Anatole Thibault François, detto Anatole France, nasce a Parigi nel 1844. Grande umanista e progressista, scrittore, poeta e romanziere, riceve il Premio Nobel nel 1921. Il suo primo intervento sulla questione armena risale al 1897, all’indomani dei massacri del sultano Abdul Hamid II contro gli armeni cristiani, sudditi ottomani. È sempre pronto a combattere battaglie civili quando sono in gioco questioni di liberà intellettuale e di dignità umana. Assieme a Emile Zola combatte per l’assoluzione di Dreyfus, l’ufficiale francese di origine ebraica condannato per spionaggio e alto tradimento da un corte marziale antisemita e risultato poi innocente. E non esita a riconoscere la “responsabilità dei secoli cristiani” nell’antisemitismo moderno. Il suo ruolo di intellettuale politicamente impegnato si intensifica.
Nel 1901 si lancia nell’azione: fonda, assieme a Clemenceau e a Jaurès, il giornale “Pro Armenia”. Sono rimaste famose le sue allocuzioni: “Un pensiero è già un’azione”. “Un popolo che non vuole morire non morrà mai”. Interviene nelle riunioni in favore degli armeni a Roma, Londra, Ginevra, Parigi, dove tiene infiammati discorsi contro il dispotismo e il nazionalismo della Turchia. Nel 1903 a Parigi pronuncia un discorso che rimarrà famoso per il suo carattere di denuncia e per l’esplicita indignazione in esso contenuta per i crimini contro l’umanità. Lo scoppio della guerra lo lascia disorientato e affranto. Nell’aprile del 1916, all’indomani del genocidio degli armeni, nella grande manifestazione organizzata alla Sorbonne “Homage a l’Armenie”, Anatole France grida alla folla: “L’Armenia sta spirando, ma essa rinascerà!” Gli argomenti da lui usati per sostenere la causa armena sono di portata universale, poichè riguardano i diritti dell’uomo e l’umanità intera.
Continua il suo impegno per la pace e per la distensione internazionale, mentre prosegue l’attività di produzione letteraria. Pronuncia discorsi allarmati e profetici sull’avvenire dell’Europa.
Muore a Parigi il 12 ottobre del 1924. Al funerale di Stato, il 18 ottobre, è presente una folla di 200.000 persone. La sua terra tombale è stata tumulata a Yerevan, nel "Muro della Memoria" di Dzidzernagapert, il 23 aprile 2000.