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Zhang Xuezhong (1976)

avvocato e attivista, si batte in aula e fuori per ottenere maggiori diritti civili e politici in Cina

Zhang Xuezhong nasce nel 1976 nello Jiangxi, provincia del Sudest della Cina. Studia legge a Chongqing e diventa avvocato nel 2000. Specializzato in diritto civile e commerciale, inizia a insegnare alla East China University of Political Science and Law di Shanghai nel 2001 e vi resta fino al 2013, anno del suo licenziamento a seguito delle sue critiche al sistema costituzionale cinese.

Agli inizi di maggio 2020, nel mezzo della pandemia di Covid-19, viene arrestato dalla polizia per aver condiviso online sul suo account di WeChat un documento - diretto ai deputati dell’Assemblea nazionale del popolo, l’organo legislativo cinese - intitolato "Una falsa Costituzione", in cui è critico verso il governo cinese. Viene rilasciato poco dopo al termine di un lungo interrogatorio. Secondo l’accademico, il virus ha messo in chiara luce l’arretratezza del sistema di governo a partito unico cinese, che ha dimostrato - con la persecuzione delle persone che avevano denunciato già a dicembre lo scoppio dell’epidemia - quanto sia dura e arbitraria la repressione nei confronti dei cittadini nel Paese. 

Xuezhong chiede all'Assemblea di trasformarsi in una autorità transitoria” investita del potere di scrivere una nuova e più moderna Costituzione, avviando la Cina verso un vero governo democratico. Nella lettera, afferma inoltre la necessità di riforme politiche importanti, soprattutto sul versante dei diritti civili e politici e critica aspramente la risposta del governo al virus. Evidenzia infine la necessità nel Paese di rispettare la libertà di parola e stampa, di portate avanti un progresso politico a più voci e di scarcerare i prigionieri politici.

Non è la prima volta che Xuezhong, professore 43enne di diritto costituzionale, finisce nel mirino delle autorità. Nel settembre 2012, infatti, è tra i primi accademici a rivelare il Documento n.9 sulle sette materie vietate nelle università cinesi, tra cui spiccano insegnamenti riguardanti la libertà di stampa e i diritti civili, attirandosi le antipatie di Pechino. Nel 2013, per le sue critiche alla Costituzione cinese, perde la sua cattedra alla East China University di Shanghai. Dopo la decisione, afferma: "Questa è una persecuzione politica di un insegnante che esprime i suoi pensieri pubblicamente. Questa vergogna non è solo un evento pubblico ma sarà scritta nei libri di Storia".

In quel periodo, pubblica anche un online book dal titolo New Common Sense, nel quale contesta la legittimità del Partito comunista, e diversi articoli in cui chiede libertà civili per il popolo cinese e nuove riforme politiche. Scrive la sua prima lettera aperta nel maggio del 2013 all'allora ministro dell'Istruzione, Yan Guiren, chiedendo la fine delle lezioni e dei test sul marxismo nelle università, senza ricevere alcuna risposta. Poco dopo, il ministero della Propaganda emette l’ordine per le università di adottare maggiori controlli ideologici sugli insegnanti. Nello stesso anno, Xia Yeliang, professore di economia alla Peking University, viene licenziato per l'inasprimento del controllo.

Da avvocato e attivista per i diritti umani, Xuezhong decide poi di difendere in giudizio alcuni esponenti del Movimento dei nuovi cittadini, fondato dall’attivista Xu Zhiyonguno dei tanti intellettuali attualmente in carcere per aver criticato il regime - e Guo Feixiong del Movimento Weiquan, noto anche come movimento degli avvocati a piedi nudi (una rete informale di avvocati che difendono le vittime di ingiustizie o di negazione dei diritti rifacendosi alle leggi in vigore nella Repubblica popolare cinese).

Il regime cinese, anche in conseguenza della pandemia, ha potuto ampliare il controllo capillare sulle vite dei cittadini attraverso lo sviluppo tecnologico e un approccio invasivo che va dal controllo degli spostamenti, a quello dei media e delle app di messaggistica, fino alla censura. Per il regime del Partito comunista l’“armonia” dello Stato è messa a valore a discapito dei diritti individuali che sono sempre più repressi. Secondo il report pubblicato nel World Press Freedom Index 2020 da RSF, in Cina sono oggi più di 100 i giornalisti e blogger detenuti in condizioni rischiose e trattati in modo spesso disumano e degradante. Figure come quella di Zhang Xuezhong, che vivono secondo il concetto che la via migliore verso la libertà di espressione è per tutti quella di esprimersi come se già avessero tale libertà”, sono un esempio della forza della parola e del coraggio per le libertà.

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