Daphne Vloumidi, proprietaria insieme al marito Iannis dell’hotel Votsala, sulla costa est di Lesbo, ha soccorso i migranti, coinvolgendo anche gli ospiti dell’hotel, per far fronte all’ondata di profughi che a migliaia raggiungevano l’isola dalle coste turche dalla fine del 2014.
“Vuoi toccare con mano la filoxenia, l’ospitalità dell’isola di Lesbo? Vai da Daphne, al Votsala”: così si dice di Daphne a Mytilini, porto principale del territorio.
Quest’affermazione ci apre la strada alla descrizione dell’attività umanitaria dell’albergatrice, un aiuto incondizionato verso i profughi anche a costo di avere problemi con la giustizia.
Daphne è stata infatti arrestata nel giugno del 2015 perché caricava i migranti in auto per condurli al porto dalle zone interne, mentre cercavano di raggiungere Atene (le autorità avevano vietato questi passaggi considerandoli alla stregua del traffico illegale di clandestini, volendo evitare che si diffondesse un mercato di esseri umani).
Aveva inoltre organizzato presso l’hotel un vero e proprio centro di emergenza.
La sua protesta ha portato a nuove regole, più umane, verso i migranti sbarcati sulle coste di Lesbo.