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Paul Goma (1935 - 2020)

il principale oppositore del regime comunista rumeno prima e dopo il 1989

Nato nel 1935 nel villaggio di Mana in Bessarabia (l’attuale Repubblica di Moldavia), da una famiglia di insegnanti che, cinque anni dopo, si rifugiò in Romania in seguito all'annessione dei territori orientali romeni all'URSS. Goma frequentò l’università di Bucarest. Nel 1956 solidarizzò con la Rivoluzione ungherese del 1956 e pagò con due anni di carcere e con quattro di confino nel Bărăgan. Tornato libero riprese gli studi e si entusiasmò per la Primavera di Praga, nel 1968, tanto da iscriversi al Partito Comunista Rumeno dopo il famoso discorso ‘antisovietico’ di Ceaușescu (che non aveva mandato le sue truppe a invadere la Cecoslovacchia). Ma fu una breve illusione: nonostante la parziale “indipendenza” dall’Unione Sovietica, il regime romeno era a tutti gli effetti un regime totalitario. La censura rifiutò tutti i suoi romanzi e Goma poté pubblicarli solo in Occidente dove aveva fatto arrivare i relativi manoscritti. 

Nel 1977 fu l’unico rumeno a scrivere una lettera pubblica di solidarietà a Kohout e agli altri autori di “Charta 77”: “Viviamo nello stesso campo, nello stesso Biafra (capitale: Mosca). Voi cechi e slovacchi avete avuto un 68, i polacchi un 56, un 71 e… un sempre. I tedeschi hanno avuto Berlino e hanno un Biermann. Noi rumeni non abbiamo simili punti di riferimento. Ma non sempre la sofferenza è direttamente proporzionale all’intensità del grido di rivolta. Voi siete sotto l’occupazione russa, noi rumeni ci troviamo sotto l’occupazione rumena, alla fin fine più dolorosa e efficace di una straniera…”. Questa lettera gli valse l’arresto. 

Nello stesso anno la Securitate, la polizia politica del regime, lo arresta nuovamente e lo tortura con l’accusa di alto tradimento, per critiche rivolte alla dittatura di Nicolae. Liberato per le proteste internazionali, venne espulso in Francia, con la moglie e il figlio e fu privato della cittadinanza romena. Divenne un rifugiato politico apolide. Si stabilì a Parigi. Fino al 1989 alternò o, meglio, fuse il lavoro di scrittore con quello di critico del regime comunista (subendo fra l’altro un attentato, con un pacco bomba, organizzato dalla Securitate) e dell’ipocrisia degli occidentali che non condannavano abbastanza le aberrazioni del regime romeno. Dopo il 1989, i suoi libri (Goma ha scritto oltre 30 volumi di narrativa, memorialistica e storiografia) cominciarono a essere pubblicati anche in patria, ma non gli venne restituita mai la cittadinanza romena (ritiratagli da Ceaușescu) e rimase molto isolato. Goma infatti continuava a dare fastidio perché non smise di rimproverare ai suoi connazionali, e soprattutto gli intellettuali, di avere lasciato nelle mani dei comunisti la transizione verso la democrazia pur di non fare i conti con un passato marcato da troppi compromessi.

Libri:

- Paul Goma, L’arte della Fuga, trad. di Marco Cugno, Voland, Roma 2007
- Paul Goma, Nel sonno non siamo profughi, trad. di Davide Zaffi, edizioni Keller, Rovereto, 2010).
Romania dietro la facciata (intervista a Paul Goma: rapporto sul caso Transilvania), CSEO, Bologna 1982

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