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Ogni giorno beviamo acqua, ogni giorno moriamo un po' di più

in Brasile, la defender Maria do Socorro Silva combatte contro corruzione e inquinamento

Maria do Socorro Silva

Maria do Socorro Silva (Photograph: Thom Pierce/ Guardian/ Global Witness/ UN Environment)

Il Guardian, in collaborazione con Global Witness, ha pubblicato i nomi, i volti e le storie dei defenders: uomini e donne di tutto il mondo morti per difendere i diritti umani e l’ambiente. Quest’anno, il fotografo Thom Pierce è stato incaricato di ritrarne alcuni, tra cui Maria do Socorro Silva, brasiliana che combatte contro l’inquinamento delle acque della foresta Amazzonica.

Maria do Socorro Silva è stata più volte minacciata di morte per aver difeso la propria terra dalla più grande raffineria di allumina del mondo, e da coloro che la sostengono all’interno del governo locale. La sua casa si trova nello stato di Parà, in Brasile - il Paese più pericoloso per i difensori dell’ambiente - che ha visto l’uccisione di 57 defenders, due dei quali suoi amici. Maria appartiene alla comunità dei quilombo, fondata da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni, che conta oggi 2962 comunità, ospitanti circa sedici milioni di persone. La comunità di Maria è stata ufficialmente riconosciuta dal governo nel 2014, dopo una lunga campagna per ottenere lo status legale che le ha concesso diritto di proprietà e benefici sociali. Purtroppo, però, la bancada ruralista (lobby rurale) sta spingendo per rovesciare i diritti dei quilombos, e ottenere così più terra da affidare all’agribusiness e alle compagnie minerarie. Da dieci anni, Maria combatte quindi su diversi fronti: contro la raffineria Hydro Alunorte di proprietà norvegese a Barcarena, la miniera di bauxite di Albras, i politici land grabbing, gli investitori, e tutti i consumatori che continuano a usare - senza un pensiero sui costi ambientali - lattine, lamine, padelle antiaderenti, fusti di birra e parti di aeroplani. Per Socorro questa lotta è profondamente personale oltre che storicamente simbolica, in quanto si tratta di ottenere giustizia contro le disuguaglianze legate a terra e provenienza. 

Quando Maria denuncia la raffineria Hydro Alunorte, uno dei sui bacini di decantazione dei residui è costruito senza permesso in un’area ambientale protetta, causando gravi conseguenze per il territorio. Le autorità ignorano però tutti i suoi avvertimenti, anche perché a parlare è "una quilombo". Come presidente dell’Association of Caboclos, Indigenas and Quilombolas da Amazônia (Cainquiama), che rappresenta migliaia di abitanti delle foreste locali, Maria organizza molte proteste, intentando due cause contro Hydro Alunorte. Denuncia la società ai pubblici ministeri, all’assemblea legislativa statale del Parà e ai media. Come presidente dell’Associazione e capo della lotta contro la raffineria, la sua vita è a rischio. Dallo scorso dicembre, già due leaders Cainquiama sono stati uccisi: Fernando Perreira e Paulo Sérgio Almeida Nascimento. La polizia non ha trovato i colpevoli ma gli avvocati dell’associazione ritengono che essi siano legati a politici locali che vogliono mettere a tacere chi si oppone allo stabilimento industriale. Socorro afferma: “Fernando e Paulo Sergio sono morti, ma la verità è che l’impianto industriale ci sta lentamente uccidendo tutti. Ogni giorno beviamo acqua, ogni giorno moriamo un po’ di più. Questo non succede solo ora, sta andando avanti da anni e nessun altro ha il coraggio di denunciarlo”. 

Norsk Hydro, la compagnia norvegese che possiede il 92% di Hydro Alunorte e il 51% di Albras, si ritiene estranea alle uccisioni, condannando l’uso di tattiche intimidatorie da parte dei leader locali. La società afferma di operare in conformità con la legge penale e le normative ambientali brasiliane e che il suo impianto non ha avuto nessun impatto negativo sulla salute dei residenti locali. Ciò si è dimostrato però inesatto quando, il 17 e il 18 febbraio scorso, intense piogge hanno invaso il sito di Hydro Alunorte, causando contaminazioni delle acque circostanti con alti livelli di solfato, cloruro e piombo. I livelli di alluminio risultavano inoltre 30 volte superiori al limite legale del Brasile. Diverse settimane dopo l’accaduto, durante il sopralluogo del The Guardian, l’acqua presentava un colore bianco latteo e gli abitanti si lamentavano di diarrea e dolori allo stomaco. In seguito alle investigazioni contro la società, la corte ha riconosciuto che uno dei bacini di decantazione dei residui era costruito illegalmente e ha punito Hydro Alunorte tagliando la produzione del 50%. Il governatore di Parà, invece, ha chiesto 250 milioni di dollari di danni

Nonostante le sia stato diagnosticato un cancro causato molto probabilmente dalle scorie presenti nelle acque del luogo, Socorro continua a lottare per la sua causa, poiché ritiene che i leader politici locali debbano essere giudicati per le loro responsabilità, e aggiunge: “a loro non piace ciò che noi facciamo. Ecco perché veniamo minacciati. Ma non ho paura. Sono una quilombo. La lotta contro la schiavitù scorre nelle mie vene”.

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