscritto, mi sono ritirato da Yad Vashem nel 2007, e attualmente tengo corsi sulla Shoah in diversi college di New York. Oggi sono pronto a mettermi al servizio di Yad Vashem come volontario per aiutarlo a definire un programma per i salvatori ebrei di ebrei, in maniera tale da non confliggere con o venir meno in alcun modo al ruolo dei salvatori non ebrei, che vi vengono continuamente onorati.

L'attuale proposta di emendamento della Legge di Yad Vashem non aggiungerà nulla né diminuirà in alcun modo il ruolo del programma dei Giusti, ma aggiungerà lustro e fierezza al popolo ebraico attaverso lo Stato di Israele e Yad Vashem, anche grazie al fatto di tributare onori e gratitudine ai suoi eroi. Di nuovo, non si tratta di uomini e donne  che aiutarono un singolo fratello ebreo in un modo o nell'altro, ma di uomini e donne che crearono o furono parte di reti di salvataggio, e aiutarono numerosi ebrei a sopravvivere alle distruzioni della Shoah. I tempi sono davvero maturi per progettare un simile programma da nessun altro che non sia Yad Vashem, per inculcare ai giovani israeliani la lezione che non tutti gli ebrei (tranne i combattenti del ghetto di Varsavia e i partigiani) andarono "come pecore al macello", ma che ce ne furono molti i quali, come le organizzazioni della gioventù sionista in Ungheria, scelsero di agire, non necessariamente combattendo contro il nemico, ma escogitando molte maniere per salvare più ebrei possibile. E li salvarono - non uno o più ebrei, ma centinaia e perfino migliaia. Anche loro devono essere riconosciuti.

23 novembre 2016

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