La giornalista siriana Yara Bader, co-direttrice insieme al marito del Syrian Center for Media and Freedom of Expression, ha scritto una lettera al giornale inglese The Guardian per chiedere che il coniuge, in carcere da oltre un anno, sia liberato.
"In un Paese in cui tutto è vietato fuorché applaudire, tutto è subordinato alla sicurezza, il cui controllo è in mano a pochissimi, e nessuna delle parti in lotta riconosce la libertà di stampa, mio marito è in carcere in condizioni disumane perché parla un linguaggio diverso dagli altri, un linguaggio in cui le parole diritti umani, etica professionale e libertà d'espressione hanno ancora valore".
Secondo il Gruppo di lavoro Onu sulle detenzioni arbitrarie, Mazen Darwish è stato prima sequestrato illegalmente per nove mesi, durante i quali è stato gravemente torturato, e poi deferito alla prigione centrale della città di Hama.
Per le autorità siriane il centro da lui diretto avrebbe violato l'articolo 8 della Legge antiterrorismo, "destabilizzando la situazione interna in modo tale da assicurarsi che le organizzazioni internazionali condannassero la Siria nei principali forum diplomatici".
In realtà lui aveva semplicemente dichiarato, a proposito di una legge dell'8 marzo 1963 che proibiva ogni tipo di riunione, di opinioni politiche diverse da quelle del regime e di giornalismo indipendente: "Ci sarà un giorno in cui nessun gruppo, governo o regime deterrà il monopolio della verità o la nasconderà in tutto o in parte, perfino in tempi di muri d'acciaio, ideologie unilaterali e società chiuse".
Secondo la moglie, Mazen Darwish si ispirava direttamente a giornalisti come Edward R. Murrow, il reporter USA che smascherò le trame repressive del Senatore McCarthy, e i redattori di Charlie Hebdo, che oggi tutti compiangono. Inoltre, condivideva il bisogno di profonda umanità espresso da Chaplin nel celeberrimo monologo conclusivo del film Il Grande Dittatore.
Yara Bader conclude scrivendo: "Con le parole, resisteremo a questa realtà come prigionieri del tempo, perché quando difendiamo persone come queste, difendiamo l'umanità, un ideale che non perirà mai".
Mazen Darwish ha vinto il premio Scrittore di Coraggio del PEN Club Internazionale nel 2014. È stato ricordato anche da Rana Zaitouneh quando è venuta in Italia per la Giornata europea dei Giusti a Milano e ha chiesto con Gariwo la liberazione della sorella Razan.