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La memoria del Bene contro la rivalutazione pubblica del Male

intervista a Attila Pòk

di Carolina Figini, 11 febbraio 2013


Attila Pók, Consulente scientifico del Centro di Ricerca dell'Istituto di Storia dell'Accademia ungherese della Scienza, ha descritto a Gariwo il modo migliore per conservare la memoria del bene al fine di prevenire il riaccendersi dell'odio razziale.


Al momento osserviamo il ritorno di collaborazionisti nazisti e della memoria del regime di Horty in Ungheria. Pensa che la memoria del comunismo sia un ostacolo alla memoria del nazismo? Pensa che si sia innescata una “competizione” con la memoria ebraica delle persecuzioni? E quali possono essere possibili soluzioni a questo problema?


Mi preoccupa la rapida proliferazione dell’odio e dei discorsi pieni di odio nella attuale vita pubblica e privata dell’Ungheria. Come cura e prevenzione, uno sguardo alle radici e alla natura dell’odio nel contesto dei relativi miti, insieme a un’aperta discussione, possono essere di aiuto.
La rivalutazione di Horthy e del suo regime è diventato un problema importante, perché alcuni politici hanno sostenuto che il regime di Horty aveva più legittimità del regime comunista imposto in Ungheria dall’Unione Sovietica.
Nella narrativa comunista ufficiale della storia nazionale, espressa nei discorsi politici e nei libri di scuola controllati dal potere centrale, la lotta contro gli "sfruttatori" stranieri era sempre il punto centrale. In accordo con questa retorica, i migliori patrioti erano le personalità che avevano raggiunto obiettivi di lotta nazionale e di classe.

Anche prima del collasso dell’impero sovietico, come risultato del venir meno della pressione ideologica sovietica, apparivano - non tanto nelle lezioni, quanto tra i giornalisti e nei discorsi quotidiani - revisioni degli avvenimenti storici e dei tragici sacrifici delle elites politiche dell’Europa centro-orientale nel periodo tra le due guerre. Dopo il 1989-90, questo processo si è accelerato. Le chances di una persona, di un movimento, un’istituzione o un partito politico di vincere un posto importante nel nuovo pantheon nazionale erano tanto maggiori quanto questi erano valutati anti comunisti. Questa era anche una reazione alla pratica ideologica comunista, che aveva marchiato come ugualmente “fascisti” tutti coloro che si opponevano al comunismo. Il grande pericolo ora risiede nel fatto che occasionalmente rappresentanti dell’estrema destra sono mostrati con una luce positiva a causa proprio del loro atteggiamento anticomunista.

Come può la Giornata europea dei Giusti essere accettata in Ungheria?

Sono certo che la Giornata europea dei Giusti sarà la benvenuta in Ungheria; le commemorazioni in Ungheria collegate al centenario della nascita di Raoul Wallenberg hanno mostrato che queste personalità sono importanti per gli ungheresi.

L’Accedemia ungherese delle Scienze ha delle attività per la memoria?

L’Accademia ungherese delle Scienze ha diverse attività per la memoria. Ha organizzato conferenze internazionali sulla storia dell’Olocausto nel 1994 e nel 2004, e ha iniziato i preparatvi per il 2014. L’Accademia supporta anche numerosi progetti di ricerca e eventi pubblici su questi temi. Ci sono sicuramente molto Giusti tra le Nazioni ungheresi che dovrebbero essere ricordati; al momento la lista di Yad Vashem include 791 nomi, ma il numero attuale potrebbe essere sostanzialmente maggiore. Abbiamo bisogno di più ricerca.
 
Secondo lei la memoria del Bene, di coloro che si sono opposti moralmente al male estremo difendendo la dignità umana, testimondiando la verità o salvando i perseguitati, può essere considerata come un’eredità dell’intera umanità?

La memoria del Bene può e deve essere preservata, poiché è la parte più importante dell’eredità umana.

13 febbraio 2013

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