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Ugo Citterio

il comunista torturato in Italia dal regime fascista e perseguitato in Urss dal regime comunista

Testimonianza del nipote Giuseppe Brenna – Milano, 11/11/2005

Ugo Citterio è nato l’11 ottobre 1900 a Seregno (MI) da una famiglia operaia. Rimasto orfano di padre in tenera età, viene mandato in collegio e a dodici anni inizia a lavorare come garzone apprendista in una fonderia. Durante la prima guerra mondiale, all’età di diciassette anni, si arruola volontario nell’Esercito Italiano, combattendo al fronte sino alla fine del conflitto guadagnandosi i gradi di sergente.

Finita la guerra, torna a lavorare in fonderia e nel 1922 si iscrive al P.C.I. Nello stesso anno viene arrestato una prima volta per aver organizzato uno sciopero. Negli anni a seguire, a causa della sua militanza comunista, viene più volte incarcerato, picchiato, torturato e processato dal Tribunale Speciale. Perde il lavoro e la moglie ottiene la separazione legale.

Temendo per la sua vita, nel 1934 il Soccorso Rosso lo fa emigrare clandestinamente in Francia. Si stabilisce a Parigi, dove tuttavia non riesce a trovare lavoro, a causa delle precarie condizioni di salute, retaggio delle torture subite nelle carceri fasciste. Per questo nel 1935 viene inviato in URSS a curarsi. Qui sposa una cittadina sovietica e nel 1937 partecipa alla guerra di Spagna nelle Brigate Internazionali. Ferito in combattimento, viene ricoverato in un ospedale di un campo di concentramento in Francia. Rientrato nuovamente in URSS, riprende a lavorare presso una fonderia di bronzo, ma si rifiuta di acquisire la cittadinanza sovietica, preferendo mantenere lo status di apolide. 

A metà del 1940 viene arrestato a Mosca con la solita accusa di appartenere a un’organizzazione trockista che svolge attività controrivoluzionaria. Imprigionato in un carcere della polizia politica, viene interrogato e torturato per diverse settimane, sino a quando “spontaneamente” si dichiara colpevole di tutte le accuse addebitategli. Viene condannato a otto anni di lavori forzati in un gulag della Repubblica dei Comi, dove arriva nel gennaio 1941.

Dagli atti ufficiali risulta che muore di tubercolosi (più verosimilmente per le feroci percosse subite) il 23 luglio 1943 nell’ospedale interno del gulag. È stato riabilitato il 12 febbraio 1955.

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