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Amira Yahyaoui

simbolo del cyber-attivismo nel mondo arabo

Nel 2014 un grande evento ha segnato la storia della Tunisia, epilogo dell’autoimmolazione da parte del venditore ambulante Mohammed Bouaziz e delle proteste popolari: il 26 gennaio 2014 viene approvata dall’Assemblea costituente la legge fondamentale dello Stato tunisino, la costituzione. Sotto il regime autoritario di Zine El-Albidine Ben Ali, presidente della Tunisia dal 1987 al 2011, la corruzione e la scarsa trasparenza politica dilagavano tra l’establishment governativo, la costituzione del 1959 era stata sospesa, ogni forma di opposizione al regime veniva repressa con il sangue, il rincaro dei beni alimentari era insostenibile e la disoccupazione era diventata un fardello sociale.

In questo drammatico scenario politico, nel 1990, una giovanissima cyber-dissidente operava in modo anonimo nel quadro della culture contestataire (cultura della contestazione), che voleva rendere il web uno spazio informativo e di opinione a cui anche gli appartenenti alla società civile avessero accesso. Il suo nome è Amira Yahyaoui. Figlia di un giudice licenziato da Ben Ali a causa delle sue idee contrarie al regime, all’età di vent’anni collaborava con il sito web satirico www.tunezine.tn, fondato dal cugino Zouheir Yahyaoui, imprigionato a causa del suo attivismo online e morto in carcere a seguito di uno sciopero della fame. 

Nel 2005, la repressione nei confronti dei dissidenti politici si acuì ulteriormente e Amira venne picchiata dalla polizia segreta e costretta a un esilio di sei anni in Francia dove, nonostante le violenze subite, continuò il suo attivismo sui social media. Più tardi, nel 2010, Amira organizzò online un evento mondiale in cui una serie di attivisti tunisini, residenti in vari Paesi del mondo, scesero in strada simultaneamente per contestare il proprio governo nazionale. Si trattò di una coalizione nata sul web il cui fine consisteva in una protesta popolare. Amira aveva raggiunto notorietà in Francia e fungeva da catalizzatore delle proteste che si consumavano nelle strade di Tunisi, le quali venivano filmate e inviate a lei affinché le diffondesse sul web. Quando la Rivoluzione dei Gelsomini condusse alla decadenza del regime e costrinse Ben Ali a lasciare il Paese per trovare rifugio in Arabia Saudita, Amira ebbe l’occasione di tornare in patria e di fondare una lista elettorale, dal nome Sawt Mostakel (la voce indipendente) in vista delle nuove elezioni parlamentari. “Fino a oggi il mio impegno politico si è realizzato nell’opposizione, ma da ora in poi voglio proporre e costruire” dichiarò Amira in un suo post, riferendosi alla sua campagna elettorale che proponeva come obbiettivo ultimo la stesura di una nuova costituzione. Amira era consapevole che la sua lista rappresentava una minoranza all’interno dello scenario politico, non aspirava infatti alla vittoria elettorale bensì all’incremento della consapevolezza nel popolo tunisino sull’importanza di una costituzione

Come ci si poteva aspettare, Sawt Mostakel non ottenne il sostegno sufficiente per entrare in parlamento e Amira decise di continuare a diffondere i suoi valori di libertà come membro attivo della società civile. Nel 2011, fondò l’Organizzazione Non Governativa Al- bawsala (la bussola) tutt’oggi molto attiva nel campo del progresso sociale e del rafforzamento della cittadinanza. Il motto dell’organizzazione è: promuovere la democrazia in Tunisia. Al-bawsala si propone usando la tecnologia di contribuire alla ridefinizione della democrazia, dell’uguaglianza e della trasparenza, includendo i cittadini nell’arena politica attraverso l’informazione, affinché possano fortificare la loro consapevolezza politica. In concreto, l’ONG tunisina elabora una cultura della democrazia attraverso il monitoraggio delle procedure legislative ed esecutive, la difesa dei diritti fondamentali e delle libertà individuali, organizzando anche iniziative cittadine. Il successo di Al-Bawsala è stato grandioso nelle aree urbane, in quelle rurali e sul web, in particolare su Twitter e su Facebook; ma il vero strumento rivoluzionario, che ha apportato un cambiamento significativo nella cultura politica tunisina, è stato Marsad.tn, un sito web ideato da Yahyaoui all’interno dell’attività della sua ONG. Negli anni antecedenti alla stesura della costituzione, il sito venne destinato al monitoraggio dei membri dell’Assemblea costituente durante il processo di elaborazione della futura carta fondamentale dello Stato. Ogni giorno, sei membri di Al-Bawsala si recavano presso la camera dell’Assemblea costituente per aggiornare Marsad.tn e consentire ai cittadini di monitorare in tempo reale le attività dell’Assemblea e la presenza o meno dei membri che avrebbero dovuto partecipare al dibattito politico. Ciò diminuì enormemente l’assenteismo da parte dei membri dell’Assemblea e permise una maggiore trasparenza.

Una volta scritta e votata la costituzione, Yahyaoui è rimasta una fonte d’ispirazione e un modello di guida per molte donne e uomini impegnati in lotte politiche nel Nord Africa ed in Medio Oriente. Attivista e imprenditrice, è stata pioniera nel mondo arabo dell'ideazione di un sistema di monitoraggio parlamentare. Il giornale Arabian Business I'ha inserita nella classifica delle cento donne più potenti del mondo arabo. La sua influenza è stata e rimane rivoluzionaria non solo in ambito politico, ma anche all’interno della coscienza collettiva del popolo tunisino.

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