Paul Klebnikov nasce il 3 giugno 1963 a New York, da una famiglia russa con una lunga tradizione militare e politica. Il suo bisnonno era un ammiraglio della Russia bianca assassinato dai bolscevichi e un antenato aveva partecipato all’insurrezione decabrista del 1825. Laureatosi all'Università di California, Berkeley, nel 1984, Klebnikov intraprende la carriera di giornalista. Entra subito nella redazione della rivista “Forbes”, dove si costruisce una solida reputazione investigando i traffici e la corruzione nell’ex Unione Sovietica, dopo il crollo del regime comunista, ma non solo: indaga la cultura dell’evasione fiscale in Italia, l’aumento della xenofobia in Europa, il conservatorismo afroamericano e numerosi altri argomenti scottanti.
Diventa caporedattore specializzato in politica ed economia russe ed est-europee, per poi dirigere l’edizione russa della rivista lanciata nell’aprile 2004. Il 9 luglio dello stesso anno viene aggredito per strada a Mosca da sconosciuti, che lo uccidono con numerosi colpi di pistola.
L’assassinio, per i responsabili di Forbes, è senz’altro dovuto all’attività professionale di Klebnikov, che comprende la pubblicazione di diversi libri sui “padrini” del Cremlino e nella quale egli si è verosimilmente fatto dei nemici. Anche le autorità russe, nell'ambito di un processo molto sofferto, stanno seguendo questa pista. Di recente, una fonte segreta ha detto all'agenzia di stampa Reuters di ritenere che Klebnikov sia stato assassinato per alcune sue scoperte circa un’appropriazione indebita di fondi legati alla ricostruzione della Cecenia.
Numerose sono le iniziative che prendono le mosse da questa figura di giornalista. Quella più nota forse è l’istituzione del "Klebnikov Fund", un ente che si occupa di promuovere la società civile in Russia attraverso la tutela della libertà di stampa e del patrimonio storico.
Giardini che onorano Paul Klebnikov
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