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Phyllis Omido (Kidinye Village, Kenya, 1978)

la "Erin Brockovich dell'Africa orientale"

Phyllis Omido è un'attivista ambientale keniota che guida la lotta per la giustizia e la salute della comunità di Owino Uhuru, che soffre di avvelenamento da piombo da quando un impianto di fusione di batterie ha iniziato a operare nel villaggio. L'uso che Omido ha fatto delle controversie legali, dell'advocacy e dell'impegno dei media ha creato dei precedenti legali fondamentali, affermando il diritto delle persone a un ambiente pulito e sano e la responsabilità dello Stato di salvaguardarlo.

Omido, soprannominata la "Erin Brockovich dell'Africa orientale", inizialmente lavorava nell'impianto di fusione di batterie che ha avvelenato lei, suo figlio e migliaia di membri della comunità di Owino Uhuru. Quando i proprietari dell'impianto e i funzionari governativi si sono rifiutati di dare seguito al rapporto sull'impatto ambientale da lei redatto, Omido ha mobilitato la comunità in segno di protesta. Dopo una manifestazione del 2012, Omido è stata aggredita da due uomini a casa sua e arrestata con l'accusa infondata di terrorismo e incitamento alla violenza.

Grazie al suo impegno, 17 siti tossici sono stati chiusi in tutto il Kenya e le Nazioni Unite, hanno approvato una risoluzione sul riciclaggio delle batterie al piombo in Africa.

Determinata a diffondere la conoscenza dei diritti ambientali ben oltre Owino Uhuru, Omido ha creato una rete di 120 difensori della terra e dell'ambiente in Kenya, Uganda e Tanzania, che danno supporto e strumenti ad altri per proteggere le loro comunità.

Le batterie al piombo sono utilizzate in tutti i settori, dalle automobili alle motociclette, ai pannelli solari. La loro relativa economicità rispetto ad altre tecnologie di batterie le rende popolari in tutto il mondo. Questo, unito al loro breve ciclo di vita, fa sì che ogni anno in Africa si accumulino oltre 1,2 milioni di tonnellate di batterie al piombo a fine vita. In tutto il Kenya sono stati aperti impianti di fusione per estrarre il piombo residuo delle batterie usate e rivenderlo. Questi impianti sono altamente tossici per le persone che vi lavorano e per l'ambiente circostante. Non solo emettono fumi carichi di piombo, ma le loro acque reflue non trattate possono entrare nella rete idrica delle comunità locali. L'esposizione a lungo termine anche a piccole quantità di piombo provoca danni cerebrali e renali, disturbi dell'udito, complicazioni riproduttive e difficoltà di apprendimento nei bambini.

Quando uno di questi impianti ha iniziato a operare a Owino Uhuru nel 2007, ai residenti è stato detto che si trattava di una fabbrica di dolci. Poco tempo dopo le persone hanno cominciato ad ammalarsi, tra cui la stessa Omido, assunta nel 2009 per gestire le risorse umane e la conformità dell’impianto, che produsse una relazione sul suo impatto ambientale, rivelando che la vicinanza dell'impianto alla comunità locale comportava un rischio di avvelenamento da piombo.

I proprietari dell'impianto e i funzionari governativi hanno ignorato i ripetuti appelli di Omido che quindi ha fondato l'organizzazione Center for Justice Governance and Environmental Action (CJGEA) per mobilitare la comunità di Owino Uhuru e chiedere la bonifica e la chiusura dell'impianto.

Nel 2014, dopo anni di battaglie da parte di Omido e CJGEA, l'impianto di Owino Uhuru ha cessato le attività. Ma i danni alla salute delle persone e all'ambiente locale sono rimasti. Quando il governo e l'impianto si sono rifiutati di porre rimedio ai danni, Omido ha organizzato una conferenza per informare i media locali da cui è nato un documentario che ha suscitato discussioni parlamentari e l'istituzione di una task force da parte dell'Autorità nazionale per la gestione dell'ambiente che ha riscontrato livelli di inquinamento più gravi rispetto ai test della CJGEA. Nonostante questi risultati, il governo non ha ritenuto l'impianto di fusione responsabile.

Omido ha quindi portato il caso in tribunale, citando in giudizio agenzie statali e non statali per conto di quasi tutti i 3.000 membri della comunità.

La sentenza del tribunale del 2023, relativa all'appello in corso, ritiene responsabili sia lo Stato che gli enti privati per aver danneggiato la comunità di Owino Uhuru. Questa decisione storica sottolinea il dovere dello Stato di salvaguardare l'ambiente e i suoi cittadini, facendo del caso Owino Uhuru una battaglia riconosciuta a livello mondiale.

Oggi Omido diffonde le sue conoscenze in materia di diritti ambientali anche attraverso l'Organizzazione per i diritti ambientali (EROG), una rete di sviluppo locale rappresentata in ogni contea del Kenya, che di recente si è estesa all'Uganda e alla Tanzania, per promuovere la condivisione delle conoscenze tra gli attivisti di base perché possano difendere i diritti delle loro comunità.

La più recente battaglia di Omido è contro il progetto del Kenya di creare centrali nucleari lungo la costa. Le conoscenze e le risorse limitate del governo per un'operazione così complessa rappresentano una minaccia significativa per la salute pubblica e l'ambiente delle comunità costiere. Omido sostiene invece il passaggio a infrastrutture sostenibili ed energie rinnovabili e sta preparando le comunità a difendere i loro diritti socio-economici e ambientali.

Omido, conosciuta anche come "Mama Moshi" o "Madre contro il fumo" dalle comunità con cui si impegna, è un faro di speranza nella battaglia per la giustizia ambientale riconosciuto con il Goldman Environmental Prize nel 2018, mentre nel 2023 ha ricevuto il Right Livelihood Award 2023 (conosciuto come il Premio Nobel per la pace alternativo) “per la sua lotta innovativa volta a garantire i diritti alla terra e all'ambiente per le comunità locali e a far progredire il campo del diritto ambientale”.

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