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Sabin e il vaccino non brevettato contro la poliomielite

Un "regalo ai bambini del mondo" più forte delle contrapposizioni tra USA e URSS

In un momento storico in cui la salvezza di milioni di persone dipende dalla diplomazia dei vaccini, la storia del medico Albert Bruce Sabin può essere un faro per la promozione dell’accesso libero alle cure mediche.

Abram Saperstejn, questo il suo vero nome, nacque il 26 agosto 1906 nella polacca Bialystok, allora parte dell’Impero Russo. Ebreo, emigrò negli Stati Uniti con i suoi genitori nel 1921 per evitare le persecuzioni. Dopo aver conseguito la laurea in medicina presso la New York University nel 1931, dedicò la sua vita alla ricerca di una cura contro la poliomielite, che all'epoca aveva raggiunto proporzioni epidemiche sia a livello nazionale che in tutto il mondo.

Durante i suoi studi alla Children's Hospital Research Foundation di Cincinnati, nell'Ohio, dimostrò che i virus della poliomielite non solo crescono nei tessuti nervosi, ma vivono anche nell'intestino tenue. Introducendo nell’establishment medico questa nuova idea di enterovirus, virus che vivono nell'intestino, Sabin fu in grado di dimostrare che la poliomielite è essenzialmente un'infezione del tratto alimentare e comprese che si sarebbe potuta prevenire attraverso un vaccino orale.

I suoi studi vennero interrotti dalla seconda guerra mondiale. Nel 1941 entrò a far parte del Comitato epidemiologico dell'esercito degli Stati Uniti e si mosse tra Europa, Africa, Medio Oriente e Pacifico. Fu durante questa fase della sua carriera che Sabin sviluppò vaccini per l'encefalite (la malattia del sonno), la febbre della mosca della sabbia e la febbre dengue. Alla fine della seconda guerra mondiale tornò a Cincinnati e riprese la sua ricerca sul virus della poliomielite.

Nel gennaio 1956 Sabin ricevette una telefonata dal Servizio sanitario pubblico. Un funzionario gli disse che un gruppo di scienziati russi si stava recando negli Stati Uniti per studiare la preparazione del vaccino Salk a Pittsburgh. Sebbene quella fosse la loro destinazione principale, speravano di incontrare altri ricercatori. Sabin accolse con favore la visita.

L’Unione sovietica aveva da poco conosciuto un picco di casi di poliomielite. Se nel 1929 l'URSS aveva la più bassa incidenza di malattia in Europa (0,54 su 100.000 abitanti rispetto ai tassi di 1,7 in Germania, 6,3 in Danimarca e 15,4 in Svezia), nel 1955 l'incidenza era salita all’8,7. In quest’ottica era stato lanciato l'Istituto di ricerca sulla poliomielite guidato da Mikhail Petervoich Chumakov (1909-1993).

La visita sovietica fu condotta sotto la stretta supervisione del Dipartimento di Stato. Le tensioni della Guerra Fredda richiedevano che i russi viaggiassero in treno; lo spazio aereo era proibito ai cittadini sovietici. I servizi segreti americani erano convinti che almeno uno tra i medici della delegazione fosse affiliato al KGB. Quando la delegazione sovietica raggiunse Cincinnati all'inizio di febbraio, Chumakov trovò in Sabin un amico. Nonostante Sabin fosse nato nell’Impero Russo, parlava poco il russo. Dal canto suo, Chumakov conosceva solo poche parole inglesi. Eppure nacque un rapporto molto forte tra i due. Se Sabin era fuggito dalla persecuzione degli ebrei, Chumakov (nato in un'umile famiglia del Caucaso) nel 1952 era stato rimosso dalla sua posizione presso l'Istituto Ivanovsky per aver rifiutato di licenziare i colleghi ebrei come parte di una campagna antisemita nota come “il complotto del dottore”, con la quale si accusava gli ebrei, e in particolare i medici ebrei, di attentare alla vita delle più alte cariche dello stato. Chumakov e sua moglie, Marina Voroshlova, furono strenui attivisti di un movimento per riformare la medicina sovietica e abbandonare le prassi staliniste, basate sulle teorie genetiche di Trofim Lysenko.

La visita degli scienziati russi negli Stati Uniti arrivò in un momento critico della ricerca di Albert Sabin. Il medico aveva iniziato a testare una versione attenuata del vaccino su trenta volontari adulti reclusi nella prigione federale di Chillicothe. Il test aveva avuto successo. Totalmente convinto del valore del suo lavoro, aveva deciso di somministrare il vaccino orale anche a lui, ai suo collaboratori e alle sue figlie. Ma a causa del fallimento di una sperimentazione di un altro vaccino, il Salk, che aveva provocato 200 casi di poliomielite paralitica, l’interesse dei finanziatori si era smorzato. Non si voleva investire in un’altra sperimentazione di massa, dato che milioni di bambini erano già stati vaccinati con il vaccino Salk. Del resto, gli ostacoli, erano enormi. Chi avrebbe voluto affrontare il costo, la logistica e l'esercito di lavoratori necessari per vaccinare milioni di bambini alla volta?

Seppur con molte riserve, il governo degli Stati Uniti autorizzò l’invio del vaccino attenuato di Sabin a Mosca e lui vi si recò personalmente per confrontarsi con i ricercatori locali, non prima di intensi interrogatori da parte dell’FBI e le preoccupazioni del Dipartimento di Stato, che temeva che i campioni virali potessero essere trasformati in armi biologiche.

La sperimentazione ebbe inizio e nel 1959 il vaccino venne somministrato in maniera coercitiva a dieci milioni di bambini. Alla fine del 1960 77 milioni di cittadini dell’Urss e altri 23 milioni di persone provenienti dagli altri paesi del Patto di Varsavia avevano ricevuto la vaccinazione.

La relazione tra Sabin e Chumakov andò ben oltre la fornitura di vaccini. Implicò la condivisione di informazioni sui programmi di ricerca e sulle tecniche di laboratorio. Nel 1963 Chumakov vinse il Premio Lenin, il più alto riconoscimento professionale dell’Urss, per aver somministrato il vaccino di Sabin a così tanti bambini sovietici. In una missiva che mandò al suo amico-mentore, scrisse: “Mi dispiace che per motivi formali non sia stato possibile nominarti. Ti considero uno dei principali eroi di questo evento. I virologi sovietici e con loro milioni di genitori ti sono eternamente grati”.

Il vaccino antipolio di Sabin iniziò a diffondersi anche negli Stati Uniti nel 1962. Era più facile da somministrare rispetto a quello di Salk e quindi lo soppiantò. Il vaccino orale imitava il passaggio del virus attraverso il corpo, inducendolo a creare anticorpi che avrebbero attaccato qualsiasi virus esterno, impedendo quindi la riproduzione e la trasmissione. Al contrario, quello di Salk proteggeva le persone dalla malattia ma non impediva la trasmissione del virus. La poliomielite è scomparsa dagli Stati Uniti dal 1979 e dall'emisfero occidentale dal 1991. Due elementi sono stati la chiave del successo di Sabin: l'uso del vaccino orale e la somministrazione a un'intera popolazione contemporaneamente.

Per tutta la sua vita Sabin, che è scomparso nel 1993, si rifiutò di brevettare il suo vaccino, donando la sua ricerca all’Organizzazione mondiale della sanità. In questo modo rinunciò a ogni sfruttamento commerciale da parte delle industrie farmaceutiche, in modo che il prezzo basso garantisse una più ampia diffusione del trattamento. Non guadagnò nemmeno un dollaro dallo sviluppo del vaccino e visse unicamente del suo stipendio da professore. “E' il mio regalo ai bambini", disse durante un'intervista.

Oggi, il ceppo di tipo 2 del virus della poliomielite è stato eliminato in tutto il mondo e non è più incluso nel vaccino. Afghanistan, Pakistan e Nigeria sono gli unici paesi che ancora segnalano casi sporadici di poliomielite.

Oltre che come medico, Sabin dedicò le sue energie alla promozione di una ricerca medica che avesse la prospettiva globale dell’umanitarismo. Diventò sostenitore della pace, sposando la cooperazione internazionale come strumento per sconfiggere le malattie e la povertà.

A Sabin è dedicato il Sabin Vaccine Institute, fondato nel 1993. Con un comunicato stampa, l’istituto ha così commentato la corsa al vaccino contro il COVID-19: “Per garantire che il vaccino per il COVID-19 raggiunga coloro che ne hanno più bisogno, anche in aree remote e difficili da raggiungere, è necessario dare la priorità all'equità sanitaria. Il concetto che tutti, ovunque, meritino un'equa e giusta opportunità di accedere a un'assistenza sanitaria di qualità deve essere inserito nella struttura di tutti i programmi di vaccinazione. Il dottor Sabin credeva profondamente che a nessuno dovrebbe essere negato il vaccino e ha lavorato instancabilmente per distribuirlo coinvolgendo tutti gli attori globali, affinché le campagne di immunizzazione di massa avanzassero, con l’obiettivo di garantire che nessun bambino rimanesse non vaccinato”.

E ancora: “I vaccini sono uno dei più grandi strumenti per l'equità sanitaria oggi, con il potenziale per liberare tutte le persone dal peso delle malattie prevenibili con i vaccini. Ma affinché mantengano la loro piena promessa, l'equità nella salute deve avere la priorità sin dall'inizio. Ciò richiede collaborazione e coordinamento; dai ricercatori che sviluppano il vaccino, ai produttori e fornitori che lo portano su larga scala, ai governi e ai finanziatori che determinano la politica sui vaccini, alle parti interessate della salute globale che creano linee guida per una consegna e una diffusione di successo. Sabin ha riconosciuto la natura critica di ciascuna di queste forze e come, lavorando insieme, potrebbero potenzialmente eliminare le malattie. Dobbiamo continuare ad attingere alla sua eredità per lavorare verso un futuro libero da malattie prevenibili con vaccino per tutte le persone, ovunque”.

Joshua Evangelista, Responsabile comunicazione Gariwo

12 marzo 2021

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