Halima Bashir è una giovane del Darfur cresciuta in un tranquillo paesino rurale e trasferitasi in città per studiare medicina. Laureatasi a pieni voti, nel 2003 comincia a lavorare in un piccolo villaggio. Purtroppo da lì a poco inizia la guerra e tra i suoi pazienti ci sono bambini stuprati e torturati dalle milizie Janjaweed.
Halima rilascia un'intervista in cui fa capire che la realtà è più complessa di come la descrivono le autorità sudanesi. Per questo viene imprigionata e le è intimato il silenzio. Una volta rilasciata, viene inviata a esercitare la professione in una clinica di un luogo sperduto, lontano dal clamore dei media. Tuttavia alcuni funzionari dell'Onu vengono a conoscenza dell'aggressione a una scuola, nelle vicinanze della clinica, in cui sono state stuprate tutte le bambine, e chiedono ad Halima, che ne ha medicate alcune, di testimoniare. Lei accetta e le conseguenze a cui va incontro sono terribili: viene sottoposta a una nuova detenzione in cui è stuprata dal branco, insultata e picchiata selvaggiamente. Quando viene rilasciata torna al villaggio natio, ma presto anch’esso viene attaccato e suo padre è ucciso.
Solo a questo punto Halima decide di fuggire e riesce a espatriare in Inghilterra, dove chiede asilo come rifugiata. Al New York Times ha detto di non essersi pentita di avere denunciato i gravissimi soprusi commessi dalle autorità sudanesi verso i bambini del Darfur. Da poco ha anche presentato negli Stati Uniti il libro Tears of the Desert (Lacrime del deserto), scritto assieme al giornalista Damien Lewis.