Bai Bibyaon nasce durante l’occupazione giapponese delle Filippine, nella Seconda guerra mondiale. Conosciuta come Mothers of the Lumads, fa parte della tribù Manobo ed è la prima donna a capo della stessa. Lotta per garantire la difesa dell'ambiente e la pace nei suoi territori, in prima linea contro ogni tipo di occupazione forzata. “Non può esserci pace senza il diritto di vivere e lavorare nelle terre ancestrali nel Mindanao occidentale”, dice.
Tutto è iniziato nel 1994, quando la società di legname Alcantara & Sons occupa la catena montuosa del Pantaron, nelle terre dei Manobo, tagliando gli alberi. Sotto la guida di Bai Bibyaon, la tribù lancia un avvertimento purtroppo rimasto inascoltato. Scoppia un conflitto tribale, e il popolo Manobo riesce a far allontanare la compagnia e a salvare la foresta.
Ma i taglialegna sono presto sostituiti da una minaccia per certi versi ancora maggiore, quella rappresentata dalle compagnie minerarie. Sono sostenute da soldati e uomini nativi Lumad reclutati in un gruppo paramilitare chiamato “Alamara”. “I paramilitari e i militari seminano il terrore nelle nostre comunità”, riferisce Bai Bibyaon. "Stanno di nuovo cacciando i Manobo per aprire la strada a un altro progetto distruttivo." La catena montuosa del Pantaron ha infatti attirato l'attenzione dei principali investitori transnazionali grazie ai suoi vasti giacimenti minerari. Si stima che Mindanao detenga circa la metà delle ingenti riserve auree delle Filippine. Dove le aziende vedono profitti, però, i Manobo vedono la perdita delle montagne che sono la loro antica fonte di cibo e sostentamento. L'accaparramento della terra sta erodendo gravemente le basi per la sopravvivenza fisica e culturale della tribù.
Bai Bibyaon difende questa terra dalle grandi società minerarie e dal disboscamento e per questo è stata vittima di minacce da parte dei militari. Anche la sua famiglia viene presa di mira e trasferita con la forza nella municipalità di Talaingod dai militari.
Per qualche tempo, Bai Bibyaon vive in un campo di evacuazione a Davao City. La sua gente è costretta dai militari a lasciare le proprie terre, in nome di operazioni di “controinsurrezione” che in realtà servono a facilitare gli espropri di terra. Se i Manobo tornano, soprattutto i leader in vista come Bai Bibyaon, rischiano di essere uccisi dai militari; se rimangono nei campi e perdono le proprie terre, scompariranno. Dal campo, Bai Bibyaon continua a guidare il suo popolo nelle proteste e a chiedere un ritorno sicuro alle terre ancestrali. Con grande coraggio, affronta funzionari governativi e imprenditori che intendono sfruttare questi luoghi. I Manobo non si arrendono e difendono la propria terra in modo virtuoso, costruendo scuole, coltivando.
Oggi Bai Bibyaon ha trovato rifugio a Manila e dichiara: “Chiedo ai miei parenti e compagni di tribù di rimanere saldi e di non lasciare mai che i militari si prendano le nostre libertà costringendoci a combattere l'uno con l'altro.”
“Mi ispiro alla nuova generazione, i giovani Lumad. Voglio che abbiano una vita migliore di quella che ho vissuto io. Voglio che le nuove generazioni raccolgano il frutto dei nostri sacrifici”, dice Bibyaon. La forza della leader Manobo sta nel suo vedere un filo conduttore universale che unisce le battaglie per la difesa della terra in tutto il mondo. “La protezione della montagna, la protezione del nostro dominio ancestrale, significa la protezione dell'intera umanità. Quindi questa non è solo la mia lotta, ma la nostra lotta in difesa dell’umanità".