Gariwo
https://it.gariwo.net/giusti/coraggio-civile/anna-politkovskaja-3159.html
Gariwo

Anna Politkovskaja (1958 - 2006)

giornalista investigativa, fu assassinata a Mosca per aver denunciato l'orrore della guerra in Cecenia

Anna Stepanovna Politkovskaja era nata il 30 agosto del 1958 con il nome di Anna Mazepa, a New York, figlia di due diplomatici sovietici di nazionalità ucraina di stanza presso l'ONU. Studiò giornalismo all'Università di Mosca, dove si laureò nel 1980 con una tesi (e già questa fu una particolarità) sulla poetessa Marina Čvetaeva.

La sua carriera iniziò nel 1982 nel quotidiano moscovita “Izvestija” (Notizie), che lascerà nel 1993. Dal 1994 al 1999, lavorò come cronista, come responsabile della sezione Emergenze/Incidenti e come assistente del direttore Egor Jakovlev alla “Obščaja Gazeta”, oltre a collaborare con altre radio e TV libere.

Nel 1998, si recò per la prima volta in Cecenia come inviata della “Obščaja Gazeta” per intervistare Aslan Maskhadov, all'epoca neo-eletto Presidente della Cecenia.

A partire dal giugno 1999 fino alla fine dei suoi giorni, lavorò per la “Novaja Gazeta”. Nello stesso periodo, pubblicò alcuni libri fortemente critici su Vladimir Putin e sulla conduzione della guerra in Cecenia, Daghestan ed Inguscezia. Spesso per il suo impegno fu minacciata di morte.

Nel 2001, Politkovskaja fu costretta a fuggire a Vienna in seguito a ripetute minacce ricevute via e-mail da Sergei Lapin, un ufficiale dell'OMON (la polizia dipendente direttamente dal ministero degli Interni con emanazioni nelle varie repubbliche russe) da lei accusato di crimini contro la popolazione civile in Cecenia. Lapin venne arrestato per un breve periodo e poi rilasciato nel 2002. Il processo riprese nel 2003 per concludersi, dopo numerose interruzioni, nel 2005 con una condanna per l'ex-poliziotto per abusi e maltrattamenti aggravati e per falsificazione di documenti.

In Cecenia la Politkovskaja si recò molto spesso, sostenendo le famiglie delle vittime civili, visitando ospedali e campi profughi, intervistando sia militari russi che civili ceceni. Nelle sue pubblicazioni, non risparmiò critiche violente all'operato delle forze russe in Cecenia, sui numerosi e documentati abusi commessi sulla popolazione civile e sui silenzi e le presunte connivenze degli ultimi due Primi Ministri ceceni, Ahmad Kadyrov e suo figlio Ramsan, entrambi sostenuti da Mosca.

Politkovskaja godeva anche di notevole considerazione negli ambienti ceceni: il suo nome apparve spesso apparso fra i "negoziatori privilegiati" dalla guerriglia, così come fu fra le personalità impegnate a condurre le trattative durante la crisi del Teatro Dubrovka, che si concluse nel massacro dei terroristi e degli ostaggi. In quei giorni la si vide nelle televisoni di tutto il mondo indaffarata nella mediazione e poi piangere per non esser riuscita ad evitare la tragedia.

Nel 2003 pubblicò il libro, A Small Corner of Hell: Dispatches From Chechnya (tradotto in Italia con il titolo: Cecenia, il disonore russo, Fandango, Roma 2003), in cui denunciava la guerra brutale in corso in Cecenia, in cui migliaia di cittadini innocenti furono torturati, rapiti o uccisi dalle autorità federali russe o dalle forze cecene. I suoi libri non sono mai usciti in Russia.

Nel 2005 pubblicò La Russia di Putin (Adelphi, Milano 2005) nel quale sosteneva che le elezioni politiche del 2003 erano state un trionfo dell’assolutismo di Putin.

Nel 2007 pubblicò in inglese Diario russo 2003-2005 (Adelphi, Milano 2007). Nella conclusione, intitolata significativamente Ho o non ho paura?, diceva:

“Mi dicono spesso che sono pessimista, che non credo nella forza della gente, che ce l’ho con Putin e non vedo altro. Vedo tutto, io. È questo, il mio problema. Vedo le cose belle e vedo le brutte. Vedo che le persone vogliono cambiare la propria vita per il meglio ma che non sono in grado di farlo, e che per darsi un contegno continuano a mentire a se stesse per prime, concentrandosi sulle cose positive e facendo finta che le negative non esistano. (…) Oggi come oggi il potere è solo un modo per far soldi. E basta. Del resto non ci si cura”.

Fu assassinata il 7 ottobre 2006 nell’ascensore del suo palazzo, mentre stava rincasando.

L'8 ottobre, la polizia russa sequestrò il computer della Politkovskaja e tutto il materiale dell'inchiesta che la giornalista stava compiendo. Il 9 ottobre, la “Novaja Gazeta”, pubblicò i suoi appunti per il lungo articolo che stava per pubblicare sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo Ministro Ramsan Kadyrov.

I funerali si svolsero il 10 ottobre presso il cimitero Troekurovskij di Mosca. Più di mille persone partecipano alla cerimonia funebre: colleghi e semplici ammiratori della giornalista. Un unico italiano: il leader del Partito radicale Marco Pannella.

Nel 2007 le fu conferito alla memoria il Premio Internazionale Tiziano Terzani (che fu molto caldeggiato dal giornalista polacco Ryszard Kapuscinski).

Come disse il filosofo francese André Glucksmann, ricordandola: “Anna Politkovskaja era sensibile al dolore degli oppressi, incorruttibile, glaciale di fronte alle nostre compromissioni. E’ stata, ed è ancora, un modello di riferimento. Ben oltre i riconoscimenti, i quattrini, la carriera: la sua era sete di verità, e fuoco indomabile”.

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati

L’enciclopedia dei Giusti - Coraggio civile

coloro che si battono per difendere i perseguitati, le vittime innocenti di crimini contro l'Umanità, per salvaguardare la dignità e i diritti umani, per rivendicare la libertà di espressione e il dovere della verità

Filtra per:

Ci spiace, nessun Giusto corrisponde ai filtri che hai scelto.