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Sadia Hussein

Sopravvissuta alla mutilazione genitale, sta costruendo un movimento dal basso per salvare le ragazze keniane

Una mattina di 24 anni fa, in Kenya una donna portò sua figlia Sadia, di 10 anni, nella boscaglia. Sadia stava per diventare “pulita”, dicevano tutti. Lei non sapeva cosa significasse esattamente, ma era emozionata. "Mi aspettavo molta acqua", ha spiegato recentemente in un'intervista al Guardian. Quando capì cosa stava succedendo, era già troppo tardi: rivolta verso il cielo mentre era stretta in grembo a una donna, Sadia poté solo assistere alla propria mutilazione. In una rapida sequenza di gesti, alcune donne le separarono le mani e le gambe; un'altra le riempì la bocca con un pezzo di stoffa, l'ultima le tagliò i genitali con un rasoio. Niente anestesia, niente antidolorifici: ormai “pulita”, Sadia faceva parte di una comunità. 

Quando poi si sposò, subì un'ulteriormente recisione  per essere preparata al sesso. A 21 anni, dopo aver partorito dolorosamente la sua prima figlia, decise che la piccola non sarebbe dovuta passare attraversare lo stesso inferno. Sua figlia è stata la prima di molte ragazze che Sadia ha salvato dal coltello. 

Oggi Sadia Hussein, 34 anni, è una delle più importanti attiviste keniane per l'eradicazione delle MGF (mutilazioni genitali femminili). Sta costruendo un movimento di massa e intraprendendo il difficile compito di sradicare una pratica sociale collettiva e profondamente radicata.

A seconda del tipo (esistono quattro tipi di mutilazioni genitali femminili), la MGF comporta la rimozione parziale o totale degli strati esterni dei genitali femminili, a volte anche del clitoride e delle piccole labbra, e il restringimento o la chiusura parziale dell'orifizio vaginale mediante cucitura dei bordi delle labbra. Le MGF non hanno alcuna giustificazione medica e nessun beneficio per la salute e possono causare gravi lesioni e problemi a lungo termine, comprese complicazioni durante il parto e rischi di morte neonatale. Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, più di 200 milioni di ragazze e donne hanno subito mutilazioni, per lo più tra l'infanzia e i 15 anni, in 31 paesi dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia, dove si concentrano queste pratiche. Le FGM sono considerate una violazione dei diritti umani.

Il Kenya, il paese di origine di Sadia Hussein, ha messo al bando le MGF nel 2011. Tuttavia, come in altri paesi, la legge non viene applicata in modo coerente e molti continuano a considerare le MGF un passaggio essenziale nella vita delle donne. Nelle comunità pastorali del Kenya orientale, dove è cresciuta Sadia Hussein, ad esempio, la MGF è vista come un'esigenza religiosa. Sadia è di origine wardei, una tribù musulmana di lingua somala che vive vicino al fiume Tana. Il suo background è stato fondamentale per lei per comprendere le sfide e le complessità del cambiamento di una mentalità collettiva, così da portare un'intera comunità a passare dal considerare le MGF come una parte strutturale della propria cultura a considerarle una violazione dei diritti umani.

È stato dopo la nascita di sua figlia che Sadia ha iniziato a promuovere l'abolizione delle MGF, iniziando  nel suo stesso quartiere. "La gente diceva: 'Sei pazza?' Nessuno mi ha ascoltato", ha raccontato Sadia. All'inizio è stata sostenuta solo da un funzionario locale e ha ottenuto il suo primo successo all'interno della cerchia familiare: infatti, nessuna delle tre figlie di Sadia ha subito MGF. Il raggio d'azione all'interno della comunità si è progressivamente ampliato, grazie al suo buon uso dei media nelle tre lingue che parla: inglese, swahili e somalo. 

Sadia ha quindi partecipato a un seminario con la Global Media Campaign to End FGM, un'organizzazione che forma gli attivisti africani locali su come utilizzare i media per migliorare l'impatto e la diffusione delle loro campagne. Confrontandosi con questa realtà ha imparato che una campagna di advocacy di successo si basa su diversi livelli: socialmente, il cambiamento deve essere visto come il risultato di un attivismo di base, che promuove azioni dal basso verso l'alto, piuttosto che dall'alto; culturalmente, le MGF devono essere svincolate dalla religione e dalla cultura: ancora molte madri, spesso anche istruite, hanno costretto le loro figlie a subire MGF perché temono la loro esclusione dalla comunità; economicamente, alle persone che vivono facendo queste pratiche deve essere offerta una fonte di reddito alternativa.

Al momento, Sadia Hussein sta letteralmente costruendo un movimento di massa e salvando molte ragazze dalle MGF. Ha fondato due movimenti: il Dayaa Women Group e la Brighter Society Initiative. Una recente indagine sull'impatto di questo lavoro ha rilevato che, nella contea di Tana River, dove vive Sadia, il numero di persone a favore della MGF di tipo 3 è sceso dall'89% nel febbraio 2019 al 5% solo nel gennaio di quest'anno, e che le persone "cambiano idea" circa le MGF sono passate dal 60% di febbraio 2019 al 97% del gennaio di quest'anno. 

Nel marzo di quest'anno, infine, Sadia Hussein ha ricevuto il premio Commonwealth Points of Light per "il suo eccezionale contributo all'eradicazione delle MGF e all'emancipazione delle ragazze in tutto il Kenya".

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