
Partigiana e antifascista italiana, Ada Rossi nasce a Golese (Emilia) il 10 settembre 1899 da una famiglia cosmopolita e viene educata dalla madre agli ideali di libertà e uguaglianza. Nel 1917, appena diplomata come maestra, vede la sofferenza dei reduci di Caporetto e vive la repulsione per la retorica nazionalista e bellicista. Si laurea in Matematica all’Università di Pavia - dove uno dei suoi compagni viene ucciso dagli squadristi - e si sposta poi a Bergamo per insegnare. Lì conosce Ernesto Rossi, anche lui docente, in prima fila tra i militanti di Giustizia e Libertà. I
n un atto d’amore e ribellione, Ada decide di sposare Ernesto nonostante sia già stato imprigionato e condannato a 20 anni di carcere per la sua opposizione al regime fascista. In quanto moglie di un nemico della nazione, perde il suo lavoro nella scuola, viene schedata dalla polizia e, nel 1942, inviata al confino a Forino (Avellino), Melfi e infine Maratea. Il suo impegno attivo nella Resistenza va molto oltre l’essere compagna e sostenitrice di uno degli autori - insieme ad Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni - del Manifesto di Ventotene (titolo originale: Per un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto) su cui si baserà il Movimento federalista europeo.
Ada svolge infatti un ruolo fondamentale di propaganda, collegamento e soprattutto di educazione politica dei giovani ai valori antifascisti, e all’idea di una possibile Europa solidalmente unita e libera. Alcuni dei suoi studenti - a cui dà lezioni private perché esclusa dall’insegnamento pubblico - confluiranno poi nelle prime file della Resistenza bergamasca.
Durante le sue visite sull’Isola di Ventotene - dove il marito Ernesto viene inviato dopo essere stato scarcerato per effetto di un’amnistia - Ada si innamora del Manifesto e lo porta clandestinamente a Bergamo insieme a Ursula Hirshmann per farlo battere a macchina. Iniziandone così la diffusione. L’Europa federale rappresenta per lei l’unica possibilità di ottenere un futuro di democrazia e pace. Decide di partecipare alla nascita del Movimento federalista europeo e, negli anni dell’esilio in Svizzera di Ernesto, contribuisce alla propaganda internazionale dei suoi valori.
Muore a Roma nel 1993.