Maria Vittoria Zeme (dal libro "Il tempo di Zeithain 1943-1944" di Maria Vittoria Zeme.)
Maria Vittoria Zeme, nata a Pallanza (attuale Verbania, nella quale le è stata intitolata una via), fu crocerossina volontaria al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale in Grecia e Croazia.
Dopo l’8 settembre venne internata (come “internata militare” insieme ai soldati che si erano rifiutati di aderire alla Repubblica di Salò) nel lager nazista di Zeithain (ufficialmente denominato 'Lazzarett'), dove erano inviati i soldati italiani invalidi degli ospedali da campo dei Balcani e quelli divenuti invalidi nei vari lager.
Maria Vittoria, volontaria prima nella scelta di vita e poi nella permanenza nel lager, dove scelse di non abbandonare i suoi soldati, applicò alla lettera il motto delle crocerossine“Ama, lavora, salva”.
Subì le stesse privazioni dei suoi pazienti, la fame, il freddo, la mancanza di sussidi sanitari (le furono estratti alcuni denti con una tenaglia da falegname e senza anestesia), l’assenza di condizioni igieniche sufficienti. Coperta dalla sola uniforme da infermiera, ovviamente inadatta al clima della gelida baracca dove si trovata, non smise mai di dare conforto e sostegno ai suoi ammalati, tanto da ammalarsi anch’essa per le terribili condizioni della detenzione. Maria Vittoria stava loro accanto nei momenti più difficili, anche quando non vi era più speranza, e anch’essa rifiutò sempre, nonostante le violenze fisiche e psicologiche inflitte dai nazisti, l’adesione al Reich ed alla Repubblica di Salò.
Durante l’internamento Zeme scrisse un Diario - forzatamente scarno poiché era severamente vietato averne uno - che costituisce un vero e proprio documento storico sull’esperienza di un male assoluto e disumano. In questo contesto disperato cercò con tutte le forze di praticare il bene, portando avanti la missione umanitaria che l’aveva condotta fino a lì.
Maria Vittoria rinnovò ogni giorno la sua scelta all’interno del lager, e anche dopo la guerra la rivendicò sempre con orgoglio: “Non mi curo di valutare l’opportunità e il prezzo della mia scelta. Ho però la serena certezza di avere adempiuto un dovere al quale ero stata educata e mi ero votata, coerente con la mia fede religiosa e la mia vocazione umanitaria di crocerossina”.
Venne rimpatriata nel giugno del 1944 e nel 1994 affidò le sue memorie al libro "Il Tempo" di Zeithan, ripercorrendo il diario che aveva scritto nel lager perché non andasse dispersa la verità degli avvenimenti.
Segnalata da Suor Chiara Caraffa per il Monte Stella - cerimonia 2018