Giovane nuotatrice siriana, con lo scoppio della guerra e dei bombardamenti è fuggita dal Paese insieme alla sorella Sarah - anch’essa nuotatrice.
Nell’agosto del 2015 il loro gommone, che dalla Turchia doveva arrivare in poco tempo all’isola di Lesbo, inizia a imbarcare acqua: il peso delle persone a bordo è troppo, l’imbarcazione è ferma nel mezzo del Mar Egeo. Nessuno sa nuotare, ma Yusra e la sorella Sarah si tuffano in mare per scaricare peso e iniziano a spingere la barca. Restano in acqua e nuotano per tre ore e mezza, di notte, cercando di dare una direzione al gommone, fino a che il motore finalmente riparte. Le sorelle riescono così a salvare tutti i naufraghi.
Dopo aver ottenuto lo status di rifugiata, Yusra torna a nuotare, e alle Olimpiadi di Rio del 2016 è una dei 9 atleti che sfilano sotto la bandiera con i cinque cerchi, nella squadra dei rifugiati.
Nel settembre 2016, davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, invoca il diritto dei rifugiati ad avere accesso a una sistemazione sicura, all’istruzione, a mezzi di sussistenza e a opportunità di formazione. Nel gennaio 2017 ha rappresentato l’UNHCR al World Economic Forum di Davos, dove era la partecipante più giovane.