Kang Chol-hawan nasce nel 1968 da una famiglia molto agiata. I suoi nonni infatti erano emigrati in Giappone, a Kyoto, negli anni Trenta e lì avevano fatto fortuna nel commercio. In seguito il nonno aveva diretto il dipartimento economico della Federazione dei coreani residenti in Giappone (favorevole alla Corea del Nord), mentre la nonna militava nell’Associazione delle donne democratiche, collegata al partito comunista nord coreano. Pur godendo di un’ottima posizione sociale ed economica i figli erano cresciuti nel rigore e nell’austerità, secondo le convinzioni materne, per evitare che il lusso affievolisse il senso di giustizia.
Negli anni Sessanta lo Stato Nord Coreano, sotto la guida di Kim Il-sung, lanciò una campagna per convincere al rientro i coreani emigrati in Giappone: presentandosi come l’unico attore politico che aspirasse alla riunificazione e alla difesa dell’identità nazionale, spiegava alle persone istruite che la patria aveva bisogno delle loro competenze, che lì sarebbero stati al servizio del loro popolo, che in patria avrebbero avuto diritto a una bella casa, a una posizione da quadri e che gli sarebbe stato garantito tutto ciò di cui avevano bisogno. Così la famiglia di Kang Chol-hwan si trasferisce in un quartiere elegante di Pyongyang, capitale della Corea del Nord. A scuola spiegano ai bambini che il Grande Leader tutela la potenza e l'autonomia del Paese contro le pretese imperialiste di Seul, ed i nonni di Chol-hwan sono favorevoli al regime di Kim Il-sung.
Tuttavia nel luglio del 1977 il nonno sparisce nel nulla senza che le
autorità forniscano alcuna spiegazione e poco tempo dopo l’intera
famiglia, ad esclusione della madre, viene arrestata e internata nel
campo di Yodok. Per Kang Chol-hwan, che ha appena nove anni, comincia un
calvario che durerà fino al 1987.
Iniziano così dieci anni di lavoro forzato, di umiliazioni
sistematiche, di malnutrizione e malattie. La fame è tale che il
ragazzo inizia ad allevare topi per garantire cibo a sé e alla sua
famiglia. Le torture vengono applicate per sanzionare colpe ridicole; i
detenuti sono obbligati ad assistere alle esecuzioni dei compagni e dei
familiari, le spie vengono scelte tra i detenuti per sgretolare ogni
forma di solidarietà, i turni di lavoro sono insostenibili, tutti devono
sottoporsi alle sedute di critica e autocritica bisettimanali. Nel 1987
la famiglia viene improvvisamente liberata e trasferita in un villaggio
nel distretto del campo di Yodok, dove vive in uno stato di semi
libertà e di indigenza.
Nel 1992 Kang Chol-hwan viene messo sotto sorveglianza speciale perché
accusato di possedere una radio con cui ascolta le trasmissioni
trasmesse dal sud. Per non essere nuovamente rinchiuso a Yodok, l’unica
speranza è fuggire. Con l’amico An-hyuk riesce a corrompere un
contrabbandiere sul confine cinese e da lì arrivare a Dalian dove,
grazie all’aiuto di una donna di cui Chol-hwan non svela l’identità, si
imbarca su un cargo alla volta di Seul.
Arrivato a Seul viene sottoposto a pressanti interrogatori per
controllare l’autenticità della sua storia e accertare che non si
tratti di una spia inviata in missione dalla Corea del Nord. Dopo questa
prima fase i controlli diventano meno serrati e i rapporti con gli
agenti della sicurezza si fanno quasi amichevoli. Inizia così per
Chol-hwan una lunga fase di inserimento in un mondo completamente
sconosciuto, che ai suoi occhi appare inizialmente caotico e
inquietante. Dopo circa sei mesi la sua vita inizia a normalizzarsi:
affitta un appartamento e come riferimento per qualunque necessità ha un
poliziotto di quartiere che può contattare. È grazie a quest’ultimo che
Kang incontra un uomo d’affari originario della Corea del Nord, che
aveva letto la sua storia sui giornali e che gli offre il denaro
necessario a pagarsi gli studi all’università di Hanyang.
Poco dopo il suo arrivo a Seul conosce Pierre Rigoulot, incaricato di
incontrare i profughi per conto della Società internazionale per i
diritti dell’uomo, che gli propone di rendere nota la sua esperienza in
Europa attraverso un libro. Nel 2000 Les acquariums de Pyongyang
esce in Francia: è il primo racconto pubblicato in Europa sul sistema
dei gulag della Corea del Nord scritto da qualcuno che è sopravvissuto a
quell’inferno. L’anno successivo il libro viene tradotto in italiano da
Mondadori col titolo L’ultimo gulag e nel 2005 è pubblicato in
inglese come The acquariums of Pyongyang risvegliando un nutrito
dibattito anche grazie alla notorietà derivata dall’invito del
Presidente Bush, che ha voluto incontrare Kang alla Casa Bianca.
Kang Chol-hwan oggi è un giornalista, vive a Seul, scrive per il Chosun
Ilbo, e ha fondato l’associazione “La rete della democrazia contro il
gulag nordcoreano” con cui si dedica a sensibilizzare l’opinione
pubblica sulla gravità delle violazioni dei diritti dell’uomo nella
Corea del Nord. Nel dicembre del 1998 è stato invitato in Francia
nell’ambito del Forum dei democratici dell’Asia e ha parlato inoltre al
Congresso degli Stati Uniti rievocando il campa di Yodok.
Giardini che onorano Kang Chol-hawan
Trovi un albero nel Giardino Virtuale Storie Gariwo.