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Responsabilità: motore etico del "tempo che si apre"

Giovanni Cominelli sul discorso di Macron al Parlamento europeo

Di seguito il commento del giornalista Giovanni Cominelli al discorso pronunciato da Emmanuel Macron lo scorso 17 aprile di fronte alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo.

I discorsi che fino ad oggi Macron ha tenuto su temi diversi – sull’Europa alla Sorbona, sulla laicità davanti ad autorità religiose, di nuovo sull’Europa davanti al Parlamento europeo – si collocano ad un punto alto di intersezione tra la cultura e la politica. L’uomo ha studiato e lo si vede. Da questo punto di vista, Macron è un politico nuovo in Europa, capace di visione e di concretezza. L’ultimo discorso, tenuto il 17 aprile scorso davanti al Parlamento europeo, ne costituisce una brillante conferma. Il motore razionale ed emotivo che ispira appare alla fine: “appartengo ad una generazione che non ha conosciuto la guerra, appartengo ad una generazione che si sta permettendo il lusso di dimenticare ciò che i predecessori hanno vissuto… Allora le scelte sono semplici: io non voglio appartenere ad una generazione di sonnambuli, non voglio appartenere ad una generazione che avrà dimenticato il proprio passato o che rifiuterà di vedere i tormenti del proprio presente”. Il motore etico è quello dell’assunzione di responsabilità “nel tempo che si apre”. 

Macron descrive, appunto, “il tempo che si apre”: globalizzazione e digitalizzazione (in francese “le numérique”), esplosione di egoismi nazionali – è riapparsa una forma di guerra civile europea - emergenza di potenze autoritarie e di fascinazione illiberale, crisi del multilateralismo, riscaldamento climatico, movimenti migratori. Questo il quadro in cui le nazioni europee si muovono. Per evitare il procedere a caso dei sonnambuli, occorre decidere la direzione di marcia, in base “agli ideali che ci hanno formati”. Il giovane Presidente francese propone due linee parallele di impegno: la difesa della democrazia liberale e la costruzione di una nuova sovranità europea.

Quanto alla prima, avanza, di fronte alle minacce del tempo presente, un’illusione mortifera del potere forte, del nazionalismo, dell’abbandono delle libertà, quasi che la scorciatoia illiberale potesse proteggerci meglio dai rischi e dalle paure indotte dalla globalizzazione/digitalizzazione. Eppure, il rispetto dell’individuo, delle minoranze, dei diritti fondamentali – insomma, la democrazia liberale – sta alla base del “miracolo europeo”, quello di tenere insieme popoli, identità, storie, quale non esiste altro al mondo. Non esiste altro simile spazio geopolitico al mondo. E ciò che ci distingue dalle potenze autoritarie. Macron diplomaticamente si astiene dal citarle per nome, ma sono sotto gli occhi: la Russia, la Turchia, la Cina… Così si parla anche del “nostro partner americano”, tentato oggi di abbandonare il multilateralismo, l’impegno sul clima, la cooperazione commerciale mondiale. Rispetto a queste reali tendenze della politica mondiale, Macron invita a ravvivare l’ideale dell’Europa dei popoli – antica parola d’ordine gollista – tuttavia non più ruotante attorno al sole francese.

Emmanuel Macron è il primo presidente francese che tenti di costruire una cultura politica e una strategia comune europea, che oltrepassi l’antico nazionalismo d’oltralpe, di origine giacobina e napoleonica, quando il tentativo di esportare la Rivoluzione finì, a coda di pesce, in una forma di imperialismo gallico. Non si può ravvivare che rimanendo nell’alveo di una democrazia liberale non cieca e ottusa rispetto alla “collera dei popoli d’Europa, oggi”. Con qualche forzatura retorica, egli sostiene che non sono i popoli a voler abbandonare l’idea europea, ma “la trahison des clercs”, riprendendo il titolo e il tema del celebre pamphlet di Julien Benda del 1927, che accusava gli intellettuali francesi e tedeschi di abbandono degli ideali universali di libertà e giustizia per cedere a lotta di classe, nazionalismo, razzismo.

E qui Macron descrive la seconda linea strategica, quella della sovranità europea. Riprende e riformula le sei chiavi per l’Europa del discorso tenuto alla Sorbona il 26 settembre 2017. Costruire la sovranità europea significa andare in direzione opposta rispetto alle tendenze sia a diluirla a favore degli egoismi nazionali di ritorno sia a paralizzarla per mancanza di coraggio. I terreni su cui si deve costruire/esercitare: i movimenti migratori, il digitale, l’unione bancaria, le Università europee – non più solo nazionali -, la sicurezza interna ed esterna, l’economia e i commerci, il clima e l’energia, la salute e l’alimentazione, l’Europa sociale… Un suo augusto predecessore avrebbe probabilmente sorriso di fronte ad un così “vaste programme”. 

Eppure questa é l’unica alternativa praticabile per garantire la pace e la prosperità nel nostro vecchio mondo. È un discorso contro-corrente, che rema contro il pavido spirito del tempo. La storia insegna che le guerre in questa parte del mondo sono sempre incominciate con delle dismissioni dalle proprie responsabilità e con il cedimento ad uno sguardo corto sul proprio tempo

In calce la traduzione integrale del discorso di Emmanuel Macron. 

Giovanni Cominelli

Analisi di Giovanni Cominelli, giornalista

24 aprile 2018

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