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Dal Ruanda, un messaggio per la Giornata dei Giusti

di Yolande Mukagasana

Yolande Mukagasana, sopravvissuta al genocidio contro i tutsi in Ruanda, ha dedicato la vita alla diffusione di consapevolezza su quanto accaduto e ha creato una fondazione che porta il suo nome e si occupa della ricerca e protezione della memoria del genocidio contro i tutsi. Collaboriamo con Yolande per diffondere il messaggio dei Giusti, tra i quali anche lei è stata onorata al Giardino dei Giusti di Milano. 
Ecco il suo messaggio per la Giornata dei Giusti 2022. 

- È dopo la guerra che si trovano il maggior numero di eroi -

Il Ruanda non ha fatto eccezione alla regola. Dopo il genocidio perpetrato contro i tutsi, alcuni hutu si presentarono come salvatori dei tutsi. Non è stato facile per i sopravvissuti dichiarare che alcuni di essi mentivano, si veniva tacciati di essere ingrati o di esagerare. Eppure, in Ruanda abbiamo un proverbio che dice: “La notte può essere raccontata bene solo da chi l'ha vegliata”. Chi era in una posizione migliore per raccontare la storia del genocidio di colui che era sopravvissuto?

L'Occidente, che si sentiva in colpa e si vergognava di aver lasciato che accadesse - mentre alcuni paesi occidentali non solo erano accusati di passività, ma a volte di responsabilità -, arrivò al punto di inventare eroi, e produrre film come il film "Hotel Rwanda". Eppure i sopravvissuti di questo hotel, di cui faccio parte, non hanno mai smesso di testimoniare per onorare i Giusti che avevano salvato loro la vita. In quest'era immediatamente successiva al genocidio, gli eroi del Ruanda che sono politicamente riconosciuti dal potere in carica non avevano voce. Alcuni furono addirittura minacciati per aver salvato i tutsi e altri furono uccisi per aver testimoniato in tribunale su quanto avevano visto e vissuto. A volte, durante il genocidio, gli assassini, sospettando l'imminente arrivo della Forza che ha fermato il genocidio ossia il Fronte patriottico ruandese, hanno cercato di camuffare i loro atti. Ad esempio, dopo aver massacrato un'intera famiglia, hanno tenuto il più giovane della famiglia per usarlo come prova di aver nascosto un tutsi mentre gli altri hutu stavano massacrando. Ma alla fine tutto ciò è stato scoperto.

I Giusti del Ruanda hanno talvolta pagato con la vita per aver rifiutato l'odio e il crimine dei crimini. I Giusti del Ruanda sono personalità morali molto rispettate in Ruanda. Rendiamo omaggio ai Giusti del Ruanda, queste persone non tutsi che a rischio della propria vita hanno nascosto e salvato i tutsi perseguitati dai loro simili.

Dobbiamo ricordare e onorare i Giusti, sia i morti che i vivi, perché anche coloro che non ci sono più ci hanno lasciato una grande lezione, poiché senza di loro l'umanità avrebbe perso tutta la sua sostanza e la sua ragion d'essere. È grazie alle testimonianze di questi Giusti che nessuno può negare ciò che è accaduto in un momento buio della storia degli uomini in Ruanda.

I Giardini dei Giusti del mondo sono molto importanti perché ci permettono di avere strumenti per l'educazione delle nuove generazioni al coraggio di scegliere il bene al posto del male assoluto, alla determinazione di offrire la propria vita per combattere le atrocità contro il prossimo, perpetrato con la solo motivazione di ciò che egli è. Il Giusto era l'unico barlume di speranza rimasto alle vittime. Incontrare un uomo giusto durante il genocidio era come incontrare un Dio salvatore.

È grazie al coraggio dei Giusti del Ruanda e al loro rifiuto dell'odio che alcuni sopravvissuti tutsi si sono stati salvati. Gli assassini erano amici, le nostre famiglie, i nostri preti, i nostri medici, i nostri vicini... Ma a volte siamo stati salvati da qualcuno che non avevamo mai incontrato prima, solo per pietà o semplicemente per generosità.

Il genocidio contro i tutsi fu così ben organizzato che oltre un milione di tutsi furono massacrati in soli tre mesi. Da nessuna parte in Ruanda c'era un gruppo di hutu che resistesse al genocidio. Il Giusto si esponeva da solo, mentre il suo compagno stava uccidendo. Un bambino si è salvato, mentre i suoi genitori massacravano i tutsi.

L'unica resistenza solidale in Ruanda nel 1994 è stata quella delle vittime di Bisesero che hanno combattuto insieme, donne, uomini e bambini, con pietre davanti ai fucili dei loro carnefici. Mentre normalmente di fronte alla morte è un “si salvi chi può”, loro hanno deciso di mostrare solidarietà per combattere insieme la violenza omicida.

Oggi l'ideologia genocida e l'odio anti-tutsi hanno cambiato forma. Non trovando di cosa accusare i tutsi, alcuni strumentalizzano il genocidio. Si cerca di trovare sempre una elemento scatenante per il genocidio contro i tutsi per tenere lontana qualsiasi idea della pianificazione, come se un genocidio cadesse dal cielo. A volte è frustrante vedere che i criminali ruandesi hanno trovato rifugio in paesi che fingono che questi assassini siano vittime.

I parlamenti europei dovrebbero adottare una legge che punisca il genocidio contro i tutsi, il negazionismo e il revisionismo di questo genocidio, ma la volontà politica non c'è. Questa mancanza di volontà delude molto i ruandesi in generale e i sopravvissuti al genocidio in particolare. Gli assassini chiamavano il genocidio contro i tutsi, “il lavoro”. Chi non andava al lavoro doveva essere punito. Ma i Giusti non sono stati al lavoro. Una scelta di incredibile coraggio. Fili infiniti di vittime che hanno dovuto essere massacrate ai margini di fosse comuni per non affidare agli assassini il compito di trasportare i cadaveri.

Questa marcia nella paura, nell'angoscia e nell'umiliazione, prima della morte verso una destinazione che altro non è che una fossa comune. Chi di noi capirebbe questa angoscia prima della morte certa? Eppure a volte qualcuno sopravviveva. Il coraggio e l'umanità dei Giusti dovrebbero essere per noi fonte di ispirazione per l'educazione dei giovani alla tolleranza, al rifiuto del male, anche nelle situazioni più drammatiche. Siamo fortunati ad avere i Giusti in tutto il mondo che raccontano l'indescrivibile. Siamo fortunati ad avere i Giusti, il nostro dovere è non dimenticarli mai. Sia i vivi che i morti per una giusta causa, perché sono una lezione di vita, una fonte di ispirazione per l'educazione all'amore, al coraggio, alla tolleranza e alla cittadinanza responsabile per le nostre generazioni.

Yolande Mukagasana, sopravvissuta al genocidio in Ruanda

28 febbraio 2022

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