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Il coraggio di Michele Liguori, uomo solo nella terra dei fuochi

AGF
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Spesso ci si chiede il significato della parola legalità. Molti la identificano con la legge, altri col diritto, altri ancora con la giustizia. La legalità è tutto ciò, ma è anche altro perché tocca nel profondo ognuno di noi. Perché le leggi possono riempire i codici e i manuali ma rimarrebbero lettera morta se i valori in esse presenti non diventassero parte viva della nostra quotidianità. La legalità è la giustizia portata nella società dall'uomo, da chi come il tenente Michele Liguori ha deciso con coraggio di non voltare la faccia di fronte alla corruzione di un sistema fino ad allora intoccabile.

Per sette anni il sottotenente Michele Liguori ha rappresentato l'avanguardia dello Stato, l'ultimo baluardo della legalità nella terra dei fuochi. ''Non potevo far finta di non vedere, a me i vigliacchi non piacciono''. Vigile urbano a capo della sezione ambientale di Acerra, di cui era anche l'unico componente. Michele ha scelto di onorare quella divisa che per lui rappresentava uno Stato in cui credere ancora. Continue denunce, rapporti, richieste di sostegno. Eppure Michele è stato spesso lasciato da solo a combattere nel cuore della terra dei fuochi.

Un'omertà che addirittura ha fatto di Liguori un vigile troppo zelante, provocandone il trasferimento per due anni come custode al castello del paese. Eppure lui non si arrese. Fuori servizio prendeva la macchina di notte e usciva seguendo quelle strisce di morte alte nel cielo, cercando di portare avanti la sua piccola guerra contro il male. Le suole delle scarpe si scioglievano, i vestiti si bruciavano, la pelle giorno dopo giorno diventava gialla. Nel sangue di Liguori i medici hanno trovato diossina e ritardante di fiamma, una componente usata nelle vernici dei mobili e riscontrata nel sangue di molti cittadini che vivono ridosso della terra dei fuochi.

Michele è morto nel gennaio 2014. Un uomo solo di fronte a un male che ha distrutto gli orizzonti di una generazione costretta a chiudere gli occhi e a soffocare la voce nel silenzio. Per anni i fumi carichi di sostanze tossiche hanno avvelenato i corsi d'acqua, reso improduttiva la terra e irrespirabile l'aria. Fuochi alimentati dall'omertà che ha fatto terra bruciata intorno a chi come Michele ha avuto il coraggio di non chinare la testa e lottare per il futuro dei propri figli pagando il suo coraggio con la vita.

A tutti noi e a questo Stato va il compito di non rendere vano il suo sacrifico, perché il suo coraggio e la sua nobiltà d'animo vivano per sempre nella nostra società.

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